“La nuova e durissima bocciatura del Tavolo ministeriale di monitoraggio della sanità sui 38 mesi di governo del comparto da parte del centrodestra conferma tutti gli allarmi lanciati in questi mesi: fino ad oggi il centrodestra non ha espresso una governance efficace e azioni concrete sulla rete ospedaliera e sulla medicina territoriale; la sanità non governata ha prodotto un disavanzo “strutturale” di 107 milioni di euro per il solo 2021; l’Abruzzo è ancora senza il piano operativo e la programmazione della Rete ospedaliera e della Rete territoriale collegata alle risorse PNRR e, cosa gravissima, non solo non ha ancora recepito le prescrizioni ministeriali arrivate dai tavoli passati, ma non ha ancora programmato la sanità futura, tanto che i tecnici chiedono la trasmissione della bozza di Programma Operativo 2022-2024. Criticità non da poco, che rischiano di diventare insuperabili, nonostante le risorse disponibili e quelle aggiuntive arrivate per affrontare l’emergenza covid”. Questo il commento dei gruppi del Pd, Legnini Presidente, Abruzzo in Comune e Gruppo Misto a fronte delle notizie contenute nel verbale dell’ultimo tavolo ministeriale di monitoraggio tenutosi a dicembre.
“L’Abruzzo rischia di rivivere una crisi che aveva superato, se la Regione non assumerà un ruolo attivo nella governance della sanità – così i consiglieri Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Sandro Mariani e Marianna Scoccia – I tavoli ministeriali reclamano un programma operativo credibile per questi mesi di governo passati e per quelli che porteranno al 2024, a fine legislatura che ad oggi non esistono. Scelte che siano in linea non solo con quanto messo nero su bianco sulle bozze dei documenti basilari prodotti e ancora attesi dagli organismi di controllo, lamenta il verbale, ma che siano in linea con i bisogni di cura sentiti dagli abruzzesi, a maggior ragione dopo la fine dell’emergenza covid, per evitare che vadano a farsi curare fuori come accade oggi”.
Programma operativo. Era settembre quando i Tavoli comunicavano alla Regione che la bozza di Programma operativo 2019-2021 “non era assentibile” senza un aggiornamento a seguito della pandemia. Non solo parliamo di un documento superato dalla realtà, ma di integrazioni fatte male, che non sono in linea con i parametri della programmazione e di conseguenza imbrigliano le risorse giacenti e quelle disponibili, a cui la Regione può in ogni caso accedere solo se i documenti sono a posto e solo dopo aver varato Piano sanitario e rete ospedaliera. Si raccomanda altresì la regione a trasmettere la bozza di Programma operativo 2022-2024 al fine di individuare tempestivamente le misure da porre in essere per la programmazione del prossimo triennio. Tavolo e Comitato rilevano l’assenza dei prospetti analitici relativi agli anni 2019, 2020 e 2021, essenziali per effettuare un controllo puntuale degli importi rappresentati. Ne raccomanda l’inserimento nel prossimo Programma Operativo 2022-2024 di cui reclama la bozza “al fine – si legge – di individuare tempestivamente le misure da porre in essere per la programmazione del prossimo triennio”. Una programmazione che ad oggi, evidentemente non c’è.
Rete ospedaliera e rete territoriale. Ospedaliera: i Tavoli, dunque, invitano a programmare: ci chiediamo perché dopo 38 mesi il centrodestra abbia semplicemente approvato una delibera di Giunta regionale che contiene intenti. Purtroppo poco vedremo se nei 24 mesi che restano a questa legislatura non approveranno gli atti che sono i grandi assenti dai tavoli ministeriali e dovrebbero essere invece i grandi interpreti della politica sanitaria di una regione. Territoriale: rilanciamo alla Regione la domanda dei Tavoli, quando verranno adottate le Linee di indirizzo della rete territoriale trasmesse a marzo di due anni fa? Non furono trasmessi, si evince dal documento, perché in fase di condivisione con gli organi di indirizzo politico, ma non ci risulta siano mai arrivati in Commissione, né in Consiglio, né sembrano essere oggetto di discussione interna alla maggioranza. In sostanza, al Ministero dichiarano il falso.
