Nella conferenza stampa odierna il gruppo regionale del Partito Democratico e i gruppi consiliari del Partito democratico di Montesilvano e Città Sant’Angelo intendono denunciare il fallimento della bonifica del Saline, con particolare riferimento alla discarica di Villa Carmine di Montesilvano, e la conseguente mortificazione ambientale, del fiume e del mare, che – come testimoniato anche dall’Arta – prosegue incessantemente.
Parliamo di una discarica di 20.000 mq, ubicata a pochissimi chilometri dalla costa ed a circa 2,5 km dal centro di Montesilvano, con un volume di rifiuti pari, secondo le stime attuali, a 18.000 m³, alta 38 m e con 10.000 m³ di rifiuti sotto il livello del mare. I fronti di abbancamento presentano pendenze del tutto anomale e sicuramente non conformi ai criteri di stabilità del materiale rifiuto (le pendenze non dovrebbero superare infatti il 25%), e dunque – come documentato sempre dall’Arta – sono esposti al rischio di crolli.
A partire dal 2016, con la Dgr 402/2016, la precedente Giunta regionale di centrosinistra ha stanziato 10 milioni di euro (fondi Masterplan) per l’intervento “Conclusione della caratterizzazione, messa in sicurezza permanente, e bonifica dei due Sir Chieti e Saline Alento”, individuando l’Arap (azienda regionale delle attività produttive) come soggetto attuatore. Tuttavia dopo sette anni ci troviamo di fronte esclusivamente ad uno studio di fattibilità rimesso dall’Arap e alla richiesta di ulteriori fondi, in quanto con l’aumento dei costi la dotazione finanziaria ricevuta in eredità non è più sufficiente.
Che ci fosse un notevole ritardo lo testimonia il fatto che la Giunta regionale di centrodestra aveva inserito questo intervento tra i fondi definanziabili del decreto Provenzano. Nonostante la disponibilità di € 700.000 per la progettazione, dobbiamo però rilevare che quando ormai mancano cinque mesi alla scadenza della legislatura Marsilio, non solo i lavori non sono ancora stati avviati ma mancano anche la progettazione definitiva e soprattutto il barrieramento idraulico, ovvero la misura di messa in sicurezza che era stata fortemente richiesta dall’Arta per arginare il perdurante inquinamento.
Bonifica: a causa dell’ingente tempo trascorso e dell’aumento dei costi sarebbe salito a 13 milioni l’importo necessario per l’intervento, e dunque per il macro incapsulamento dei rifiuti con riprofilatura dei versanti esistenti e sistemazione dei rifiuti eccedenti in area adiacente. Soluzione che tra le tre ipotesi di bonifica era senza dubbio la meno costosa ma anche la meno vantaggiosa per le comunità di Montesilvano e Città Sant’Angelo. Con determina n. 30 del 29 gennaio 2020, Arap (stazione appaltante) ha affidato al Prof. Piero Sirini lo studio del modello concettuale del sito di Villa Carmine e il successivo studio di fattibilità sulla base del piano di caratterizzazione eseguito. Nella relazione rimessa all’Arap e alla Regione si leggeva che questo intervento sarebbe costato all’incirca € 8.708.332,77. Solo per lo scenario del macro incapsulamento, che evidentemente è stato accettato dai Comuni di Montesilvano e Città Sant’Angelo, dal momento che hanno partecipato alle riunioni convocate in Regione, si è assistito quindi ad un aumento di 4 milioni di euro.
MISE: come anticipato poc’anzi, ad oggi mancano ancora le opere di barrieramento idraulico. Quando il Saline è in piena penetra nel sito della discarica per metri e metri facendo sì che buona parte dei rifiuti di Villa Carmine siano “a bagno”. Più volte Arta ha certificato la presenza di fuoriuscite di biogas e percolato in una discarica non dotata di presidi ambientali, o comunque dotata di presidi ambientali parziali e insufficienti ad isolarla dalle matrici ambientali e dall’ambiente circostante. Il percolato costituisce una sorgente primaria di contaminazione attiva che impatta sui terreni insaturi, i terreni saturi, le acque sotterranee e le acque superficiali, diffondendosi all’esterno del sito.
In attesa di trovare gli ulteriori fondi necessari al completamento della bonifica, risulta quindi essenziale realizzare quanto prima il barrieramento idraulico. Anche in questo caso la progettazione è stata fatta da Arap, e per la realizzazione e gestione per tre anni dell’impianto dedicato occorrono già 1.800.000,00 euro, una cifra destinata a salire dal momento che difficilmente la bonifica potrà concludersi in tre anni.
