Fino al 16 dicembre è possibile ammirare, presso lo Spazio s.l.m.00 (zerozerosullivellodelmare) di Lucio Rosato, la Madonna del latte “in Pantanis” del madonnaro Andrea Starinieri.
Una vera e propria performance, con il pubblico che ha potuto osservare l’opera prendere forma “nel quotidiano evolversi”: l’esecuzione è stata avviata il 30 novembre scorso, la presentazione dell’opera compiuta, giovedì 7 dicembre. «è stata realizzata a terra – spiega Lucio Rosato – con gessi colorati, secondo le tecniche dei madonnari care all’artista e seguendo il calendario della novena».
L’arte dei madonnari, di fatto scomparsa nella città di Pescara, è una forma di espressione artistica che affonda le sue radici nella tradizione italiana, particolarmente radicata nelle strade e nelle piazze delle città. Questa forma d’arte si distingue per la maestria richiesta per replicare a terra opere d’arte su larga scala e per la sua natura effimera, la sua transitorietà. Quest’arte di strada non è solo un tributo alla creatività individuale, ma anche un omaggio alla ricca storia artistica e culturale italiana. Attraverso l’arte dei madonnari, le strade si trasformano in un luogo di condivisione e di replicazione di opere d’arte, principalmente, appunto, Madonne.
«Ho voluto portare – dichiara Lucio Rosato – all’interno di uno spazio che potrebbe essere percepito come standardizzato un’espressione della tradizione popolare come quella dei madonnari che va sempre più perdendosi nel nostro territorio» ed in linea con i precedenti progetti espositivi proposti in s.l.m.00 «ancora una condizione di orizzonte e di sguardo a terra, a zerozerosullivellodelmare, e al contempo di relazione tra dentro e fuori: la strada entra nello spazio che a sua volta prova a farsi continuazione urbana».
A Lucio Rosato si deve anche la scelta dell’opera replicata. «Ho chiesto ad Andrea Starinieri di replicare un’opera importante per la nostra regione, oggetto di grande devozione popolare, la Madonna in Pantanis, una delle icone su tavola abruzzesi più interessanti storicamente ed artisticamente, risalente alla seconda metà del XIII secolo. Di solito Andrea, ed in genere i maestri madonnari, scelgono di replicare Madonne più note e più moderne, per lo più rinascimentali, ma per Zerozerosullivellodelmare ho voluto un’opera profondamente legata alla nostra storia, proprio perché nel nostro territorio l’arte dei madonnari sta scomparendo. Andrea l’ha ritratta, utilizzando il pavimento dello spazio, con colori accesi e squillanti, immaginando di restituirla al suo aspetto originario, e non nello stato di conservazione attuale, che presenta perdita di parte della pellicola pittorica. Ai piedi della Madonna, come se fossimo davvero in una pubblica via, le offerte in denaro per il madonnaro».
Conservata al MuNDA (Museo Nazionale d’Abruzzo) dell’Aquila, la Madonna in Pantanis, appartenente all’iconografia della Virgo Lactans o Madonna del Latte, è un capolavoro dipinto a tempera su pergamena e incollato su una tavola di pino. Come spesso accade nel caso di opere sacre medievali, la storia si intreccia alla leggenda. L’opera prende il nome dalla circostanza miracolosa del suo ritrovamento in una zona acquitrinosa, un pantano, e secondo la leggenda, nonostante vari trasferimenti in una piccola chiesa su una zona denominata Collicchio, la tavola riapparisse nel luogo originario, dove venne quindi fondata la chiesa di Santa Maria in Pantanis.
Seduta su un alto trono, la Madonna è rappresentata a seno scoperto, colta nell’atto di allattare il figlio, con il capo e le spalle avvolti nel maphorion bizantino decorato da motivi romboidali chiari. Il volto della Vergine, fisso e ieratico, è sovrastato da una pesante corona. Per le tecniche particolarmente preziose, come l’utilizzo del lapislazzulo, e per le decorazioni orientali tutti gli studiosi concordano sull’importante derivazione bizantina dell’opera.