Parametri sanitari tutti in caduta. Elevatissimo il costo sociale di questa situazione, specie in termini di prestazioni non effettuate e un forte calo anche sul fronte della prevenzione. Sul fronte degli screening oncologici, ad esempio, si passa dal 30,9 per cento di adesioni del 2018 per quello della cervice, 48,8 per il mammografico e 45,5 per quello colon-rettale, a numeri nettamente dimezzati: rispettivamente al 18,4, 25,3 e 18,8. Decine di migliaia le prestazioni sospese e da recuperare, fra queste tantissime riguardano la prevenzione. Bassa la spesa per i farmaci innovativi non oncologici invece, la regione ha una spesa più bassa di quella nazionale e del 38,05% inferiore al 2020. Abruzzo inadempiente in base ai parametri fissati anche in merito all’erogazione delle cure palliative e terapia del dolore.
Mobilità sanitaria. È di conseguenza pesantissimo il dato numerico sulla mobilità sanitaria passiva, effetto principale della mancata gestione dei servizi sanitari e anche quello economico di riferimento: in merito alle cifre, la mobilità evitabile ammonta al 73,9 per cento, mentre per quanto riguarda il costo economico delle migrazioni sanitarie fuori regione, il saldo tra la mobilità attiva e passiva per la prima volta si attesta a -100,839 milioni di euro nel IV trimestre del 2020. Una situazione lasciata crescere e su cui il Tavolo invita la Regione ad approfondire e provvedere al recupero di pazienti.
Organici. Forti anche i dati sull’arruolamento di personale: i lavoratori assunti a tempo determinato passano dai 712 del 2019 ai 1.554 del 2020, con una previsione di 2.040 nel 2021; scendono progressivamente quelli a tempo indeterminato, passati da 13.712 del 2019 ai 13.659 del 2020, con previsione di arrivare a 13.555 per il 2021. Sono stati invece 1.391 i contratti cessati nel 2020 e 1.486 per il 2021. Si sconta la perdita di 53 unità del personale a tempo indeterminato rispetto al consuntivo del 2019, ma spicca il ricorso ad assunzioni a tempo determinato che sono 662 e quello a co.co.co e altre forme contrattuali flessibili con 609 contratti. Manca una strategia virtuosa, perché si spendono soldi e non si risolve il grosso problema della precarizzazione: in migliaia aspettano ancora che la Regione tracci un percorso, definendo opportunità di reinternalizzazione dei servizi, come altre regioni stanno facendo bene, attivando procedure concorsuali in cui sia garantita una riserva fino al massimo del 50 per cento al personale che abbia i requisiti della L. 234/2021. Noi ne avevamo proposta una che andava verso la stabilizzazione di questo personale qualificatissimo, essenziale durante le fasi più acute della pandemia, ma il nostro testo è stato stravolto e la maggioranza ha adottato norme che non lo rendono possibile. Tuttavia, manca anche qui, si legge nel verbale, una tabella capace di incrociare i dati sulle assunzioni a quelli sulle maggiori risorse, per definire come siano state utilizzati i fondi dell’emergenza covid anche sulle spese del personale. Tant’è che il Ministero raccomanda un contestuale aggiornamento del Piano Triennale dei fabbisogni di personale in considerazione delle unità di personale assunto sia a tempo determinato che indeterminato per le annualità 2020 e 2021.
