Una tempesta in un bicchier d’acqua

Una tempesta in un bicchier d’acqua

Il tutto per tutto, ma…

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Titoli di coda sull’avventura di Baroni, il ribaltone a sorpresa è servito. A soli 90 minuti da fine regular season e con l’obiettivo ancora possibile di essere centrato, la debacle di Varese ha prodotto il colpo di scena. Tocca a Massimo Oddo, il figlio d’arte ed ex Campione del Mondo a Germania 2006. Il sostituto designato da mesi. Ad ogni spiffero, l’eco del vento sussurrava il suo nome. Ma erano state sempre tempeste nell’acqua. Tanto rumore per nulla, fino a ieri. Anche nel post Frosinone, quando la panchina di Baroni era diventata per alcune ore un tagadà, salvo poi chiudere il Luna Park con un nulla di fatto. “Cambiare ora sarebbe un salto nel buio”, dicevano dalla società, “chiuderemo con Baroni il campionato”. A distanza di pochissime settimane, invece, l’autosmentita nei fatti. L’ennesima.

Il cambio andava fatto, ma di certo prima. Baroni era da tempo arrivato al capolinea. Continui cambi di formazione, di modulo e di mansioni degli interpreti quando un assetto tattico era confermato testimoniavano uno stato di confusione al quale i continui mugugni (spesso a ragione) della piazza non hanno di certo giovato. Si chiedeva “la testa” dell’allenatore, ma la società non ha mai ascoltato le richieste della maggioranza della tifoseria. Legittimo e, in un’ottica aziendale, anche giusto. Ma perché allora questa scelta? Forse perché il gruppo non seguiva più il suo condottiero. Con il senno di poi, suonano sinistre alcune frasi pronunciate da Baroni in settimana. Non solo l’accesa conferenza stampa di martedì, ma anche quella della vigilia. “Devo capire di quali giocatori posso fidarmi”, aveva detto.

Di certo, quando si cambia un allenatore le colpe sono di tutti. Della società che lo ha scelto e poi difeso (a proposito, con Oddo sono 11 i tecnici dal post fallimento, solo Di Francesco e Zeman hanno iniziato e concluso una stagione…), dello stesso tecnico (delle sue responsabilità abbiamo scritto più volte) e della squadra. Che adesso non ha più alibi, ma che non avrebbe dovuto averne già da tempo.

Tutto, però, discende da una mancata chiarezza da parte di Sebastiani e soci. L’obiettivo stagionale era la salvezza tranquilla? Allora Baroni aveva fato il suo. Un club che all’ultimo giorno di mercato acquista 4 elementi, tra i quali Salamon, Pasquato e Memushaj, però, non parte per mantenere solo la categoria. A gennaio è stato ceduto il capocannoniere della squadra e dell’intera B, è vero, ma è stato detto da chi di dovere che non significava un ridimensionamento. L’obiettivo era l’accesso ai playoff? Con una gara da disputare ancora, Baroni (con tutti i suoi limiti e le sue grosse responsabilità) era in linea con i programmi. L’obiettivo era la promozione diretta? Allora Baroni ha fallito in tutto per tutto, ma non da ieri. Da tempo. Dalla sconfitta interna con il Carpi, ad esempio. E torniamo all’opinabile tempistica di un cambio che doveva esser fatto prima.

Si apre una nuova era, probabilmente a termine. Durerà un battito di ciglia, forse. O poco più. I segnali in direzione Zeman sono già partiti, tutti gli altri nomi circolati – nessuno escluso – sono solo alternativi e verranno presi in considerazione in caso di (ennesima) fumata nera con il boemo. Aspettiamo la presentazione di Oddo e le parole di Sebastiani. Sperando che per una volta facciano chiarezza su prospettive e programmi. Non solo di quelli di fine maggio, però…

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