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S’intitola “Sempre Franco” il libro di Guelfo Fiore e Nicodemo Oliverio che racconta le diverse “vite pubbliche” di Franco Marini, nel sindacato, nella politica, nelle istituzioni.

Edito dalle Edizioni Lavoro, è aperto da una prefazione del ministro della Cultura Dario Franceschini e da una introduzione del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

Nel libro un ricco corredo fotografico con scatti anche della vita privata ed una appendice con testi e interviste di Marini sul sindacato e la politica.
    “L’idea del libro – scrivono gli autori – è nata a qualche mese di distanza dalla scomparsa di Franco Marini. Ci è parso giusto offrire un contributo all’approfondimento della sua dimensione pubblica nel sindacato, nella politica e nelle istituzioni accompagnando il racconto con qualche squarcio della vita privata anche, ma non solo, perché utili a inquadrare le scelte e le strade perseguite da chi è stato tra i protagonisti principali per quasi 50 anni della nostra storia nazionale”.
    Il primo dei tre capitoli che compongono il libro è un lungo viaggio nella sfera privata dedicata agli affetti familiari, ma anche all’amore per la sua terra, l’Abruzzo, dove è nato nel paesino di San Pio delle Camere e per la città dove è cresciuto e ha studiato, Rieti. Tanto spazio alla passione per la montagna e per le scalate diventate poi, con l’età, lunghissime passeggiate lungo i sentieri del Gran Sasso e del Terminillo, alla fedeltà al corpo degli alpini rappresentata dal cappello con la piuma da cui non si separava mai, così come da una delle sue numerosissime pipe.
    Esponente di spicco del cattolicesimo sociale, cresciuto alla scuola di Giulio Pastore, Marini è stato segretario generale della Cisl; ha poi raccolto nella Dc l’eredità di Carlo Donat Cattin diventando ministro del Lavoro nel 1991 e prendendo la guida della corrente di “Forze Nuove”. Nella travagliata stagione della fine della “Prima Repubblica” è Marini a collocare saldamente il Partito popolare nel campo del centrosinistra: sarà successivamente tra i promotori della Margherita e traghettatore di quest’ultima nel Partito democratico, per poi diventare Presidente del Senato nella XV legislatura.

   Scrive a questo proposito Franceschini: “Marini ha sempre guardato al futuro, senza lasciarsi imbrigliare dalla nostalgia, fedele ai propri valori, ma duttile sugli strumenti, sapendo che per offrire un orizzonte più largo alla propria tradizione culturale era necessario mettersi in gioco”. Parlando di se stesso, in una intervista nei giorni dell’elezione alla seconda carica dello Stato, Marini ricordava, citando don Milani che “fare il sindacalista è uno dei mestieri più nobili che esistano”. “Da segretario generale – scrive Luigi Sbarra – Franco Marini esercita magistralmente una leadership forte, ma mai “padronale”, sempre ispirata alla valorizzazione del pluralismo e della collegialità. Il “lupo marsicano” mai dimentica di essere guida, e non capo della sua comunità. Mai dimentica la natura profonda dell’azione sindacale, che è prima di tutto servizio verso le fasce deboli”. 

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