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Alle ore 6:00 di questa mattina, la Squadra Mobile ha dato esecuzione all’ordinanza emessa dal G.I.P. di Pescara che ha disposto la custodia cautelare in carcere per un noto pregiudicato 42enne pescarese e per una donna 46enne di origini straniere, gravemente indiziati di aver commesso ripetute condotte integranti reati in materia di stupefacenti. L’attività investigativa trae origine dall’arresto in flagranza della donna e di suo marito nel dicembre 2021, quando venivano trovati in possesso di circa 1 kg di cocaina. Le indagini della Squadra Mobile hanno permesso di fornire all’Autorità Giudiziaria gravi indizi secondo cui il marito della donna sarebbe stato ingaggiato, dal 46enne arrestato in data odierna, per la custodia ed il taglio complessivamente di oltre 20 kg di cocaina nei mesi precedenti, motivo per cui avrebbe ricevuto un vero e proprio stipendio su base mensile. Tale circostanza era confermata anche dal materiale rinvenuto nella sua abitazione, tra cui una pressa artigianale di notevoli dimensioni, destinata al compattamento dei “panetti” di stupefacente una volta tagliati. Inoltre, dall’attività investigativa è emerso che la donna, nonostante dopo l’arresto di dicembre fosse stata ristretta in regime di arresti domiciliari, avrebbe continuato nell’attività di spaccio di cocaina direttamente dalla propria abitazione, inizialmente in concorso con il 46enne di cui sopra. Quest’ultimo, tuttavia, veniva successivamente tratto in arresto (tornando poi nuovamente in libertà dopo alcuni mesi di custodia cautelare in carcere) per cui la donna si sarebbe rivolta ad altri fornitori. Valutata la gravità degli indizi, il G.I.P. ha anche ritenuto sussistente l’esigenza cautelare di disporre la misura più afflittiva anche ai fini di evitare la reiterazione delle condotte. A parere del magistrato, infatti, la gravità dei fatti, nonché la reiterazione e la frequenza delle condotte di spaccio contestate, rivelano come si tratti di un gruppo di persone stabilmente dedito all’attività delittuosa nel campo degli stupefacenti, le quali denotano una personalità proclive a delinquere, come emerge dalla grande quantità di droga “lavorata” in vista della vendita e da altre circostanze che dimostrano abilità e professionalità nel delinquere, come confermato anche dai precedenti penali degli indagati, tutti già condannati con sentenze irrevocabili per gravi reati della stessa indole. I due indagati destinatari della misura, pertanto, sono stati condotti in carcere.