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A cura di Mariano Cipollini, la mostra raccoglie 80 opere dell’artista statunitense, quadri e sculture dal 1979 ad oggi, provenienti dalla collezione personale di Kostabi e da collezionisti privati.

La mostra pescarese, allestita nelle sale del Museo delle Genti d’Abruzzo, è stata inaugurata sabato 25 febbraio con una breve introduzione all’Auditorium Petruzzi, alla presenza del Presidente della Fondazione Genti d’Abruzzo Emilio Della Cagna, del curatore Mariano Cipollini, dell’artista Mark Kostabi e del musicista, cantautore e percussionista Tony Esposito.  

A seguire, nella sala Favetta, l’artista ed il musicista si sono esibiti in un concerto-evento, con Kostabi al pianoforte ed Esposito alle percussioni. Legati da un sodalizio artistico e di amicizia, gli artisti hanno suonato musiche composte Mark Kostabi.

Un evento con larga partecipazione di spettatori, che conferma il Museo delle Genti punto di riferimento per appuntamenti culturali di ampio respiro.

Mark Kostabi è pittore, scrittore, compositore, pianista e produttore. Nato a Los Angeles da una famiglia di immigrati estoni, nel 1988 fonda il “Kostabi World”, uno studio-galleria in cui lavora, con i suoi assistenti, ad una produzione che comprende le diverse forme dell’arte.

Nel corso della vernice, Kostabi ha raccontato il legame con l’Abruzzo: “Sono molto felice di essere qui e mi sento parte della storia abruzzese. Trascorro molto tempo in questa regione.”

La scelta espositiva attinge ad una “immensa” produzione artistica che, come ha dichiarato il curatore Cipollini, ha l’intento di “indagare e mettere in luce gli universi paralleli che l’artista ha elaborato nei suoi lavori nell’ultimo ventennio. Un lavoro che trae origine dalla necessità di far emergere le incongruenze strutturali dettate da un’occidentalizzazione egemonica del pensiero”.

Si tratta di una mostra imponente, che segue un filo temporale e non solo. In un crescendo dato dalle scelte allestitive, e con accensioni cromatiche sempre più dominanti, l’esposizione propone una doppia chiave di lettura. Un percorso celebrativo dell’artista, il cui lavoro è rappresentato nello scorrere del tempo, dalle opere della fine degli anni ‘70 ad oggi, portatrici di un’analisi condotta attraverso ironia e dissacrazione, in cui si dipanano ed intersecano una molteplicità di concetti, dalla politica, all’appartenenza, alla relazione, all’espressione di un pensiero.

L’altro filo che lega tutta la mostra è il ricongiungere ed il ricentrare il pensiero collettivo della contemporaneità, “in un momento storico complesso e dominato dall’omologazione degli spazi culturali” (Cipollini), in un tempo in cui lo spirito critico indipendente appare drammaticamente inaridito.

Le opere di Kostabi, che soprattutto nelle ultime sale convivono con l’esposizione permanente del Museo, che traccia la storia dell’uomo in Abruzzo dal suo primo apparire come cacciatore paleolitico fino alla meccanizzazione dei processi produttivi – anni ’50 del XIX secolo – e che tra esse vanno quasi ricercate, divengono epifanie della contemporaneità, abbaglianti lampi sul tempo presente, che risvegliano la coscienza personale, stimolata a riguadagnare uno spazio in cui “elaborare un pensiero”.

Quelle che Umberto Palestini definì opere-macchine del tempo che, in un personalissimo stile, “per un accidentale cortocircuito riescono a rendere compresenti la classicità e l’avanguardia, l’espressionismo e il Rinascimento, la metafisica e il concettuale, trasformando la storia dell’arte in un enorme magazzino dove l’artista ricompone il personale universo attraverso suggestioni create da molteplici accordi”, tra rimandi e richiami all’arte del passato, si fanno portavoce della riflessione sull’uomo contemporaneo dominato da una allarmante uniformità di pensiero e nelle più recenti opere, stregato o addirittura dominato dalla tecnologia.

Dai corpi e dai volti-senza-volto l’osservatore si sente dunque scrutato e messo in discussione. È un richiamo fortissimo al pensiero, stimolato anche dal colore tanto squillante quanto attraente. Un colore che proviene da fonti nascoste, che accende, sottolinea, infiamma, a volte pervade con tonalità dal sapore cinematografico.

La mostra resterà aperta fino al 1° maggio. È visitabile dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13, il sabato e la domenica dalle 16 alle 20.

Il coordinamento generale è di Antonella Giancaterino, l’organizzazione della mostra e dell’evento di Alessandra Moscianese.

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