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“Il Piano Sociale Regionale 2021-2023 predisposto dall’attuale Governo regionale di centro destra appare più come un Piano dei buoni propositi, piuttosto che un documento atto a tracciare le linee guida per dare soluzione ai problemi cruciali che da anni impediscono alla Regione Abruzzo di disporre di un programmazione sociale efficiente, solida e omogenea su tutto il territorio abruzzese. Nelle oltre 400 pagine del Piano approvato in Giunta, il Governo regionale si limita ad un corposo elenco di problematiche sociali da risolvere, senza indicarne le modalità, i tempi e le risorse da mettere in campo per superare tali difficoltà. Addirittura, come avvenuto già nei precedenti Piani, le soluzioni sono rinviate all’approvazione di ulteriori Atti o addirittura se ne rimanda  la loro risoluzione alla futura programmazione dei Piani Sociali degli Ambiti Distrettuali, con il conseguente risultato dell’aumento dei costi sostenuti dai Comuni per i servizi sociali, la perdita di qualità dei servizi resi ai cittadini e una differente programmazione da un territorio all’altro. Senza dimenticare che molto tempo del Piano 2021-2023 è andato perso visto che ci troviamo già a febbraio 2022” il commento arriva dal Vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari, che attraverso un lungo post sul suo profilo Facebook entra nel dettaglio del documento e lo analizza punto per punto.

“Purtroppo – spiega ancora Pettinari –  Regione Abruzzo, a differenza altre Regioni italiane, non prevede nell’emanare il Piano Sociale risorse regionali proprie da destinare ai servizi aggiuntivi a quelli previsti e finanziati dal Governo centrale. Infatti Le risorse di provenienza regionale potrebbero concorrere a promuovere, anche in accordo con gli ambiti territoriali, azioni di miglioramento e innovazione sia nell’area dei servizi e della loro organizzazione, sia nell’area dell’ascolto, dell’attivazione e della promozione della comunità.

Fondi

Per molti servizi sociali interessati dal Piano, manca l’indicazione della previsione della dotazione finanziaria che la Regione intende mettere a disposizione nel triennio per la programmazione dei servizi sociali:  l’inclusione sociale, servizi per la prima infanzia, servizi per gli anziani, per la famiglia, per i disabili e per la casa. Questo mette in seria difficoltà i Comuni che si vedranno costretti a dover programmare senza la certezza della copertura finanziaria della spesa preventivata e con aumento dei costi da sostenere, quindi senza la possibilità di predisporre un programma sociale che si basi su una previsione pluriennale dei servizi in favore di quelle categorie più fragili della società.

Anche per quanto riguarda i fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea, nel Piano ci si limita a riportare solo l’importo complessivo di attribuzione in favore dell’Abruzzo, ma l’attuale Governo regionale non indica in maniera chiara e precisa come intende ridistribuire e usare tali somme per le varie Missioni che compongono i servizi sociali.

Soggetti fragili

Manca completamente riferimento ad azioni di contrasto alle disuguaglianze e alla crisi economico sociale generatesi in seguito all’epidemia Covid-19.

Mancano interventi dedicati a promuovere azioni per contrastare l’emergenza sociale, a dare supporto a chi si trova in situazione di fragilità e precarietà imprevista e a sostenere le situazioni di fragilità e di disuguaglianza, dei nuclei e dei singoli che non riescono a far fronte alle molteplici difficoltà  generatesi a seguito della pandemia.

Livelli Essenziali di Prestazioni in ambito sociale (LEPS)

Manca,  per quanto riguarda i LEPS (Livelli Essenziali di Prestazioni in ambito Sociale), un riferimento al problema del recepimento di questi con atti normativi, come avviene per i LEA in ambito sanitario, ma rimangono calati in atti amministrativi che di fatto non trasformano in un diritto per i cittadini la concessione dei LEPS, ma piuttosto in una concessione lasciata nella volontà del politico di turno.

A questo proposito la Regione avrebbe potuto prevedere nel nuovo Piano la predisposizione di un disegno di legge regionale che recepisse i LEPS contenuti nel PSN 2021-2023, creando un precedente e spingendo così il Governo nazionale ad introdurre su tutto il territorio nazionale, come avviene per la sanità, tali prestazioni sociali in leggi, così da garantire in maniera più efficace lo stanziamento pluriennale dei fondi necessari a copertura dei servizi sociali resi alle categorie fragili.

Comuni

Inoltre, nella nuova proposta di Piano, non ci si occupa altresì di fornire precisi indirizzi, nel rispetto dell’autonomia programmatoria dei Comuni i quali conoscono più da vicino le realtà dei propri territori, anche per quanto riguarda la definizione dell’ISEE, condicio sine qua non, ai fini dell’accesso ai servizi sociali resi sul territorio.

