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I consiglieri comunali del Partito Democratico e delle liste civiche di centrosinistra e il Consigliare regionale Antonio Blasioli dicono “no” alla proposta di costruire la nuova sede della Regione Abruzzo nell’area di risulta e annunciano il deposito della richiesta di convocare una seduta straordinaria del Consiglio Comunale dedicata alla nuova sede della Regione. «Gli uffici pescaresi della Giunta regionale vanno accorpati sia per ragioni economiche che funzionali – hanno spiegato questa mattina in una conferenza stampa tenuta a Palazzo di Città i consiglieri regionali Antonio Blasioli e Silvio Paolucci ed i consiglieri comunali Piero Giampietro, Stefania Catalano, Francesco Pagnanelli, Marco Presutti, Giovanni Di Iacovo, Marinella Sclocco e Mirko Frattarelli – ma la proposta di Masci, Marsilio e Sospiri di edificare la sede unica nell’area di risulta è inaccettabile.

Ribadiamo innanzi tutto il diritto di Pescara, come L’Aquila, di avere una sede unica degli uffici regionali, in un unico luogo della città, decorosa e che garantisca efficienza a chi ci lavora e ai fruitori. Realizzarla nel rispetto degli uffici e delle competenze che trovano sede a Pescara significa mettere a reddito gli immobili dismessi e evitare di pagare canoni di locazione che possono costituire la rata mutuo per la sua realizzazione, estendendo eventualmente il ragionamento anche per le sedi di alcune società partecipate regionali. 

La localizzazione della sede nell’area centrale, una delle ultime possibilità di cambiare il volto della Città, ha solo lo scopo di cercare di coprire il goffo danno frutto dalle scelte creative e i ritardi con cui il centrodestra pescarese ha sabotato, di fatto, il progetto della Giunta di centrosinistra, con altri danni, ancora più gravi e, soprattutto, più duraturi.

Il primo: leggiamo nel protocollo d’intesa sottoscritto tra Regione e Comune che per contenere gli uffici regionali di Pescara ci sarebbe bisogno di una superficie di circa 20 metri quadrati, su cui generare qualcosa come 60 mila metri cubi. Pensare di concentrare questa densità di cemento nel cuore della città vuol dire azzerare le prospettive di realizzare un grande parco centrale, che i pescaresi chiedono da trent’anni, e vuol dire rinunciare alla realizzazione di un attrattore culturale che, secondo noi, va individuato con un serio processo di partecipazione, con l’obiettivo di dare, insieme al parco, una nuova linfa al centro urbano e al sistema culturale cittadino.

All’opposto, invece, gli uffici della Regione Abruzzo occuperanno quello spazio così prezioso, che resterà chiuso nei fine settimana e per buona parte dei pomeriggi. Non ci saranno turisti che verranno a Pescara per vedere gli uffici chiusi della Regione e non ci saranno cittadini che potranno usufruire di quegli spazi per respirare nel verde del parco, fare attività sportiva o semplicemente incontrarsi.

Il secondo: i costi di un’operazione così imponente non potranno essere inferiori ai  50 milioni di euro. A fronte di una disponibilità così capiente di risorse economiche, questo investimento va assolutamente indirizzato alla realizzazione della nuova sede in un quartiere per il quale questo investimento può rappresentare una svolta, un cambiamento concreto, preferendo le opzioni di riqualificazione di zone periferiche con collegamenti qualificati con il trasporto pubblico e con la rete ferroviaria. I quartieri che aspettano un intervento radicale di rigenerazione urbana sono conosciuti da tutti, a partire dall’ex circoscrizione 3 “Tiburtina Villa del Fuoco”. Concentrare questo investimento nell’unico snodo cittadino già destinatario di altre risorse pubbliche per oltre 20 milioni di euro (15,9 del Masterplan più i 4 messi a disposizione dalla Fondazione Pescarabruzzo) vuol dire sprecare una occasione storica che difficilmente tornerà.

Il terzo: concentrare nel cuore della città uffici così imponenti, nei quali oggi lavorano fra le 800 e le 900 persone, vuol dire spingere verso il centro ulteriori automobili e altro inquinamento, esattamente il contrario di quel che avviene in tutte le altre città, con il paradosso che a conti fatti, la mole di traffico finirà per appesantire la qualità dell’aria e la vivibilità del centro cittadino.

In ogni caso, su questi atti, si staglia un enorme problema di fondo: nessun cittadino è stato coinvolto in una decisione così strategica. Dopo una campagna elettorale in cui l’area di risulta è stata al centro dei dibattiti, una inversione di rotta così netta viene decisa nel chiuso di qualche stanza tra Piazza Italia e di Piazza Unione, in un percorso che sta continuando ad andare avanti spedito sotto la forma di accordo tra pubbliche amministrazioni. 

Il tutto mentre negli stessi giorni sta partendo dal basso un auspicato processo di partecipazione, mobilitazione e informazione che vedrà domani, presso il Dopolavoro Ferroviario, il primo incontro pubblico di confronto promosso da Italia Nostra con l’adesione di molte associazioni e personalità. Un momento, quello di domani, estremamente importante e che senz’altro sarà seguito da altri approfondimenti, di fronte ai quali le istituzioni hanno il dovere di aprire le porte del confronto e non di respingerle con stizza. 

Infatti, mentre le forze vitali della Città si avviano ad animare una importante discussione, Comune e Regione, alla chetichella, stilano un crono programma segreto del quale nessuno sa molto di più di quanto detto oggi, sia sulla sede della Regione, sia su come Masci intenda utilizzare i fondi Masterplan del centro sinistra originariamente previsti per l’Area di Risulta. 

Ecco perché abbiamo deciso di presentare la richiesta di una seduta straordinaria, in forma aperta, del Consiglio Comunale: dopo il sabotaggio del precedente progetto anche a causa della “architettura creativa” che aveva imposto ai partecipanti alla gara la progettazione di una pista da snowboard sul tetto di un parcheggio, ci troviamo di fronte ora ad un progetto da scrivere daccapo, davanti al quale riteniamo inaccettabile decidere a favore di una colata di cemento di 60 mila metri cubi, che sottrae il futuro utilizzo dell’area di risulta ai cittadini pescaresi, aumenta l’intasamento e l’inquinamento del centro cittadino, senza aver nemmeno aperto un confronto con la città.