Nella fedele riproduzione di Andrea Starinieri, accanto alla Madonna allattante, una serie di “sigilli”: simboli sul lato sinistro, e sul destro, un elemento ricco di mistero. Si tratta del “quadrato del Sator” o “quadrato magico”: la più famosa struttura palindroma nota la cui interpretazione è ancora oggi oscura, nonostante le numerose ipotesi formulate. Compone una frase, in lingua latina – SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS – formata da cinque parole di cinque lettere ciascuna, iscritta in un quadrato di 5 x 5 caselle. È dunque possibile leggerla da sinistra verso destra, e viceversa, e dall’alto verso il basso, e viceversa. L’Abruzzo ne detiene tre esemplari: uno a Campotosto, uno Capestrano e uno a Magliano de’ Marsi. Che alluda al ciclo della vita, dalla nascita alla morte, al mistero della creazione, un inno al lavoro, ad un augurio di buona fortuna, a un simbolo religioso, o che contenga un messaggio esoterico, il quadrato esalta la natura profonda, quasi misterica, dell’intervento.
I colori accesi del manto, dei pomelli rosei dei volti, dei blu, dei gialli e dei rosa, risaltano nello spazio espositivo dominato dalla purezza del bianco, dalla sua semplicità e perfezione pura, che a sua volta “risponde” quasi prepotentemente ad una diversa astrazione, alla ieraticità e solennità propria dell’arte bizantina, di cui l’opera è permeata. La luce d’altronde, come quella che pervade lo spazio, è spesso associata alla conoscenza, alla verità e alla comprensione. In questo senso, dalla pavimentazione – misurabile, e già segnata dall’indicazione dei quattro punti cardinali – e su cui si staglia la grande icona stesa a livello zero sul mare, a mo’ di pregiato tappeto, nello spazio bianco puro, risuonano il pensiero e la ricerca condotta da Lucio Rosato: «questo luogo non a caso si chiama zerozerosullivellodelmare, perché vuole prestare attenzione alle cose che sono in basso, a terra, e costringono dunque a guardare la terra; cose che non hanno presunzione nè valore materiale attribuito, ma solo l’aspirazione ad una elevazione per guardare le cose dall’alto e cambiare il mondo». Un luogo di rapporto con la città, dunque, da cui andare e a cui tornare, ma anche un luogo in cui è possibile vedere le cose chiaramente, con un cambio di prospettiva di non poco conto nello stesso rapporto con l’opera. Non posizionata in verticale ed in alto, per uno sguardo che dal basso va verso l’alto, ma a pavimento: proprio come si può invertire la lettura del quadrato magico, così il rapporto si ribalta, per cui la direzione dell’umano guardare è costretta dall’alto verso il basso.
Il 16 dicembre l’opera verrà cancellata e di essa non resterà traccia. «L’operazione è in linea con l’arte dei madonnari, le cui opere sono destinate a scomparire nel corso del tempo, siano esse cancellate dalla pioggia o dal calpestio dai passanti. Questo aspetto fugace aggiunge un elemento importante all’intera esperienza, poiché gli spettatori sono consapevoli che stanno assistendo a qualcosa di effimero e transitorio».
Andrea Starinieri è nato a Pescara, dove frequenta il Liceo Artistico “G. Misticoni”, completa la formazione presso l’Accademia delle Belle Arti a Firenze e si trasferisce poi in Spagna, lavorando a Madrid e Granada. Tornato in Italia, diventa “madonnaro” a Roma e Venezia, partecipa a festival di Street Art nel mondo, riprende quindi a dipingere, espone in mostre d’arte e collabora con gallerie.
Lo Spazio s.l.m.00 (zerozerosullivellodelmare) si trova a Pescara, in Via dei Maruccini 19.
Foto di copertina: Lucio Rosato