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Ci saremmo molto preoccupati se Italia Nostra, guidata dall’architetto Palladini, in gran voga negli anni ’60 del millennio scorso come architetto di riferimento del PCI, avesse espresso un giudizio positivo sulla riqualificazione di corso Umberto I che inizieremo entro la fine del mese. Palladini, nel corso del tempo, non ha mai speso una parola sulla condizione di degrado del Corso, su quella tristezza che si respira attraversandolo, su quel porfido grigio e sconnesso, su quei lecci dal tronco nero oramai quasi totalmente secchi e consumati dalla cocciniglia da almeno quindici anni. Oggi, invece, parte lancia in resta, ergendosi a difensore dell’esistente, condannando l’eliminazione delle piante morte e la loro sostituzione con un numero ben maggiore, come se mettere a dimora vegetazione giovane al posto di quella che ha concluso il suo ciclo vitale fosse un atto sconsiderato e non una proiezione ambientale ed estetica verso il futuro. Oramai è chiaro a tutti, ogni intervento che questa amministrazione effettua risulta indigesto all’architetto Palladini, per cui anche se facessimo le strade d’oro direbbe che riflettono troppo il sole e accecano gli occhi. Italia Nostra, con lui alla guida, sembra un fiume carsico che riemerge per attaccare a testa bassa ogni volta che il centrodestra amministra, per poi improvvisamente scomparire. Saranno forse i ricordi della militanza giovanile a muovere infelici esternazioni del tutto non condivisibili, fatto sta che non apprezziamo affatto questo uso politico di una sigla storica prestigiosa come Italia Nostra. E sono molti a questo punto a pensarlo e a condannarlo. Una cosa è certa: i lavori di riqualificazione saranno portati a compimento per rendere Pescara una città più bella e attraente sia per i cittadini che per i visitatori, e magari anche per l’architetto Palladini.

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