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Dopo 53 anni dall’ultima volta, il pittore Roberto Tommasetti torna ad esporre i suoi capolavori in Abruzzo. Sarà il Museo delle Genti d’Abruzzo, in via delle Caserme 24 a Pescara, ad ospitare la personale dal titolo “Il mio mondo a colori” dell’apprezzatissimo artista classe 1945, nato a Chieti ma che da decenni vive a Venaria Reale (To). Il vernissage della mostra ci sarà in data 10 agosto alle ore 18 e l’esposizione si concluderà il 10 settembre (orari di apertura consultabili sul sito ufficiale del museo).

“Sono legato alla natura come ad una religione, mi nutro di pensieri e di colori”, le parole dell’artista per spiegare con semplicità il sentimento e le emozioni che sono alla base dei quadri che cittadini abruzzesi e turisti avranno modo di apprezzare dal vivo in una location di prestigio. Il mese di esposizione a Pescara rappresenta un’occasione imperdibile per conoscere opere peculiari, frutto di una straordinaria originalità tecnica mai corrotta da mode e vagheggiamenti del momento.

La mostra in Abruzzo, dopo oltre mezzo secolo dall’ultima esposizione delle sue opere in regione, segue la fortunatissima “Immagini di una passione” dello scorso novembre proprio a Venaria Reale che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico. Oltre 50 le opere presenti in quella circostanza, tutte di una forte potenza espressiva e artistica. Tomassetti ha iniziato a dipingere da giovanissimo, spinto da una forte predisposizione e da una grande passione che ben presto lo hanno portato a riscuotere consensi unanimi grazie alla genuinità ed ai tratti decisi del colore delle sue pennellate. All’età di 17 anni esordisce partecipando ad una mostra collettiva nella sua città natale, Chieti, destando un interesse di critica e di pubblico crescente nel successivo percorso artistico, connotato da una lunga serie di concorsi e mostre sia collettive sia personali. La particolare luminosità e il lirismo delle sue opere, uniti a personalità, sensibilità e originalità del tratto, lo inseriscono a pieno diritto tra gli artisti contemporanei più apprezzati, degno erede di una tradizione aulica di pittori che hanno fatto della tavolozza e delle tele la propria ragione profonda di vita.