“Abbiamo l’obbligo di fare di tutto per ridurre drasticamente le perdite di rete. Dobbiamo farlo per il Pianeta e per i cittadini che meritano un servizio efficiente e senza interruzioni”. Antonio Scaparrotta, dirigente Provinciale di Azione, non ha dubbi. Serve dare una svolta ad una questione di importanza vitale per tutti e che finora non è stata affrontata seriamente ed in modo risolutivo.
Torna l’estate, infatti, e puntualmente si verificano carenze idriche in tutto Abruzzo, in particolare nella provincia di Chieti con grossi disagi per cittadini e turisti, ormai sfiancati da questa triste consuetudine che ha radici lontane e che non è stata mai risolta. Le responsabilità ovviamente non sono uniche ed univoche, a pagarne il conto però sono i cittadini, come quelli di Chieti Scalo, ad esempio, che convivono con numerosi disservizi ormai da decenni. Ma il filone della dispersione d’acqua, per diversi motivi, è un qualcosa di ampio e variegato ed il fenomeno locale si inserisce in un contesto nazionale assai preoccupante e che coinvolge anche altri aspetti.
Vediamolo con i numeri: secondo alcune fonti, l’Italia è il secondo paese UE dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile con 155 metri cubi annui per abitante, la brutta notizia, però, è che oltre il 42 % dell’acqua viene dispersa per perdite di rete lungo i 500.000 km di rete di acquedotti. E la situazione in Abruzzo non è migliore rispetto al resto del Paese. Lo dicono i numeri, ancora una volta: il capoluogo di Chieti si trova in testa a questa poco edificante classifica circa le perdite con il 71,7%, seguito da Pescara e L’Aquila, rispettivamente con il 58.9% e il 50.7%, con fanalino di coda, in senso buono, Teramo (28.6%).
Se in estate l’emergenza acqua ha diversa natura e più località colpite, nelle altre stagioni dell’anno il discorso per taluni versi inevitabilmente migliora, ma per altri no. Sono stati infatti numerosi i casi nei quali interi comuni restano senza acqua a causa di importanti rotture nelle condotte principali. Pensiamo ad esempio alla rotture del febbraio 2023 dell’adduttrice “giardino” nel territorio di San Giovanni Teatino che ha coinvolto anche i comuni di Chieti e Torrevecchia, o alla rottura della conduttura di Lanciano che ha interessato anche i comuni di San Vito e Treglio (oltre ad alcune zone della stessa città frentana), o ancora in maggio la rottura della conduttura di Perano dove rimasero senza acqua addirittura 17 comuni, con rubinetti a secco – in ordine alfabetico – nei comuni di Altino, Archi (per gli utenti del capoluogo e delle contrade Caduna, Ruscitelli, Ponte Maggiore Sant’Amico), Atessa (per gli utenti del capoluogo e delle contrade San Marco, Pian Querceto, Monte Calvo e Castelluccio), Casalbordino, Cupello, Furci, Gissi, Monteodorisio, Paglieta, Perano (nel capoluogo e nelle contrade Rascitti, San Pastore e Crocetta), Pollutri, San Buono, San Salvo, Scerni, Torino di Sangro, Vasto e Villalfonsina.
“L’acqua è una risorsa fondamentale per tutti, con disponibilità limitate, eppure sono tantissimi gli sprechi avvengono ogni giorno”, chiude Scaparrotta. Per invertire la rotta, il cambiamento deve coinvolgere tutti, a partire ovviamente dai governi, centrali e periferici, dagli enti preposti ma anche dalle imprese. E’ necessario intensificare il proprio impegno, con piani di prevenzione, manutenzione e soprattutto sviluppo finalmente adeguati che puntino a ridurre lo spreco d’acqua e di energia.