Un ISEE definito a livello regionale è necessario per garantire un utilizzo omogeneo dell’ISEE stesso sull’intero territorio regionale, senza che il cittadino per l’accesso ai servizi sociali si ritrovi a doversi confrontare con differenti criteri di interpretazione diversi da un territorio all’altro, creando così confusione e difficoltà a quelle categorie di persone che già vivono una vita difficile e complessa.

Nel nuovo Piano Sociale, per di più, non vengono definite le risorse necessarie, i mezzi, i tempi e i criteri per l’emanazione di tali provvedimenti, lasciando nel caos più totale i Comuni anche per quanto attiene i controlli e la gestione della rete sociale, ai fini della gestione delle procedure attraverso le quali vengono erogate le prestazioni sociali.

Per non parlare poi di un altro importante tema per il quale il Piano risulta totalmente latitante, ossia la regolamentazione di un tariffario per determinare la remunerazione da parte dei Comuni delle prestazioni sociali effettuate dalle strutture incaricate, (RETTE) così come avviene in ambito sanitario, con il risultato che i Comuni agiscono in piena autonomia, fissando tariffe differenti da un territorio all’altro per identiche prestazioni  e molto spesso con l’aumento dei costi sostenuti.

Servizi alla persona

Inoltre, Il Governo regionale, neanche con il nuovo Piano Sociale proposto, ha risolto il problema della mancata emanazione dei provvedimenti attuativi della Legge Regionale n. 2/2005 in materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture per i servizi alla persona in ambito sociale rinviando ad adeguamenti e/o aggiornamenti normativi non chiaramente esplicitati.

E’ grave che, ancora oggi, le strutture socio-assistenziali che accolgono minori anziani e disabili,  non abbiano requisiti regionali strutturali, organizzativi e di personale per poter essere autorizzate, accreditate e convenzionate. L’assenza di tali criteri rende difficile ogni tipo di controllo da parte degli organi preposti lasciando campo libero a situazioni di forte irregolarità che mettono a repentaglio la salute fisica e psichica di ospiti indifesi e vulnerabili.

Proprio per questa ragione  ho depositato in Consiglio Regionale il PDL n .174/2020 avente ad oggetto “ Nuove norme in materia di autorizzazione e accreditamento di strutture e servizi socio-assistenziali e socio-educativi” , assegnata alla 5° Commissione Consiliare e non ancora portata alla discussione della Commissione stessa. 

I giovani e la scuola

Nello stesso Piano Sociale non vengono definiti i livelli prestazionali in ambito scolastico per quanto attiene i giovani, che devono essere garantiti dai Comuni e dal Ministero per il tramite dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Una delle voci che più pesa nella ripartizione dei fondi a disposizione per i servizi sociali in favore dei giovani e per la quale si genera costantemente confusione tra le competenze che devono essere garantite dai Comuni e quelle che invece devono competere all’Ufficio Scolastico Regionale, creando spesso e volentieri un aggravio di spese a carico dei Comuni che si vedono costretti ad intervenire con propri fondi per la copertura di servizi non rientranti nella sfera di loro competenza.

Anche per quanto riguarda i criteri dettati nel Piano per la ripartizione delle risorse finanziarie destinate alla programmazione dei servizi sociali non si riscontrano quei cambiamenti necessari a superare le incongruenze contenute nelle ripartizioni effettuate precedentemente. Infatti nel mentre nel Piano si spendono belle parole per indirizzare la programmazione sociale in favore dei giovani disagiati ad un reale sostegno in grado di sostenerli ed accompagnarli nella reintroduzione nella società, riducendo il tasso di istituzionalizzazione nei centri, si assiste ad un utilizzo consistente dei fondi del FSR destinati alla costituzione del “Fondo per i minori in comunità” è assegnata agli ECAD in proporzione al numero di minori ospitati nelle comunità nell’anno precedente. Quindi gli enti avranno tutto l’interesse ad aumentare il numero degli assistiti per ottenere più fondi e soprattutto a mantenere il più a lungo possibile i ragazzi in struttura. Si sarebbe potuto legare una parte della ripartizione dei fondi alla qualità dei servizi resi dalle strutture ed al numero di giovani che sono recuperati e hanno trovato una sistemazione al di fuori della comunità.

Di fatto – conclude Pettinari –  il Piano sociale regionale 2021-2023, presentato dall’attuale Governo regionale appare più come un ennesimo libro di belle intenzioni, in quanto, nel concreto, non pone soluzioni efficaci a quei problemi cronici che da lungo tempo assediano l’erogazione delle prestazioni sociali in favore delle categorie più fragili della nostra Regione”.