Un malore improvviso, tentativi disperati e ripetuti per salvarlo e poi la morte cerebrale. Nella drammatica storia di un cinquantenne approdato in gravi condizioni all’ospedale di Chieti c’è però un finale che la colora di una bella umanità, perché ha donato fegato, reni e cornee.
Si è conclusa così, con un prelievo di organi andato avanti per tutta la notte, la vicenda di un paziente, nato nel capoluogo e residente in un comune limitrofo, giunto alcuni giorni fa in Pronto Soccorso in arresto cardiocircolatorio causato da una embolia polmonare massiva. L’uomo è stato sottoposto a molteplici trattamenti per la rimozione del trombo, ma pur se stabilizzato a livello cardiocircolatorio ha accusato da subito una sofferenza cerebrale importante. L’ostruzione dell’arteria polmonare, infatti, aveva impedito la funzione cardiaca, e l’assenza di afflusso di sangue al cervello ne ha comportato un danno divenuto, dopo qualche giorno, irreversibile. Tutti i medici, cardiochirurghi, anestesisti, rianimatori si sono prodigati al massimo e con tutte le forze per scongiurare un epilogo che fin da subito era stato temuto, vista la gravità del danno prodotto a livello encefalico.
Nella giornata di sabato si sono manifestati i primi segni di morte cerebrale, anche se il cuore dell’uomo ha continuato a battere, e a quel punto i sanitari hanno proposto ai famigliari la possibilità di un prelievo degli organi, al quale è stato espresso l’assenso. Una volta avviate le complesse procedure del caso e allertato il Centro regionale trapianti, è scattato il periodo di osservazione da parte della Commissione istituita ad hoc, che si è conclusa nel tardo pomeriggio di ieri, quando è stata dichiarata la morte cerebrale del paziente. In sala operatoria è stato poi eseguito il prelievo del fegato, destinato all’ospedale “San Camillo” di Roma, mentre reni e cornee sono andate all’Aquila.
“In una vicenda dolorosa come questa – sottolinea il Direttore sanitario Asl Angelo Muraglia – la generosità e la sensibilità espresse da questa famiglia stemperano il carico di dolore per la grave perdita. E lasciano un insegnamento importante a tutti noi sul valore della donazione di organi, che fa una gran fatica ad affermarsi, ma è espressione di quella cultura della solidarietà che nobilita una comunità”