Nel frattempo la discarica continua ad inquinare e permane il rischio di crolli: ARTA nel parere prot. 54587 del 14/11/19, ha evidenziato che la discarica “è stata e continua ad essere nelle condizioni di poter sversare il percolato direttamente nel sottosuolo in maniera incontrollata”. […] “Si rileva che vengono sollevate problematiche in relazione alla stabilità del corpo dei rifiuti e documentate fughe di biogas, visibili in forma di rigonfiamenti presenti sul telo di copertura in relazione alla cui presenza si ritiene necessario coinvolgere per competenza anche il corpo dei vigili del fuoco”.
Come forze di opposizione abbiamo più volte ribadito le criticità ambientali legate all’attuazione dell’incapsulamento, soluzione citata tra l’altro anche tra progettualità del Contratto di Fiume (anche se l’assessore Comardi non ne era a conoscenza!) e per lo più dettata da esigenze economiche. Lo hanno evidenziato gli organi preposti alla tutela e controllo ambientale, Arta e ISPRA: il sito è inadatto ad ospitare una discarica di rifiuti ed è in atto una contaminazione delle matrici ambientali circostanti, per le quali sono documentate fuoriuscite di percolato sia da evidenze osservative dirette che da indagini indirette di tipo geofisico; inoltre i rifiuti non risultano mineralizzati e producono biogas, documentato dai rigonfiamenti del telo, e percolato rinvenuto nelle acque sotterranee e nel fiume Saline, con un plume di circa 4 km.
Sarebbe opportuno dunque, in relazione alle problematicità ambientali, alle criticità legate alla stabilità del cumulo di rifiuti e alla possibilità di inondazione ed erosione del terrazzo fluviale, che si rivalutasse in modo concreto la possibilità di rimuovere in maniera radicale i rifiuti dal sito. Di fronte all’evidente rimpallo di competenze, ci auguriamo che le Amministrazioni comunali si risveglino dal torpore non sottostando passivamente alle scelte della Regione – che tra l’altro in passato ha sospeso i 9,3 mln di finanziamento del Masterplan per il Sir Saline/Alent – e si attivino con forza per richiedere assieme a noi il ripristino e incremento dei fondi per la messa in sicurezza e la bonifica dell’intero sito, individuando possibilmente un altro soggetto attuatore oltre Arap e ulteriori linee di finanziamento.
Difatti, dal punto di vista economico è fondamentale fare chiarezza attraverso una stima puntuale delle opzioni progettuali e stabilire concretamente da quali misure poter attingere. Invece le cifre prospettate continuano cambiare come ci trovassimo di fronte ad una continua estrazione del lotto. Ricordiamo che lo studio commissionato da Arap riportava un importo differente per ciascuna delle tre soluzioni prospettate: 30 milioni per la delocalizzazione, 22 milioni per il landfill mining – ovvero la realizzazione di un impianto mobile di trattamento permanente dei rifiuti in aree circostanti – e circa 8 milioni per il macro-incapsulamento con paratie e riprofilatura dei versanti e sistemazione dei rifiuti eccedenti.
Oggi invece gli importi sarebbero di altra natura e il costo della rimozione, stando a quanto ci è stato riferito in Commissione Garanzia comunale, ammonterebbe a circa 60 milioni, a fronte dei 13 per l’incapsulamento. È evidente come sia ormai necessario affrontare la questione in modo concreto e non approssimativo. Piuttosto che sventolare soluzioni inopportune con dispendio di soldi pubblici, si valutino tutte le linee di finanziamento adeguate a mettere in atto questa ipotesi progettuale, che in maniera radicale risolverebbe una volta per tutte i rischi ambientali legati al sito. La decisione non può tenere conto infatti solo di valutazioni economiche, specie se l’investimento non è finalizzato ad una reale soluzione del problema. Di questo dovrebbero avere contezza gli amministratori, specie quelli che governano una città che ambisce ad avere una vocazione turistica e ad ottenere la Bandiera Blu.
«Questa mattina – afferma Catia Ciavattella, consigliere comunale di Città Sant’Angelo – torniamo a rivendicare la bonifica del Saline, a fronte di amministrazioni che sembrano più interessate a perseguire una politica dell’apparenza, avviando percorsi per l’ottenimento di riconoscimenti quale la bandiera blu 2024, mentre, prima ancora di attrarre turisti, la principale preoccupazione dovrebbe essere quella di salvaguardare la salute di cittadini e bagnanti». «I rilievi di Arta e Ispra sull’inquinamento non lasciano adito a dubbi e dovrebbero destare un certo allarme – aggiunge Romina Di Costanzo, consigliere comunale di Montesilvano -. La ricetta è una sola: prodigarsi per intercettare ulteriori fondi e puntare su interventi mirati e risolutivi».