Ci sono voluti quasi sei mesi di lavoro attento e certosino, ma il restauro di “Genova”, uno degli otto pannelli di “La vera Cabala del Lotto” che decorano la scala del Museo Cascella è finalmente terminato.
Il recupero è stato curato dalla restauratrice Chiara Russo, nell’ambito di un progetto con il quale la Fondazione Genti d’Abruzzo ha voluto rendere omaggio a Pietro Cascella, che quei pannelli li ha realizzati. “Genova” era senz’altro l’elemento più compromesso, danneggiato dal passare degli anni e da problemi di conservazione. Oggi è tornato a una vita nuova. L’intera operazione di restauro è stata ripresa e documentata e tutto il materiale presentato domenica 22 maggio, alle ore 18, nel salone del Museo Cascella. Il lavoro è stato parte di un importante progetto di condivisione con la città: in alcune date particolari, infatti, il restauro è stato aperto al pubblico e piccoli gruppi di persone hanno potuto assistere alle fasi di pulizia e sistemazione. In più l’intera operazione è stata possibile grazie alla donazione liberale di Luigi Di Fabio, il proprietario del Bar Roberto che, da qualche mese gestisce anche il Caffè Letterario, dopo un importante investimento. Un aiuto è arrivato anche dall’Inner Wheel, club service che ha già arricchito il Museo delle Genti d’Abruzzo con una collezione di bambole dal mondo.
La partecipazione dei privati è un valore aggiunto, che segna un legame più forte delle istituzioni museali con la città.
“E’ un lavoro importante che speriamo possa continuare – afferma la direttrice della Fondazione Genti d’Abruzzo, Letizia Lizza – vorremmo infatti completare la sistemazione di tutti i pannelli della scala. Il passo che abbiamo compiuto è un passo importante e su questa strada di collaborazione con il tessuto sociale vorremmo proseguire”.
“I beni che custodiamo fanno parte del passato del nostro territorio, sono la matrice del nostro presente – sottolinea il presidente della Fondazione Emilio Della Cagna – ed è anche per questa ragione che abbiamo voluto condividere con il pubblico la cura di un pezzo unico. E’ un modo per avvicinare le persone alla vita vera dei nostri musei, a tutto il grande lavoro necessario per mantenere alto il livello delle nostre esposizioni permanenti”.