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Inaugurata al solstizio d’inverno 2023, si chiude oggi, sabato 20 gennaio, alle ore 18.00, la mostra di Mandra Stella Cerrone e Lucio Rosato “[…] si srotola il tempo della luce” presso zerozerosullivellodelmare (00 s.l.m.) a Pescara, in via dei Marrucini.

Il titolo della mostra, dedicata “alla luce, e alla sua possibilità di indicare una via di uscita e di rinascita all’umanità che declina” è un estratto da un testo poetico (2006) di Tonia Giansante, madre di Rosato. Il verso esprime l’auspicio che si possa srotolare un tempo in cui la luce, anche se flebile, possa essere preservata e coltivata, fino a moltiplicarsi e illuminare le menti e i corpi dell’umanità in declino.

Mandra Stella Cerrone, Alla luce, 2023

Nel giorno più corto dell’anno, il solstizio d’inverno, con la mostra di Cerrone e Rosato, in  00 s.l.m. la luce ha riconquistato spazio e durata, ponendosi quale “metafora di una transizione verso un futuro desiderabile nel ristretto spazio della coscienza”.

Naturale o artificiale che sia, la sua presenza è così ovvia che spesso la ignoriamo, dimenticando quanto sia fondamentale.

La luce è il fondamento della nostra esistenza, la fonte della vita, il simbolo di ciò che è più alto, di ciò che ci eleva. Abbinata ai materiali e agli ambienti, la luce crea nuove prospettive, modifica le percezioni spazio-temporali, supera i limiti imposti dagli schemi usuali.

I due artisti, attraverso le loro opere, sub specie lucis, hanno trovato nel bianco, come nel silenzio, un punto di incontro significativo, potenziando l’esplorazione del tema della luce, individuando nell’alternanza tra vuoti e volumi il tempo per la riflessione, tracciando sentieri di sensi, di percezioni, di significanti e di memorie.

I lavori di Cerrone e Rosato si srotolano anch’essi, producendo bianche sequenze, a creare una narrazione condivisa in un luogo in cui tutto è misurabile, ma in cui tutto concorre ad oltrepassare i limiti del materiale.

Gli artisti utilizzano “gentilmente” e sapientemente la capacità della materia di assorbire la luce, come nelle sculture tessili di Mandra Stella Cerrone, o di rifletterla, come nei sassi di ceramica smaltata di Lucio Rosato.

Le opere, non dissociabili nella fruizione con il rapporto generatosi con lo spazio espositivo e la sua luce, si determinano quali elementi concettuali forti, nel segno di un tempo che non richiede l’alienazione, ma la persistenza, semmai. Sono “risorse in un momento storico in cui siamo tutti alla ricerca di un senso, di una silenziosa presa di coscienza verso un nuovo inizio”; sono tracce identificabili e reperibili per non sparire anche dalle memorie ed attivare una relazione con un nuovo possibile futuro.

Tale è il rapporto che si innesca nell’opera di Cerrone, le cui sequenze – delicati ricami su tela, sculture tessili di bianchi abiti “disabitati”, fotografie e polaroid – sono testimonianze persistenti e documenti di avvenute performance.

Protagonista è proprio la luce in “36 gradi di illuminazione”. Mandra Stella Cerrone espone il ritratto di un giovane adolescente che passa attraverso 36 gradi di luce e di ombra. L’opera nasce dalla performance “Corpo a corpo | Memorie” (2023). Come una pellicola fotografica che si srotola esponendosi dal buio alla luce, abbacinando nella massima esposizione, ed al buio tornando, così la progressiva scoperta della scritta che il giovane ha sul petto – guarisco ogni volta che mi fai male – coinvolge emotivamente e quasi violentemente l’osservatore.

Mandra Stella Cerrone, 36 gradi di illuminazione, 2023

Le sculture tessili, ordinati cubi di panni bianchi piegati e pressati nella stretta del laccio, provengono dalla performance “Mater dolorosa” (2018) in cui 7 donne, in assoluto silenzio, piegavano gli stessi panni trasferendo nel gesto un senso di pacificazione pur riferendosi a morti inaccettabili. Il riferimento è ai mancati riti funebri, quelli ad esempio negati durante la pandemia covid, o ai morti inghiottiti e abbandonati nel Mediterraneo.

Mandra Stella Cerrone, Abiti, 2020>2023

Le candide ceramiche smaltate di Lucio Rosato dalle forme di sassi, o del sole, distanti l’una dall’altra un passo d’uomo, vanno al di là dello spazio fisico, tracciano un sentiero verso un oltre, capace di sorprendere, valicare e idealmente unire lo “Spazio” e l’”Officina”, creano un inciampo eppure un forte senso di libertà e di possibilità. Sono 23 sassi bianchi colpiti dalla luce, rilucenti come fossero ancora bagnati di mare. L’opera porta il titolo “Vengo da un paese di mare” e dichiara “una relazione imprescindibile tra il pensare e il fare, l’idea e il suo manifestarsi, il racconto e la sua geometria”.

Lucio Rosato, Vengo da un paese di mare, 2023

Altri 23 sassi, ritagliati da un vecchio album di collage bianco, si addensano l’un l’altro come a definire un leukós, una macchia chiara all’interno dell’oscurità del bosco, a ricordarci che solo come fratelli, uguali e diversi, sassi fianco a fianco, l’uno per l’altro come in un adagio, dolcemente cambieremo il mondo“.

In corrispondenza con la possibilità di oltrepassare, e di attuare un cambiamento, l’esposizione si conclude con il trittico “Love is a confession” (2012), da una performance di Mandra Stella Cerrone che esplora il tema della rottura e della trasformazione, nella purezza del bianco e della giovane donna che, impugnando un grande sasso, compie un atto simbolico di liberazione.

*tutte citazioni sono tratte dal testo della mostra.

Info:

“[…] si srotola il tempo della luce” | Mandra Stella Cerrone e Lucio Rosato | finissage sabato 20 gennaio | dalle 18.00 alle 20.00 |Via dei Marrucini 19-23, Pescara

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