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Abbiamo convocato la conferenza odierna per amore della verità e per rispetto di una comunità, quella di Bussi sul Tirino e più in generale della Val Pescara, che ha già pagato un prezzo enorme e non merita altre prese in giro.

Qualche giorno fa è arrivato l’ennesimo annuncio propagandistico con cui il Governo Meloni e il Presidente Marsilio hanno comunicato la firma del contratto per la bonifica delle aree ex 2A e ex 2B del SIN di Bussi. Un accordo a cui si è dato grande risalto, presentato come risolutivo, e che invece nasconde un’altra realtà.

Vogliamo intanto ricordare che l’avvio della bonifica di queste aree, che sorgono tra il comune di Bussi e quelle della Tremonti, era stato più volte annunciata in passato. In base al cronoprogramma era stata anche prospettata una data, il 1 ottobre 2022, ma i lavori non sono mai partiti. Non sfuggirà agli attenti spettatori di questa soap come, in occasione di ogni elezione, arrivi puntualmente l’annuncio di una bonifica imminente. Un filotto a cui non poteva mancare l’appuntamento delle prossime elezioni regionali. Ecco perché ci preme fare chiarezza.

Capitolo ritardi. Occorre chiarire che, prima di procedere alla bonifica, il raggruppamento temporaneo di imprese Dec Deme dovrà eseguire nuovamente la caratterizzazione, e solo in seguito verrà effettuata la progettazione esecutiva. Operazioni preliminari che nella migliore delle ipotesi richiederanno almeno un anno di tempo, e che confermano quanto siamo ancora lontani  dal reale avvio dei lavori di risanamento, inizialmente annunciati – ricordiamo – per ottobre 2022. Basterebbe già questo appunto per smentire i toni trionfalistici del Presidente Marsilio e rammentargli la colpevole inerzia che ha contraddistinto i suoi 5 anni di governo sul fronte Bussi. Ma c’è dell’altro.

A riprova di quanto appena detto, c’è da dire che il contratto sottoscritto lo scorso 19 dicembre 2023 tra Ministero dell’Ambiente e la Deme Environmental n.v. (già Dec Deme) non prevede alcuna bonifica. Infatti, pur essendo la Dec Deme aggiudicataria già dal 2018 di una gara per la bonifica, da effettuare sulla base del progetto dell’allora Commissario Goio, l’intesa stipulata riguarda al momento solo le indagini preliminari e la progettazione esecutiva, per le quali operazioni, come anticipato, occorrerà un ulteriore anno.

Lo si legge in un passaggio del contratto che ha attirato la nostra attenzione ed è contenuto nell’art. 2, laddove si afferma che, se per eventuali ragioni, “una volta eseguite le indagini integrative e la Progettazione Esecutiva, l’intervento non dovesse avere ulteriore corso per motivate ragioni, il Ministero corrisponderà all’Impresa il compenso precedentemente pattuito per le indagini integrative oltre al corrispettivo dovuto per la progettazione esecutiva”.

Non sfuggirà ai più appassionati seguaci di questa telenovela che questa sottoscrizione fa seguito ad alcuni passaggi che vogliamo ricordare e che aiutano a capire:

1)    La mutata compagine sociale del raggruppamento di imprese risultato aggiudicatario;

2)    le voci di richieste di aumento di circa 10 milioni di euro di Dec Deme, che si sono rincorse per mesi;

3)    il parere Anac (delibera n. 355 del 12 luglio 2023, pubblicata sul sito istituzionale dell’autorità), che a fronte delle richieste di aumento provenienti da Dec Deme ha ribadito che è possibile alterare la parità di trattamento e la trasparenza prima della sottoscrizione del contratto, solo a determinate condizioni.

Sono questi i punti che hanno determinato la stipula di quello che potremmo definire un “contratto spezzatino”, in quanto, al momento, ciò che viene contrattualizzato con Dec Deme è solo l’esecuzione delle indagini preliminari (peraltro già eseguite nel 2008) e la progettazione esecutiva. Solo a quel punto, se la somma sarà sufficiente, si procederà alla bonifica. Ma come abbiamo più volte affermato, la somma stanziata ad oggi non è più idonea a coprire integralmente il costo della bonifica.

Dai comunicati stampa diffusi rileviamo anche l’immotivata enfasi data alla somma di 45.970.000 euro messa a disposizione per la bonifica. Somma che, ad onor del vero, deriva da uno stanziamento di 50 milioni fortemente voluto dai senatori Legnini e Marini tra gli altri e prevista dalla legge 10/2011. Quindi, mi sembra giusto chiarire che non un centesimo di più è stato stanziato dal Governo Meloni, bensì una somma inferiore e con l’aggravante del lungo lasso di tempo trascorso che, a causa dell’aumento dei costi, ha compromesso le possibilità di portare a termine la bonifica. Senza considerare che ripetere le indagini preliminari costerà € 436.692,75 e la progettazione € 597.014,00 (di cui 411.391 per la progettazione definitiva e 185.623, 27 per la progettazione esecutiva).

Se il Presidente Marsilio fosse stato intellettualmente onesto avrebbe dovuto soffermarsi su un aspetto: se già oggi il soggetto aggiudicatario dice che occorreranno molti più soldi per eseguire la bonifica (almeno 10 milioni in più), al punto che si è optato per un contratto spezzatino che prevede al momento indagini preliminari e progettazione, e solo in seguito l’eventuale bonifica, chi sborserà la differenza?

La risposta è semplice: gli abruzzesi che hanno bevuto l’acqua inquinata del campo Pozzi di Castiglione a Casauria, i bussesi che dovrebbero essere ristorati dell’enorme danno d’immagine subito, i cittadini che sopportano da anni l’immane disastro ambientale.

Il Presidente Marsilio non spiega infatti che, in base all’art. 4 dell’Accordo di Programma sottoscritto il 3 maggio 2017 tra MATTM e Regione Abruzzo, saranno a carico degli abruzzesi le ulteriori somme necessarie rispetto ai 45 milioni rimasti. Non spiega neanche se queste risorse ulteriori siano state stanziate nell’ambito della programmazione FSC  2021/2027, così come di che importi si tratti.

Il Presidente Marsilio, ancora, non dice agli abruzzesi che, a fronte di due siti differenti (Tremonti e ex 2A e 2B) ma di un unico soggetto inquinatore (Edison), nel primo caso la bonifica sia in corso e sia giustamente a carico di quest’ultimo, mentre nel secondo si sia scelto di procedere con un soggetto privato che agisce per mezzo di fondi pubblici stanziati con tutte le difficoltà e i ritardi che abbiamo riassunto. Se la Regione Abruzzo e il Presidente Marsilio non avessero sostenuto il contenzioso che ha generato questa situazione paradossale, ma avessero difeso il diritto della nostra Regione ad una bonifica certa e veloce, oggi anche su queste aree avremmo una bonifica già in corso e a carico di chi ha inquinato. Invece l’Abruzzo sarà costretto a stanziare fondi propri per portare a termine la bonifica.

Dopo gli annunci trionfali e per nulla avveduti di un’imminente bonifica, è bene che Fratelli d’Italia, il partito che guida sia la Regione che il Governo Nazionale, ponga rimedio a questo pasticcio, dando finalmente garanzie ai cittadini e avviando una bonifica che l’Abruzzo intero attende da troppi anni.

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