Disavanzo strutturale. La voce più preoccupante riguarda l’ingente disavanzo di gestione dei conti della sanità e che oggi trova una certificazione ministeriale: 107 milioni di euro non coerenti con il Piano di rientro, né con le risorse programmate, si legge nel documento che sottolinea quanto i Tavoli esprimano preoccupazioni in merito alla tenuta della programmazione di cui al Piano di rientro della Regione Abruzzo, perché il disavanzo strutturale rimarrebbe tale e immutato, non sanato. Alla Regione i tecnici tornano a chiedere la documentazione inerente le coperture al fine di permettere una compiuta istruttoria e definiscono le azioni di intervento previste insufficienti a determinare un recupero delle inefficienze del sistema, invitando l’Ente ad assicurare l’equilibrio economico programmato e a ripianare le perdite, agendo da sprone alle Asl specie per quelle datate. I tecnici lamentano che il Programma operativo 2019/21 trasmesso dalla Regione manca di prospetti analitici e programmati agli anni di riferimento che hanno reso impossibile effettuare un controllo puntuale degli importi rappresentati.
Risorse disponibili. Alla Regione Abruzzo sono state assegnate risorse correnti per 79,751 milioni di euro in base ai decreti legge n. 18/2020, n. 34/2020 e n. 104/2020. Altre sempre per covid ne arriveranno, inoltre il fondo sanitario ordinario è aumentato di altri 120 mln solo nel triennio 2019/2021. Tuttavia il Ministero chiede maggiori assicurazioni sull’andamento dei costi rendicontati e sulla coincidenza alle prestazioni erogate in emergenza nel 2021, perché le cifre risultano più alte, su alcune voci, rispetto a quelle del 2020. Una richiesta che ha alla base l’esigenza di capire come è stata gestita la pandemia. Di fatto, la Regione ha in cassa risorse che non può spendere, finché non vara gli atti programmatori relativi, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in edilizia sanitaria, perché sulle spese correnti i soldi sono già spesi: il ripiano dei 107 milioni richiede lavoro e una programmazione credibile, quella che il Ministero reclama.
L’emergenza lenta. Fra tagli operati di medici e servizi e mancata programmazione, sono diventati preoccupanti anche i tempi della Rete di emergenza, con l’aumento di 6 minuti su quelli di arrivo dei mezzi di soccorso sul malato, passato nel 2020 a 25 minuti, sui 18 del 2018, insufficienti, secondo gli standard che pongono il limite a 21 minuti di attesa. Salvare vite non dipende solo dalla competenza di chi agisce, ma dalla programmazione di chi decide come organizzare la rete. Che è lo stesso che decide di chiudere o ridurre l’attività delle sale operatorie, perché non è in grado di gestire il personale in modo che non manchino chirurghi o anestesisti. Quelli rimasti, va detto, fanno salti mortali ogni giorno per assicurare assistenza.
Sanità privata. Il 2021 è finito e il Ministero chiede ancora informazioni sulla definizione dei tetti di spesa da assegnare alle strutture private accreditate, per erogare le prestazioni e sottoscrivere i relativi contratti, al fine di evitare esposizioni e contenziosi. Una situazione che rende la Regione vulnerabile, tenuto conto del necessario ruolo di sussidiarietà orizzontale assicurato dai soggetti accreditati, in misura complementare rispetto alla rete sanitaria pubblica e per il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Ciò nonostante, si rileva il grave ritardo con il quale la regione sta procedendo a contrattualizzare le strutture private per l’erogazione di prestazioni di specialistica ambulatoriale in considerazione dei contenziosi pendenti. I tecnici invitano anche all’Accreditamento istituzionale: la Regione non ha adempiuto alla definizione
Punti nascita. Nonostante la campagna elettorale del centrodestra sia stata tutta incentrata sui punti nascita, in 38 mesi di governo emerge clamorosamente il loro fallimento su un tema preso in carico evidentemente solo per motivi elettorali. Infatti su Sulmona non hanno fatto nulla per rispettare quanto previsto dalle deroghe per punti nascita sotto 500 parti,. Una inconcludenza estesa a tutto il territorio, viste le incertezze sugli standard di Pescara e L’Aquila e sui mancati investimenti per gli organici a Pescara e Sant’Omero richiamati dal tavolo. E ancora non si ha contezza della situazione a Vasto. In altre parole, gli standard previsti dalle check list non vengono rispettati.