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Questa mattina, presso la Sala Corradino D’Ascanio della sede pescarese del Consiglio Regionale, si è svolta una conferenza stampa congiunta di Gruppo Consiliare del Partito Democratico, Gruppo Comunale Uniti per Caramanico e l’ex sindaco Mario Mazzocca, incentrata sul futuro delle terme, chiuse ormai da anni a causa del fallimento dell’ex concessionaria con evidenti ripercussioni su una parte caratterizzante dell’offerta turistica abruzzese.

Il crack della Società delle Terme e la conseguente chiusura del complesso non giustificano l’atteggiamento passivo di Giunta Regionale e Comune di Caramanico, che stanno dando prova di inerzia impelagandosi in attività istituzionali confuse, inconsistenti e indecifrabili, prive di prospettive che garantiscano una concreta soluzione del problema già dalla prossima estate.

Dopo l’ennesimo ed infruttuoso tentativo di stimolare una riflessione e un intervento nell’ultimo Consiglio regionale di agosto, con la presentazione dell’emendamento a firma dei Consiglieri Blasioli e Paolucci per il ristoro delle attività turistico-ricettive del comprensorio della Maiella, le più penalizzate dalla chiusura, – emendamento che verrà riproposto anche nel prossimo Consiglio – il Gruppo Pd in Regione e il Gruppo Uniti per Caramanico hanno pianificato e portato avanti varie interlocuzioni con la curatela fallimentare e tecnici esperti del settore termale, al fine di individuare soluzioni percorribili che consentano la riapertura delle terme nel più breve tempo possibile.

La curatela fallimentare, che ringraziamo per aver accettato l’incontro ed esplicitato le difficoltà dell’incarico, auspica che si possa procedere alla vendita dei beni del fallimento in autunno. Se costi e tempistiche precludono di fatto la riattivazione delle terme in capo alla stessa curatela, è altresì probabile, come spesso accade nelle aste, che non vada a buon fine la prima vendita, anche perché la cessione dello stabilimento svincolata dalla concessione delle acque – in capo alla Regione e anch’essa da assegnare con evidenza pubblica -, rischia di rendere poco appetibile l’investimento per i privati. Un ulteriore ritardo che potrebbe infliggere un colpo fatale all’economia della comunità di Caramanico e dell’intero comprensorio della Maiella.

Per questo intendiamo proporre, con spirito costruttivo, alla maggioranza di centro-destra e all’opinione pubblica tre strade alternative. Scelgano loro quella percorribile e più vantaggiosa, ma si esca dal pantano e dalle scuse di improcedibilità causa fallimento fornendo garanzie sulla riapertura delle terme.

1)    La prima si rinviene nella legge regionale 15/2002. L’art. 67 prevede che la Regione, attraverso la FIRA, possa sottoscrivere quote di partecipazione nelle società termali. In sostanza si potrebbe attuare per qualche anno una gestione in house delle terme, modello che questo Governo regionale aveva in precedenza prospettato per l’impianto natatorio delle Naiadi, e che permetterebbe inoltre di avvalersi dell’esperienza lavorativa dei dipendenti che a lungo hanno curato la struttura e saprebbero valorizzarla. I vantaggi che deriverebbero da questa scelta sono innegabili: la riattivazione in tempi brevi e certi del complesso termale e dello sfruttamento della risorsa idrica, scongiurando la compromissione della qualità delle acque, che per non deteriorarsi necessitano di un deflusso costante.

2)    Se la Regione venisse in possesso, mediante esproprio, dei beni necessari all’attività termale, oltre a quelli pertinenziali che già le spettano per legge, potrebbe indire un unico bando tanto per lo stabilimento termale che per la concessione delle acque.

3)    L’ultima opzione, senz’altro più complessa ma quantomeno da verificare, sarebbe quella del partenariato pubblico-privato, che dovrebbe coinvolgere la curatela e avrebbe bisogno di un vaglio del giudice fallimentare.

C’è infine la questione della piscina termale pubblica, la cui realizzazione (relativamente al 1° lotto del progetto) all’interno del parco termale era stata finanziata nel 2017 dalla Giunta D’Alfonso con un importo pari a 600mila euro. «Ad oggi i lavori non sono stati ancora avviati, pur essendo stati appaltati alla fine del 2019 dal Comune di Caramanico, che un anno dopo ha incomprensibilmente avanzato richiesta di delocalizzazione dell’opera ad appalto concluso» ha sottolineato Mario Mazzocca. «Viene spontaneo chiedersi se il finanziamento sia ancora in essere, perché i lavori siano fermi e se sia stato attribuito il successivo finanziamento di 1 milione di euro per il 2° ed ultimo lotto. Domande a cui la Regione non ha mai risposto, ignorando una richiesta di accesso agli atti formalizzata 14 mesi fa e trascurando il fatto che oggi, qualora il cronoprogramma degli interventi fosse stato rispettato, la comunità avrebbe potuto disporre di un’opera strategica e già funzionante, che costituirebbe – per la prima volta dopo 80 anni – un solido presidio (pubblico) all’interno dello storico stabilimento termale (privato) in grado di sopperire, seppur parzialmente, alla situazione di perdurante stallo e di grave crisi che l’intero territorio sta vivendo».

«Quella del Partito Democratico è un’iniziativa lodevole – hanno evidenziato il consigliere comunale Luca La Selva e l’ex assessore Rita Silvaggi del gruppo Uniti per Caramanico -, in quanto per la prima volta, a livello istituzionale, un soggetto politico mette sul tavolo delle proposte concrete. Trattandosi di una vertenza di primaria importanza, anche per la profonda crisi strutturale dell’indotto che ne deriva, stupisce che l’assunzione di responsabilità venga da un gruppo di opposizione e non dalla maggioranza, che continua invece a dimostrare una totale assenza di visione, nascondendosi dietro la procedura fallimentare».

«Sul web sono facilmente reperibili i video in cui esponenti della maggioranza annunciavano che sotto la loro amministrazione le terme non avrebbero mai chiuso – le dichiarazioni dei consiglieri Blasioli e Paolucci -. E invece non solo questo non è avvenuto, ma sono state anche stornate le risorse stanziate senza mettere in campo nuovi fondi. Invitiamo dunque la Giunta, già nel prossimo Consiglio regionale, ad esaminare seriamente ciascuna delle soluzioni da noi prospettate al fine di scongiurare che le terme restino chiuse per il terzo anno consecutivo. E a rispondere alle esigenze di un’intera comunità approvando l’emendamento sui ristori che intendiamo riproporre». 

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