Le associazioni Stazione Ornitologica Abruzzese, Lega Italiana Protezione Uccelli e Salviamo l’Orso hanno presentato ieri pomeriggio un dettagliato esposto ai Carabinieri Forestali e alla Regione Abruzzo in merito a gravi e palesi difformità rilevate tra il progetto approvato e i tagli di decine di grandi alberi poi effettuati nella Riserva Naturale Regionale “Sorgenti del Pescara” a Popoli.
Le associazioni avevano richiesto gli atti il 22 maggio e la direttrice della Riserva Pierlisa Di Felice li ha forniti dopo un mese il 21 giugno, ultimo giorno utile secondo la legge. In realtà sono stati inviati documenti parziali in quanto mancano gli atti relativi all’affidamento dei lavori all’impresa che poi ha realizzato i lavori e alle fonti di finanziamento.
Sono stati consegnati tre documenti: -il progetto di taglio; -lo studio di incidenza ambientale;-l’autorizzazione regionale. Il progetto di taglio prevedeva l’abbattimento di ben 87 alberi di dimensioni fino a 70 cm di diametro per complessivi 902 quintali di legna da ardere e d’opera (sic!) tratti dal cuore della riserva, in larga parte da grandi pioppi di un’antica piantagione realizzata molto prima dell’istituzione della Riserva che lo stesso tecnico redattore del progetto di taglio presenta come ormai naturalizzati, definendoli anche “maestosi“. Oltre agli 87 alberi previsto il taglio anche di ulteriori 11 piante di dimensioni minori. Nella documentazione non vi è alcun riferimento al fatto che parte della legna sarà lasciata in loco, come affermato dal comune in un comunicato stampa.
Ebbene, sono emerse quelle che appaiono come numerose irregolarità nello svolgimento dei lavori e nelle procedure autorizzative:1)il taglio doveva concludersi entro il 10 marzo mentre è stato proseguito in larga parte dopo, in pieno periodo di nidificazione degli uccelli;2)non doveva essere aperta una pista come invece è stato fatto nel cuore della Riserva in quanto il progetto prevedeva di operare con muli e l’autorizzazione regionale escludeva esplicitamente l’apertura di piste. Prima c’era un sentiero di pochi decimetri di larghezza, ora una pista larga metri dove sono passati mezzi meccanici;3)sono stati tagliati alcuni alberi e arbusti diversi da quelli autorizzati;4)in piena violazione delle Linee guida nazionali sulla Valutazione di Incidenza i documenti non sono stati resi pubblici preventivamente per 30 giorni per consentire eventuali osservazioni del pubblico né è stata resa pubblica la successiva decisione.
Gravissime anche le lacune, le carenze e le incongruenze nel progetto di taglio e nello Studio di Incidenza Ambientale, quest’ultimo redatto direttamente dalla direttrice della riserva:
-nel progetto di taglio sono stati previsti abbattimenti di diversi bagolari descrivendoli come specie “aliena” quando invece è una specie assolutamente indigena;
-incredibilmente nello Studio di Incidenza non è stato analizzato l’impatto del taglio proprio sulla specie più protetta della Riserva e più vulnerabile considerato il tipo di intervento, l’Osmoderma eremita. Si tratta di un rarissimo coleottero che è considerato addirittura prioritario per l’Unione Europea (per capirci, ha uno status di tutela legale maggiore dell’Aquila reale!). Si tratta di un animale che vive proprio sui grandi alberi vivi ma con parti marcescenti. Invece nello studio ci si dilunga sui…pesci!
-le piante da tagliare sono state scelte l’anno scorso, agosto 2021, sostenendo di aver avuto cura di escludere quelle con nidi di uccelli. Ora, a parte che è letteralmente risibile pensare di individuare da terra nidi di pochi centimetri tra il fogliame, posti ad altezza di 15 metri, deve essere anche sfuggito che l’anno successivo gli uccelli costruiscono nuovi nidi, magari proprio sugli alberi poi tagliati! In ogni caso a terra abbiamo trovato anche un tronco con una cavità nido di picchio.
-nei documenti non si fa alcun accenno né al Piano di Assetto della Riserva Naturale né alle misure di conservazione sito-specifiche del Sito di Interesse Comunitario approvate nel 2017 dalla regione, in piena violazione della Legge regionale 3/2014 che disciplina questi interventi.
Le associazioni hanno quindi chiesto ai Carabinieri-Forestali e alla Regione di svolgere i necessari approfondimenti rispetto alle criticità rilevate sul campo e nella procedura amministrativa, nonché di verificare gli affidamenti e anche la partita economica, visto che, tra l’altro, l’uso di mezzi meccanici invece dei muli previsti dal progetto oltre ad essere una palese violazione delle prescrizioni ambientali incide anche sul quadro economico diminuendo i costi dell’intervento mentre i ricavi previsti rimangono inalterati, procurando, quindi, un eventuale maggiore profitto.
Tutto ciò stante i documenti forniti, in attesa di quelli, pur richiesti, relativi appunto agli affidamenti, agli accordi con l’impresa operante e alle fonti di finanziamento pubblici eventualmente impiegati riservandoci ogni altra integrazione data la gravità di quanto accaduto anche rispetto alle norme comunitarie sulla tutela della fauna e della flora nonché della trasparenza e partecipazione.