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Dal 9 ottobre scorso la parte di piazza Alessandrini e il tratto di via Vittoria Colonna che circondano il Mediamuseum sono sotto sequestro da parte di un cantiere in cui non si lavora. Una rete metallica circonda l’edificio ma non vi sono operai in attività. Il Comune ha fissato al 15 luglio 2024 il termine dei lavori ma, se si procede di questo passo, la riapertura dell’area al pubblico potrebbe slittare al 2025 o peggio.

La riqualificazione della piazza antistante era diventata necessaria, perché il degrado regnava incontrastato. Per anni il Mediamuseum ha resistito stoicamente in quella sorta di Gaza che si era creata davanti alla struttura, continuando a prestare la sua opera meritoria di fulcro culturale.

Un cantiere non serve a far parlare di sé sui giornali, né a mostrare ai cittadini che si sta facendo qualcosa, magari tardivamente, come uno studente che ai primi di giugno cerca di porre riparo ai brutti voti conseguiti durante tutto l’arco dell’anno scolastico.

Un cantiere è il frutto di un’amministrazione che verifica i bisogni della città, decide, progetta, appalta e poi controlla che i lavori vengano fatti come si deve.

Ecco perché l’immagine che ci restituisce l’odierna piazza Alessandrini è quella di un governo comunale sciatto, indifferente, che pensa che le opere nascano da sole. E’ l’ennesima riprova dell’incapacità di questa giunta balneare, e i pescaresi stanno facendo il conto alla rovescia perché non vedono l’ora di realizzare un rinnovamento integrale che consenta a viale Marconi di essere semplicemente una via, e ai siti di cantiere di essere un luogo di lavoro pacificato.

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