Gli addii al Pescara: le verità di Andrea Camplone

Gli addii al Pescara: le verità di Andrea Camplone

Le ricostruzioni dell'ex sul doppio addio

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Andrea Camplone ed il Pescara, due separazioni che hanno fatto discutere. E che fanno discutere ancora oggi. I pescaresi non hanno mai digerito il doppio addio. Una separazione da calciatore – che ricorda la vecchia guardia specialmente – ed una da tecnico, in un’estate bollente non solo per questioni meteo. Calda e buia, quell’estate per il Delfino. Ma andiamo con ordine

La prima separazione, datata 1992, vedeva il Pescara appena promosso in A con il Galeone bis. Camplone, insieme a Gelsi (che poi fece ritorno) e Pagano, si trasferì a Perugia, alla corte del munifico Gaucci. Il secondo addio, molto più recente, fu preso malissimo proprio perchè in uno dei momenti più duri della storia calcistica biancazzurra. I tifosi si sentirono abbandonati da uno di loro, un pescarese doc che aveva anche indossato la loro maglia amata. E che – a loro dire – aveva anche da farsi “perdonare” il precedente saluto.

Alla vigilia del suo primo ritorno da ex nello stadio che lo vide per 10 anni protagonista, Andrea Camplone fa chiarezza. O, almeno, ci prova. Nessun fiume di parole per spiegare, poche frasi dirette. Al Corriere dello Sport oggi in edicola dice la sua versione, dopo aver dichirato che – ovviamente – farà di tutto per fare bottino pieno sabato ma non per senso di rivalsa. E che non sa che tipo di accoglienza i suoi concittadini gli riserveranno

Ecco il Camplone – pensiero: “Non ci siamo lasciati bene nel 1992. Ma ho giocato 10 anni nella squadra della mia città. Ho vinto il campionato con Galeone (il suo vecchio maestro con il quale ora non ha più rapporti eccellenti, ndr) e quello nessuno potrà togliermelo mai. Poi Scibilia non mi rinnovò il contratto e scelsi di andare a Perugia con Pagano e Gelsi. La gente non capì, perchè ci fecero passare come traditori, invece fu la società a non volerci più. Questa è la verità. La rinuncia alla panchina? Un atto di onestà, ci dimettemmo in blocco perchè non era rimasto nulla intorno a noi”. Non aggiunge altri particolare sulla vicenda, che pure sarebbero importanti per “scagionarlo” agli occhi dei tifosi. E, dato che non lo fa il diretto interessato, rispettiamo il suo virgolettato senza aggiungere altro. L’addio, insomma, non fu tutta colpa sua. Ma ci atteniamo al dichiarato. Queste le verità di Camplone sul doppio addio. E voi cosa ne pensate?

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