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“Uno Statuto non potrà mai superare la legittimità e validità di una legge regionale. Tradotto: se è stata adottata una legge regionale che stabilisce in Pescara il nome della futura città che nascerà dalla fusione del capoluogo adriatico con Montesilvano e Spoltore non c’è diatriba che tenga, né occorre scomodare, addirittura, il diritto costituzionale. Piuttosto l’invito che oggi la Regione Abruzzo rivolge agli amministratori coinvolti in quella che sarà una rivoluzione epocale, un processo unico nella storia della nostra Repubblica, è di accompagnare amministrativamente il lavoro straordinario che gli uffici stanno già portando avanti con l’accorpamento dei primi servizi, procedura che richiede attenzione e che la politica deve seguire”. Lo ha ribadito il Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri ribadendo il nome della futura città di Pescara.

“Il nome di Pescara resta ed è immodificabile – ha ribadito -, e continuiamo a esprimere meraviglia nei confronti di quegli amministratori che si stanno avviluppando in una questione di lana caprina aprendo un dibattito di campanile che nulla aggiunge alla qualità del processo amministrativo ormai aperto. Il nome di Pescara è stato approvato in aula a L’Aquila nella nuova legge con cui abbiamo modificato il testo normativo originario del 2018 fissando gli step progressivi del processo di unificazione, slittato al 2027, e, appunto, stabilendo il nome della città sopprimendo l’aggettivazione ‘nuova’. Decisione sacramentata attraverso l’approvazione di due emendamenti, richiesti durante le audizioni in Commissione: Pescara è una denominazione sicuramente semplificativa, che nulla toglie al rispetto che comunque verrà garantito a tutti i territori protagonisti della fusione. La denominazione ‘Nuova Pescara’ è oggettivamente brutta e inaccettabile, ma soprattutto non sarebbe mai adottata dai 190mila abitanti che comunque continuerebbero a usare il nome di ‘Pescara’ con buona pace degli attuali amministratori di Montesilvano e Spoltore. Suona strano che alcuni amministratori si siano accorti di tali dettagli tutt’altro che irrilevanti, a quanto pare, solo oggi, a 11 mesi di distanza e di lavoro delle Commissioni speciali che hanno avviato l’unione dei servizi consentendo il rinvio della fusione. Perché, ed è bene ricordarlo, lo slittamento non è stato accordato dalla Regione Abruzzo per simpatia, ma solo perché sono stati compiuti gli atti e i passi stabiliti dalla legge di febbraio, ovvero le tre amministrazioni coinvolte hanno dimostrato buona volontà e spirito di collaborazione avviando l’unificazione dei primi servizi pubblici in scadenza e varando la prima bozza dello Statuto. Se tali step non fossero stati rispettati, come stabilito dalla legge, l’unificazione dei tre servizi sarebbe scattata il primo gennaio 2024, ossia tre giorni fa. E come già ribadito in più occasioni, si sta lavorando per giungere alla fusione, all’armonica unione, dei tre comuni, non certo all’accorpamento, non scompariranno due comuni a favore di un terzo, non cancelleremo identità, storia e tradizioni, e per questo costituiremo anche i Municipi, ma la denominazione, semplicemente più bella e naturale, è parte integrante della legge, che non presenta alcun problema di costituzionalità”.

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