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Nel pane possiamo davvero vedere il corpo, perché quando entra in esso, diventa effettivamente il corpo dell’uomo”. Così Gregorio di Nissa concepiva il rapporto tra il pane e il corpo, con un pensiero simile al filosofo Anassimene, secondo il quale nel pane vi sono “omeomorie” (in greco όμοιομέρειαι, da ὅμοιος, simile, e μέρος, parte) di tutte le cose.

Pane come materia primigenia, fondamento della vita dunque, inteso non solo come fondamento del cibo e della sussistenza dell’uomo – che si nutre del pane da un tempo antichissimo, ancora prima di iniziare a scrivere, ancor prima che nascessero i libri (Pane Nostro) – ma con una ricchezza di sfumature tali da abbracciare la sfera profana e quella sacra.

Sono queste solo alcune riflessioni che suscita “Pane Quotidiano”, mostra di Christian Ciampoli e Francesco Lupo, a cura di Mariano Cipollini, inaugurata il 3 giugno scorso nello spazio pescarese dell’agenzia Delloiacono comunica, “che opera da più di dieci anni nel settore culturale, curando eventi che attraverso una rete di professionisti selezionati, uniscono il linguaggio artistico al marketing territoriale”.

Christian Ciampoli, Ostensione, 2018, Francesco Lupo, ciondolo e anello, collezione “Under the Skin”, 2023

“Quando l’Arte entra in Agenzia” lo spazio, se le scelte curatoriali sono sapienti – come in questo caso – diviene una galleria d’arte contemporanea in grado di creare una dimensione “altra” da quella cui è destinata:  «L’arte negli spazi lavorativi può essere una sorgente di creatività dalla quale attingere nuovi stimoli, oggi quanto mai necessari, per guidarci a disegnare il futuro…contiamo di contaminare altri spazi “off” di qualsiasi settore del nostro territorio» dichiara Giovanna Dello lacono, titolare dell’agenzia DC e direttrice della Fondazione Aria.

In entrambi gli artisti, che operano su fondamenti materici molto differenti, come evidenzia il curatore Mariano Cipollini, si scoprono “storie finalizzate all’esternazione del gesto artistico come rappresentazione delle potenzialità creative indispensabili quanto ripetibili, che possono assurgere a esigenza primaria“. I due si muovono infatti all’interno di tematiche a tratti comuni, ma declinate utilizzando tecniche, espressioni artistiche e concetti profondamente diversi.

Christian Ciampoli – continua Cipollini – elegge come medium principale le carte da forno, animate da segni e sagome mutevoli. Sono “tracce di panificazioni su povere carte da forno diventino racconti ancestrali, preziose reliquie legate alla memoria e alla divinazione“. Francesco Lupo sviluppa la sua ricerca partendo da un obiettivo tridimensionale, realizzando “monili desiderabili, modellati come sculture a tutti gli effetti, che con le opere di Ciampoli assumono all’unisono quel valore narrativo irrinunciabile per raccontarci e costruire nuove iconiche figurazioni vocate a rappresentarci in un tempo indefinito

Le scelte allestitive del curatore Cipollini esaltano la relazione tra le opere di Ciampoli e di Lupo e trasformano tangibilmente lo spazio in una sorta di tempio / santuario votivo, in cui le carte da forno di Ciampoli si stagliano mantenendo la memoria delle pale d’altare conservanti sindoniche impronte di divinità ed i monili di Lupo possiedono l’energia propria dei materiali votivi, che siano gioielli offerti alla divinità – per impetrare un atto salvifico o per ringraziare ad evento avvenuto – o che siano manufatti essi stessi oggetto di voto, devozione e desiderio.

Il Pane Quotidiano si declina di fatto parallelamente nell’opera dei due artisti. L’opera di Ciampoli è il risultato del tempo, dell’attesa, di una maestria di radice tradizionale, in un cambiamento di paradigma pienamente legato al fare artistico contemporaneo. È il frutto della conversione da solido a liquido operata dal calore necessario alla cottura, è il frutto, anche, di uno scarto di ciò che tradizionalmente non può essere scartato, con il sovvertimento di quanto fino ad oggi l’arte ha mostrato, in relazione al pane. Il procedimento è invertito nella pratica orafa di Lupo, ove nel processo creativo il fuoco ed i passaggi di stato della materia sono sottomessi alla mano dell’artifex.

Christian Ciampoli, “Centro”, 2021; Francesco Lupo, anello collezione “Under the Skin”, 2023

E tanto l’opera di Ciampoli vive del contrasto tra la dolcezza del disegno e dell’impreciso marchio a fuoco sulla carta, di cui si rende naturale colore, quanto i monili creati da Francesco Lupo traggono forza dalla perfetta tensione tra il pieno ed il vuoto, dal dualismo della materia, intesa nel suo essere gabbia e al contempo vettore, dall’equilibro tra la forma piena e la sua dematerializzazione, resa da una geometriazzazione “quasi organica”. Il contrasto diviene, dunque, perfetta armonia, e conduce ad una dimensione che va oltre il visibile, appartenente ai campi della memoria della forma ancestrale e delle proprietà magiche proprie dei metalli, delle pietre, della tradizione degli amuleti e dei talismani.

Christian Ciampoli, come è nato il sodalizio con Cipollini e Lupo?

«Il progetto è nato molti anni fa. Mariano Cipollini si è recato più volte al 16 Civico, nel mio studio, a vedere i miei lavori e li ha appositamente scelti per questa esposizione, una bipersonale in cui ha voluto accostare il bisogno del pane con i bisogno di decorare il proprio corpo. Francesco è un orafo, ma ha frequentato l’Accedemia di Belle Arti di Urbino e ha una vena artigianale e artistica, i colori dei miei lavori richiamano l’oro, esteticamente è un accostamento molto interessante, che funziona. In questa mostra il mio lavoro è raccontato anche dal video “Prese il pane”, del documentarista Domenico Catano, che ha filmato il mio processo artistico».

Francesco Lupo, in mostra esponi una selezione delle tue più recenti creazioni. Di quale collezione si tratta?

«Sono gioielli in oro giallo, argento brunito e pietre preziose, quali brillanti e perle di Tahiti. Si tratta di un’evoluzione del mio lavoro di scultore, che è sempre stato incentrato a delineare spazi vuoti utilizzando forme geometriche, sino ad arrivare ad una trama, che mantiene il riferimento – anche – alla filigrana tradizionale abruzzese. La collezione, che ho chiamato “Under the Skin” (sotto la pelle), di fatto sintetizza il mio percorso artistico: la presenza dei vuoti è ancora più evidenziata dall’accostamento con il materiale grezzo, pieno, dell’argento brunito. L’idea è di far sembrare che siano dei massi spellati dai quali affiora un’anima, rappresentata dall’oro scintillante e lucente. “Under the Skin” perché per me è  come se fossero delle pietre spellate. Il mio approccio è principalmente compositivo ed estetico, non solo concettuale.»

Francesco Lupo, bracciale, collezione “Under the Skin”, 2023

Prossimo progetto?

«Sono stato selezionato per esporre, ad ottobre, in “Artistar Jewels” a Palazzo Bovara, a Milano, un evento espositivo internazionale dedicato ai talenti emergenti nel mondo del gioiello contemporaneo».

“Pane Quotidiano”, in Delloiacono Comunica, via G. Carducci 83, Pescara

Giorni e orari di visita: Mercoledì/Venerdì, 17.00-19.00

Su appuntamento: 0854549859