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La Galleria GArt Gallery di Pescara inaugura, sabato 11 novembre, “Ipman”, mostra personale dell’omonimo street artist, curata da Maria Arcidiacono.

La street art, nel 1982 situata dalla critica d’arte Francesca Alinovi in una “zona di frontiera”, nata come movimento illegale nelle periferie e nelle metropolitane delle città, ha conquistato nell’ultimo decennio gli spazi patinati dei musei, delle gallerie e delle riviste specializzate. Il cammino fino a questa meta – pur controverso per gli esponenti più fedeli allo spirito delle origini – ha suscitato diverse riflessioni, tra cui quella di Gablik che, nel libro “Has Modernism Failed?”, si chiede se l’ingresso nelle gallerie non depotenzi “l’energia soul del graffitismo” e se il sistema sia davvero disposto ad accettare l’arte degli streeters o se piuttosto non la consideri solo un “nuovo giocattolo fabbricasoldi per i suoi membri”.

È innegabile che la street art abbia apportato un contributo importante all’arte contemporanea, riconquistando lo spazio della città ed affidando al muro, consegnando alle intemperie, alla caducità ed a possibili atti vandalici o a cancellazioni “sanatorie”, tematiche politiche, sociali, satira e sovversione.

Anche se le dicotomie delle origini, come l’alternanza tra legalità e illiceità, la mescolanza di linguaggi high e low, e un canale di diffusione ora istituzionale ora sovversivo, sono ancora attive, la street art può oggi più che mai essere considerata una forma di “advertising sociale”, le cui immagini spesso provocatorie, ironiche o graffianti, sono condivise e moltiplicate con l’uso dei social.

GArt Gallery, Ipman

Queste e molte altre riflessioni scaturiscono dalla mostra “Ipman”, nome d’arte dello street artist abruzzese – classe 1992 –  che affida ai muri delle città una personale visione dell’attualità in cui i riferimenti alla storia dell’arte, al cinema e al fumetto, e sono contaminati proprio dal rapporto dicotomico con i social. La sua arte, fatta prevalentemente di stencil e spry, ma in cui sperimenta altri supporti, tra cui poster e tela, è un potente strumento di denuncia sociale. L’ironia, è il mezzo che svela l’autenticità del quotidiano, che ferma l’attenzione del pubblico sui problemi più urgenti del nostro tempo.

Ipman è divenuto molto popolare a Pescara per il recentissimo restauro del murale “Willy” (dedicato a Willy Monteiro) all’esterno del Liceo Classico “G. d’Annunzio”, lato via Firenze, frutto della già attiva collaborazione con la GArt Gallery di Francesco di Matteo.

Ipman, il tuo lavoro è stato sotto i riflettori ultimamente per la riqualificazione di “Willy” ed ora sei alla tua prima personale. Quali sono i tuoi punti di riferimento nell’ambito della street art? Di solito mi accostano a Bansky, ma faccio riferimento anche ad artisti più anziani, in particolare a Blek le Rat, pseudonimo dell’artista francese considerato il “padre della stencil art”. Il lavoro di Blek le Rat ha avuto una grande influenza sulla street art contemporanea, ed è un punto di riferimento imprescindibile per gli artisti di questo movimento.

Lo stencil è un procedimento tecnico che permette una grande rapidità di azione, ed assicura la riproducibilità dell’opera. Quando ti sei accostato a questa tecnica? La stencil art è una tecnica complessa e richiede molto allenamento. Sebbene sia una delle modalità di arte urbana più rapide e veloci, richiede precisione e la capacità di lavorare sotto pressione, anche in condizioni difficili. Per quanto riguarda la riproducibilità, essa è il frutto della Pop Art, pensiamo alle serigrafie di Andy Wharol. Ho iniziato a 15-16 anni e sono sempre stato vicino a questa cultura in movimento. Già dai tempi del Liceo Bellisario ho respirato molto la cultura hip-hop. Ce l’ho dentro da sempre.

Se dovessimo fare un tour per cercare le tue opere, oltre Pescara, dove dovremmo andare? Se sono ancora presenti, data la natura effimera e caduca della street art, ho lasciato opere sui muri di Parma, Roma e Firenze. All’estero, a Parigi e a New York.

Come scegli i tuoi muri? Nel corso dei miei viaggi guardo sempre i muri, li fotografo, faccio prove grafiche da computer per studiarli e poi agisco. Il muro che scelgo ha sia una valenza estetica sia simbolica, considero anche il tessuto sociale che gli gira attorno.

I writer per antonomasia è un dissidente, è un provocatore. Colui che nella notte compare e lascia un messaggio, di solito forte, di carattere politico e sociale. Quali sono i tuoi temi? Prevalentemente faccio riferimento all’uso e all’abuso dei social. Ma quello che voglio evidenziare è che io stesso per primo sono vittima di questa società.

Arte classica, fumetto, immagini religiose, scritte. Come si intersecano questi elementi nei tuoi lavori? Amo molto la storia dell’arte e cerco di ricollegare pezzi del passato con l’attualità, di aggiornarli e di dare tramite di loro un nuovo significato, creando un nuovo filo logico. 

Il moto che ti spinge ad agire è un moto di rabbia? Cosa ti fa arrabbiare? La società attuale, la situazione politica, il fatto che c’è tanta gente che stenta ad arrivare a fine mese. La mia rabbia è il motore, ma quando agisco sono calmo, perché non posso sbagliare. Tutto quello che faccio non è per avere visibilità sui social ma per comunicare qualcosa di urgente alle persone. Perché le persone che girano per le strade della città si possano soffermare.

Dalla strada alla galleria, è un fenomeno ormai noto. C’è stata anche molta polemica intorno a questo tema. L’arte di strada è per natura libera, mentre la galleria d’arte ha un’altra funzione. Come vedi i tuoi lavori nella Galleria di Francesco Di Matteo? Questa è la mia prima personale ma per me non è un problema esporre in gallerie. Un pezzo in strada rimane in strada, è per tutti. Lo stesso pezzo esposto in galleria non viene snaturato nel suo significato, è solo il pubblico di riferimento che cambia. Non la vivo come una negazione.

Sarai presente all’inaugurazione? Si, ma mi confonderò tra la gente.

L’ingresso nel circuito del collezionismo, dunque, può apparire contraddittorio, ma la street art mantiene ancora il suo presidio urbano, conservando l’ambizione a essere arte-per-tutti, partecipata, accessibile, democratica, e a pungolare il potere con una libertà di parola e un’immediatezza che a pochi artisti è dato sperimentare.

Info:

GArt Gallery si trova a Pescara, in via Gobetti 114

La mostra “Ipman”, a cura di Maria Arcidiacono, è visitabile dall’11 novembre al 22 dicembre, ingresso libero.

Giorni e orari di apertura: lunedì/sabato – 17.30/20.00

Inaugurazione: sabato 11 novembre, ore 18.00

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