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Nel contesto italiano, che si trova ad affrontare una sfida demografica significativa, quella di un tasso di natalità in costante (e preoccupante) calo, l’Abruzzo non fa eccezione. Il fenomeno, testimoniato dai numeri, desta preoccupazioni generalizzate per il futuro panorama socioeconomico e per il tessuto culturale della
nazione.

Da alcuni anni a questa parte, ogni rilevazione segna un nuovo record minimo di nascite dall’unità d’Italia a oggi e, riferendoci all’Abruzzo, il numero di nuovi nati in rapporto alla popolazione, è calato in modo sistematico ad ogni rilevazione. Nel
2021, ultimo anno per cui è disponibile un dato definitivo, i nuovi nati nella regione sono stati 6,5 ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 6,8. Si tratta di una quota che pone l’Abruzzo a metà classifica rispetto alle altre regioni italiane, come sottolineato all’epoca da Abruzzo Openpolis da cui sono tratti questi dati e che sottolinea come con questo trend gli over 65 in Abruzzo previsti nel 2030 saranno molti di più rispetto alla media nazionale. Ci si aspetta il 29,9% degli ultra sessantacinquenni a L’Aquila, 29,5% a Chieti e 28,3% a Pescara e Teramo. Senza contare, poi, che l’Abruzzo non sfugge al fenomeno dello spopolamento: ci si sposta dalle aree montane ai grandi centri urbani, con le aree interne, dunque, che
vedono i giovani e le nuove famiglie cercare nuove opportunità altrove.

Allargando il discorso al dato nazionale, si evince con tutta evidenza come il calo del tasso di natalità in Italia non sia un fenomeno recente ma piuttosto una tendenza che ha acquisito slancio negli ultimi decenni. Secondo i dati della Banca Mondiale, il tasso di natalità in Italia per 1.000 abitanti è sceso da 11,6 nel 1990 a solo 7,3 nel 2020. Questa tendenza si riflette anche nel tasso di fertilità totale (TFR) del Paese, che rappresenta il numero medio di figli per donna che si prevede avrà durante la sua vita. Il TFR italiano è sceso a circa 1,2, molto al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1 necessario per mantenere una popolazione stabile. Insicurezza economica, costi abitativi, politiche inadeguate in favore delle famiglie ed infrastrutture limitate per l’infanzia sono ulteriori fattori che recitano un ruolo importante in questo scenario allarmante per il futuro, dove si assisterà, salvo repentina e decisa inversione
di tendenza in tempi brevi, ad un graduale ma netto invecchiamento
della popolazione, una marcata carenza di manodopera ed un
depauperamento del patrimonio culturale destinato a perdere nel tempo le proprie tradizioni, storie e pratiche.

“Il calo del tasso di natalità rappresenta una sfida complessa con conseguenze di vasta portata”, è l’opinione di Antonio Scaparrotta, Dirigente Provinciale di Azione. “Affrontare questo problema richiede un approccio multiforme che combini interventi economici, sociali, culturali e politici. Serve promuovere anche in Abruzzo un ambiente in cui le giovani coppie si sentano sicure e sostenute nel creare una
famiglia. La nostra Regione e, più in generale, l’Italia possono e devono affrontare il cambiamento demografico per garantire un futuro migliore per le generazioni a venire”.

Ma come è possibile farlo? Nessuno ha la bacchetta magica, ma per affrontare e vincere queste sfide serve prendere in considerazione l’attuazione di una serie di politiche in favore della famiglia, come il miglioramento del congedo parentale, l’assistenza all’infanzia a prezzi accessibili, le modalità di lavoro flessibili che potrebbero alleggerire il peso sui genitori che lavorano e l’incentivo alla maternità, senza dimenticare agevolazioni fiscali o sussidi per l’assistenza all’infanzia, nuove e favorevoli soluzioni abitative per incoraggiare le giovani coppie a creare una famiglia prima e la necessità di campagne di sensibilizzazione pubblica e politiche concrete per un’immigrazione qualificata che potrebbe aiutare a mitigare la carenza di manodopera e contribuire alla crescita economica.

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