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Il dibattito sollevato dai Radicali abruzzesi sulla Nuova Pescara si sta gonfiando sempre più. Eppure, oltre ai numeri sugli eletti, manca una discussione seria sulla nuova organizzazione della città. “Come Radicali Abruzzo abbiamo chiesto il commissario per evidente incapacità dei politici locali a trovare un accordo che rendesse la Nuova Pescara una città-hub dell’Adriatico, dell’Italia e dell’Europa grazie alla sua rinnovata dimensione e al suo posizionamento geografico, oltre che al pregio paesaggistico e culturale che ospiterà”, commenta Riccardo Varveri. Secondo i Radicali, infatti, nel nome del campanilismo si sta perdendo un’occasione rara. “Le proposte di Radicali Abruzzo erano due: la prima, realizzabile, che prevedeva la costituzione di un comune senza divisioni municipali che avrebbero rappresentato uno schiaffo al decentramento, in un territorio che, di fatto, è contiguo in ogni sua conformazione. Gli effetti del decentramento li abbiamo visti in quasi 100 anni di storia, coi 3 comuni separati: piani regolatori che non esistono o non comunicano, organizzazione edilizia particolare e non collettivamente discussa, risorse impiegate per creare mini centri altrimenti comunque realizzabili, ma che sarebbero potuti diventare fiori all’occhiello se solo ci fosse stato coordinamento territoriale. Non possiamo accettare che una fusione diventi una confederazione. La seconda”, continua Varveri “era una divisione in due municipalità: costiera e collinare, per le diverse specificità territoriali, che, però, sarebbe complesso realizzare stando al TUEL. Da ciò, prendiamo in ogni caso il positivo: la crisi della partitocrazia, asservita, però, in questo caso, al più bieco campanilismo”.

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