Baka Sliskovic, il genio biancazzurro

Baka Sliskovic, il genio biancazzurro

All'interno dell'articolo, il video dell'intervista rilasciata a PS24 qualche mese fa

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Tutti pazzi per la Bosnia da quando in Italia c’è Edin Dzeko. Ma a Pescara sanno bene che il vero genio del calcio bosniaco è ancora considerato  Blaz “Baka” Sliskovic.

Genio in campo e sregolatezza fuori, il Baka biancazzurro ha regalato magie e l’unica salvezza nella massima serie al Delfino. Tornò dopo alcuni anni, sempre in A e sempre con il mentore Galeone in panchina, ma era sul viale del tramonto e non lasciò grosse tracce. Ma il suo “mito” a Pescara era già nato.

“Perché il mio nomignolo è Baka? È una storia che risale a quando ero bambino. Avevo un fratellino più piccolo di me di un anno e non riusciva a chiamarmi Blaz. Gli veniva da dire Baka. E questo nomignolo mi è rimasto ancora oggi”. Prima di Hagi, il “Maradona dell’Est Europa” era considerato lui. Agnelli e Viola, presidenti rispettivamente di Roma e Juve, se ne innamorarono, ma per diversi motivi non riuscirono a portarlo nelle proprie squadre.  “Penso di avere qualche rimpianto. Quando arrivai a Pescara nell’estate del 1987 feci un buon campionato. C’era anche un campione come Leo Junior e altri buoni giocatori. Le mie prestazioni furono notate da alcune grandi squadre, tanto che avevo preso contatti con il presidente della Juventus per passare in bianconero la stagione successiva. E anche la Roma mi contattò. Poi mi infortunai seriamente al ginocchio, mi sono dovuto operare ai legamenti e così sia Juventus che Roma si allontanarono. Lo stop di cinque mesi mi ha cambiato la carriera, dovetti tornare al Marsiglia che era titolare il mio cartellino e oggi rimpiango quel che non è stato, perché la mia carriera poteva essere migliore”, racconta oggi Baka. ” Nel 1992  non è andata come mi aspettavo. Avevo 33 anni quando Giovanni Galeone mi chiamò. Gli dissi che fisicamente non ero al massimo, ma lui insistette anche perché aveva bisogno di un uomo importante per lo spogliatoio. Mi convinsi e tornai, ma alla fine ho fatto 18 presenze. Poi ci fu il cambio di allenatore, col quale ho avuto problemi e finì di nuovo l’avventura al Pescara, con la squadra che andò in Serie B”.

La sfortuna è stata un filo conduttore della sua carriera. Frontiere bloccate o infortuni: Sliskovic per questi motivi ha perso treni importanti. Ha giocato e poi allenato in vari Paese, ma Pescara per lui è un posto speciale. “Credo che al di là di quello che facevo in campo a fare la differenza era anche il rapporto con i tifosi. Mi piaceva farli felici, ero sempre pronto a parlare con loro. Per loro voleva dire tanto parlare con il loro beniamino e per me era un piacere dedicargli tempo. A Pescara mi capita di tornare, ho ancora tanti amici, è la mia seconda città dopo Mostar, che è dove sono nato e vivo”. Dove si concede ancora, ogni volta che torna, un caffè ed una sigaretta nei pressi di Piazza Salotto. “Chiariamo che questa è una leggenda. Bevevo caffè, è vero. Ma non più di altri calciatori. Così come la storia delle sigarette. Pescara è una città piccola e si fa in fretta a mettere in giro certe voci. La verità è che gli altri giocatori, magari più furbi, andavano a fumare in bagno, si nascondevano. Io no. Mi piaceva la sigaretta dopo il caffè, ma non è che fumassi tre pacchetti, come si era arrivato a dire. Arrivavo al limite a un pacchetto e a 5-6 caffè al giorno, che poi in Italia sono quelli che normalmente uno beve”.  Ecco la storia di Baka Sliskovic, lo zingaro del gol che ha trovato cittadinanza nel cuore dei pescaresi.

CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO DELL’INTERVISTA ESCLUSIVA RILASCIATA A PESCARASPORT24 QUALCHE MESE FA.

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