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bussi proc

“La sentenza del processo di Bussi rischia di essere un macigno sull’applicabilita’ dei limiti di legge sulle acque potabili e sull’inquinamento e apre al caos normativo e giurisprudenziale”. Lo afferma il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua. “Stiamo leggendo le 188 pagine della sentenza del processo di primo grado per il disastro di Bussi con cui e’ stato escluso il reato di avvelenamento delle acque destinate al consumo umano. Ovviamente – fa sapere il Forum – sara’ svolto un approfondimento tecnico-giuridico nei prossimi giorni. Emergono pero’ evidenti discrasie sulla ricostruzioni dei fatti in merito alla contaminazione dei Pozzi S.Angelo. Si parla di superamenti ‘sporadici’ e ‘limitati’ delle soglie, quando, a mero titolo di esempio, il tetracloruro di carbonio e’ stato rilevato con concentrazioni fino a tre volte i limiti fissati dall’Istituto Superiore di Sanita’ e oltre questo limite in quasi il 10% dei campioni. Ci sono, addirittura, incongruenze anche sulle valutazioni”. Tra i diversi casi l’associazione segnala che “a pag.116, ad esempio, i giudici scrivono che i contaminanti ‘hanno sicuramente reso l’acqua non potabile’ quando a pag.130, nelle conclusioni, scrivono che l’acqua era ‘sostanzialmente potabile’. In generale quella che piu’ preoccupa, per le conseguenze che puo’ avere in tutta Italia, e’ la parte relativa al rispetto dei limiti di legge sulla potabilita’ e alla pericolosita’ per la salute umana derivante dai superamenti degli stessi. Scrivono, tra l’altro, i giudici: ‘In definitiva le analisi condotte sulle acque emunte al campo pozzi hanno dimostrato in maniera certa la presenza di inquinanti che…hanno sicuramente reso l’acqua non potabile, ma non puo’ per cio’ solo affermarsi che l’acqua captata dal sottosuolo fosse ‘avvelenata’ e, cioe’, potenzialmente in grado di produrre effetti deleteri per la salute pubblica’”. Per il Forum, “I giudici si appiattiscono, infatti, sulla tesi difensiva per la quale questi limiti sarebbero molto cautelativi in quanto fondati sul principio di precauzione e un loro superamento non determinerebbe in concreto un pericolo per la salute pubblica. I pm e l’Istituto Superiore di Sanita’ avrebbero dovuto individuare altre soglie, direttamente collegabili al pericolo. Cosi’ non solo si smonta la legislazione italiana in materia di prevenzione facendo rimanere di fatto solo l’arbitrio ma addirittura si trasforma il principio di precauzione in uno scudo per gli inquinatori. Auspichiamo – conclude il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua – che il ricorso e il giudizio di secondo grado possano ribaltare questa impostazione”