Parte questo sabato, 25 novembre, in concomitanza ideale con la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la nuova stagione del “Piccolo Teatro Orazio Costa” di Pescara, un unicum a livello regionale, fondato e diretto da Domenico Galasso. Il nome della struttura, ubicata in via D’Annunzio 29,a due passi dalla chiesa di San Cetteo, omaggia l’indimenticato demiurgo della prosa italiana, considerato il nostro più grande pedagogo teatrale del Novecento. Pescarese, Galasso è stato uno dei migliori allievi di Costa e ne perpetua il verbo e l’insegnamento. Il mese scorso è stato insignito del premio nazionale Borsellino per il suo impegno teatrale e per aver interpretato il ruolo di un padre che cerca di salvare suo figlio dalla camorra nella fortunata serie tv “Mare Fuori”.
La stagione 2023-2024 del Piccolo Teatro Orazio Costa è intitolata “Il teatro delle parole”. Alla conferenza stampa di presentazione stamattina in Comune, sono intervenuti il sindaco Carlo Masci e l’assessore alla cultura Maria Rita Carota. «Niente costumi, niente trucco, niente scenografia. La lettura interpretativa ad alta voce è vitalità pura; è, cioè, pienamente Teatro» spiega Domenico Galasso. Si parte questo weekend con “La scorciatoia” (sabato 25 novembre alle 21 e domenica 26 novembre alle 18,30), tratta dal primo capitolo del romanzo-capolavoro “Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano, con cui lo scrittore pescarese vinse la primissima edizione del premio Strega nel 1946. La drammaturgia originale è di Alfredo Troiano (collaboratore, in passato, di Tonino Guerra) e dello stesso Galasso. Un problema irrisolto di coscienza, che si specchia in quella degli spettatori. Un Flaiano inusuale, lacerante, perturbante. Un testo dalla potente e sconcertante attualità: non a caso sarà messo in scena durante la Giornata contro la violenza sulle donne, dopo le ultime indicibili tragedie. Il secondo appuntamento è “Gente di nessuno. La ragionevolissima fifa di don Abbondio”, fissato per il 9 e 10 dicembre. Di (e con) Andrea Iarlori, è il racconto di un uomo che non era nato con un cuor di leone e aveva «capito fin da giovanissimo come la condizione peggiore fosse quella di essere un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non sentisse l’inclinazione a essere divorato». La prima minaccia di morte, i dialoghi con Perpetua, la fuga dei promessi sposi, l’incontro col cardinal Federigo Borromeo, la calata dei lanzichenecchi, la carestia, la peste finale.
La stagione del Piccolo Teatro Orazio Costa proseguirà poi nella prima metà del 2024. A gennaio sono previsti“Carbonio”, da “Il sistema periodico” di Primo Levi; a febbraio“La lezione della follia” (lezione-spettacolo di Stefano Redaelli nel centenario della nascita di Franco Basaglia) e “L’intervista ritrovata” (a cura del professor Gianni Oliva: le ultime parole pubbliche di Giovanni Verga rilasciate nel 1922 a un giovane di Catania appena laureatosi proprio sull’autore de “I Malavoglia”); a marzo “In punta di Zelda” (a cura di Pina Catanzariti e Liliana Massari, un monologo su una delle protagoniste assolute degli anni ruggenti dell’America del jazz,Zelda Fitzgerald, moglie del sommo Francis Scott) e “Secondo Giuda” (di Pietro Faiella, liberamente tratto da “La gloria” di Giuseppe Berto). Infine i due spettacoli di maggio 2024: “È la paura che non ti fa vedere bene” (di e con Andrea Iarlori), incentrato sulla figura prismatica e senza tempo di Don Chisciotte, e “Intervista a D’Annunzio” dall’omonimo libro del predetto Gianni Oliva, tra i massimi esperti globali dell’opera del Vate. Al Piccolo Teatro Orazio Costa non esiste barriera tra scena e uditorio, tra attori e spettatori: formano un organismo unico, biunivoco. E nel corso della stagione saranno coinvolte le scuole, in collaborazione col premio Nazionale Borsellino. Non sono esclusi ulteriori appuntamenti strada facendo.
Un po’ come il suo maestro Orazio Costa, che si batté strenuamente fino all’ultimo per l’introduzione dell’insegnamento del teatro nella scuola pubblica, nel suo piccolo-grande teatro (in pieno centro, ma una volta entrati si viene catapultati in una dimensione magica) Domenico Galasso organizza da anni deicorsi indirizzati a una platea trasversale, dai ragazzini ai giovani adulti. Il suo laboratorio teatrale, che vanta solo docenti di caratura nazionale, ha riaperto i battenti a ottobre. Pietra d’angolo del laboratorio,è quel metodo mimesico elaborato a suo tempo da Costa e adottato dall’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” per la formazione degli allievi attori. «Non si tratta di un metodo di recitazione, ma di allenamento della fantasia dell’attore – specifica Domenico Galasso -, chiamato a inventare e reinventare di continuo analogie tra il proprio corpo (e per quest’ultimo intendiamo, inscindibilmente, anche la voce) e la realtà che lo circonda». Il Piccolo Teatro pescarese persegue inoltre,adesso, un altro grande obiettivo: la costituzione di una Scuola di Interpretazione che diventi un punto di riferimento nazionale, specialmente nel centro-sud.«Sottolineo l’importanza – considerando anche la nostra strategica collocazione geografica, al centro della costa adriatica – di un istituto che si radichi nelsolco della più illustre tradizione italiana – aggiunge -. Una Scuola d’alta formazione dotata di un corpo docente di massima qualità; una realtà che sia in grado di attivare e intercettare energie e strategie di valorizzazione culturale del nostro territorio. Permettendo, contestualmente,ai suoi allievi di accedere alle migliori opportunità professionali». Fermo restando che studiare teatro da professionisti appassionati e competenti rende comunque cittadini migliori ed educa a una maniera piena, amplificata e libera, di stare al mondo.
Domenico Galasso si è formato alla prestigiosa Accademia D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, studiando, oltre che con Orazio Costa, con Andrea Camilleri e Mario Ferrero. Appartiene all’ultima straordinaria generazione di attori italiani: suoi compagni di corso all’Accademia (e fu, quella, anche l’ultima classe di Costa) furono Alessio Boni, Luigi Lo Cascio, Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Pietro Faiella, Liliana Massari e Sandra Toffolatti.
Da più di 25 anni tiene laboratori di recitazione nelle scuole .Ha lavorato con lo Stabile dell’Aquila e diversi altri teatri italiani, ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Brera. È inoltre docente di lettura interpretativa e dizione all’Università degli Studi d’Annunzio. Come attore ha partecipato a decine di fiction, da “Don Matteo” a “Mare Fuori”, nei panni, tra l’altro, del padre del suo vero figlio, Nicolò Galasso, tra le punte di diamante dell’acclamata serie tv.