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Antigiudaismo e Shoah. Secondo incontro, dopo quello sull’olocausto di Rom e Sinti, al De Cecco. Di avvicinamento alla Giornata della Memoria. In videoconferenza gli interventi dello storico Marco Patricelli e la docente e giurista Maria Sofia Conti.

“Gli anticorpi contro l’antisemitismo si formano in un unico modo: conoscendo. I ragazzi devono leggere, comprendere, approfondire, non fermarsi alla superficialità delle notizie che trovano on line, ma devono scavare e cercare la verità, avendo la fortuna di vivere in un mondo e in un’epoca che non hanno barriere né confini. L’antisemitismo non era l’opera di un folle, di un pazzo, Adolf Hitler, che aveva deciso di costruire un ordine nuovo, ma piuttosto era un sentimento diffuso che traeva origine da una motivazione religiosa e una economica e affondava le proprie radici nella cultura occidentale, sicuramente la Shoah è stata un unicuum, ma non il fenomeno dei campi di concentramento, che abbiamo rivissuto solo qualche anno fa durante la guerra nella ex Jugoslavia, a dimostrazione che la storia non è mai maestra di vita”. Lo ha detto lo storico, saggista e giornalista Marco Patricelli nel corso della seconda celebrazione de ‘La Giornata della Memoria’ promossa dall’Istituto Alberghiero Ipsseoa ‘De Cecco’ di Pescara in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale, sul tema ‘Antigiudaismo e Shoah – Le linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola’. Presenti all’iniziativa, svoltasi on line a causa della recrudescenza della pandemia, la dirigente dell’Ipsseoa ‘De Cecco’ Alessandra Di Pietro, la dirigente dell’Ufficio IV Ambito Territoriale di Chietie Pescara Maristella Fortunato, Daniela Puglisi, referente del Progetto Legalità dell’Ufficio Scolastico Provinciale Chieti-Pescara e la Giurista e docente Maria Sofia Conti, che hanno incontrato gli studenti delle classi quinte, indirizzo Enogastronomia, sezioni C, E, F e G, coordinati dai docenti Rosa De Fabritiis ed Edoardo Oliva.

“L’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ – ha detto la dirigente Fortunato – è una scuola che vive in stato d’allerta i temi caldi della società, indice di una sensibilità non improvvisata, ma di sostanza. La cosa peggiore che infatti può capitare dopo la Shoah è sprecarne la lezione, per questo il Ministero ha emesso delle linee guida per vivere in maniera profonda la Giornata della Memoria, invitando gli studenti a una riflessione sul valore della persona senza alcun aggettivo qualificativo”. “Obiettivo dell’azione formativa della scuola non è solo il dovere della conoscenza professionale e professionalizzante – ha detto la dirigente Di Pietro -, ma la costruzione della persona nella sua integrità e capacità di comprendere se stessi e gli altri. Ovviamente oggi non possiamo più trattare temi come la Shoah e l’antisemitismo solo dal punto di vista emozionale, ma dobbiamo andare oltre le emozioni, anche perché presto non avremo più la memoria diretta dei testimoni della Shoah, dunque dobbiamo capire le radici storiche del fenomeno e come e in quale contesto è maturato il genocidio, con quanta facilità sia stato accolto, promuovendo una riflessione allargata non solo all’antigiudaismo e all’antisemitismo, ma un’indagine su tutte le forme di razzismo, di ostilità verso le minoranze, verso il diverso. Lo stesso Ministero ci chiede di fare attenzione, all’interno del mondo scuola, a ogni forma di aggressione che testimonia insicurezza, dunque alla proliferazione di atteggiamenti aggressivi e derisori verso l’altro, dunque di esaminare i processi storici, fare un’analisi e formare gli elementi conoscitivi importanti per comprendere passato e presente”. “Le linee guida del Miur – ha aggiunto la referente Puglisi – sono uno stimolo per la scuola a fare attenzione alle vibrazioni e agli spunti che arrivano dalla società per contrastare ogni forma di antisemitismo fornendo una risposta adeguata ai pregiudizi, partendo dai social che oggi amplificano il linguaggio della violenza, specie dopo la pandemia. Oggi l’articolo 3 della Costituzione dev’essere la nostra stella polare, ricordando che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e hanno pari dignità senza distinzione di sesso, razza o religione”. Quindi la parola allo storico Patricelli: “Ho accompagnato tanti studenti in visita nei campi di concentramento e di sterminio, ad Auschwitz e a Terezin, che prendeva il nome da Maria Teresa d’Austria, ed è stato il grande teatrino dei nazisti, una città finta in cui venivano confinati gli ebrei, del tutto funzionale con caffè, bar, negozi, tanto da ingannare la stessa Croce Rossa che la definiva ‘il volto buono del nazismo’, in realtà era l’anticamera per la deportazione. L’antisemitismo non è stato solo un fenomeno, ma era un sentimento dello spirito e, contrariamente a quanto diceva Cicerone, la storia non è maestra di vita, tanto che gli stessi orrori li abbiamo visti ripetersi nella ex Jugoslavia, con i volti dietro il filo spinato, i prigionieri denutriti. L’antisemitismo è un sentimento che nasce su due direttive, ovvero ha una matrice religiosa di avversione agli ebrei colpevoli di ‘deicidio’, ossia non hanno ucciso il figlio di Dio, ma sono colpevoli per aver deciso di salvare Barabba sacrificando Gesù; e poi la matrice economica, perché l’ebreo è assimilato a colui che maneggia il denaro, lo ‘sterco del diavolo’, e siccome la religione cristiana vietava ai cristiani di prestare soldi con gli interessi, lo facevano gli ebrei, da qui l’idea dell’ebreo come l’avaro. Ed è un errore identificare l’antisemitismo con la Germania e il nazismo, che hanno solo raccolto l’eredità del mondo occidentale facendone un sistema politico, una rivalsa per una Germania che non si era arresa alla sconfitta della prima Guerra Mondiale. E Hitler che va al potere perché democraticamente eletto, non nasce dal nulla, ma emerge perché è capace di incarnare quello spirito di rivalsa, di incanalare l’odio, ed è antisemita per ragioni personali, perché era convinto che l’adorata madre, morta di cancro, non fosse stata ben curata dal medico ebreo. E ricordiamo – ha proseguito Patricelli – che l’antisemitismo prolifera in una Germania che era il paese più colto d’Europa, con più premi Nobel, più medici e laureati, i maggiori gerarchi nazisti erano laureati in Legge, Scienze Politiche, Medicina e Filosofia, ovvero avevano gli strumenti per distinguere il bene dal male e hanno scelto il male”. E dopo aver ripercorso le tappe che hanno determinato l’escalation dell’antisemitismo, lo storico Patricelli ha ricordato la data del 27 gennaio, oggi Giornata della Memoria, “che coincide con la data in cui l’Armata Russa è arrivata ad Auschwitz in Polonia, svelando al mondo la tragedia che ha determinato lo sterminio di 6milioni di ebrei, la metà di quelli inseriti in un tragico elenco che erano complessivamente 11milioni, al fine di cancellare la razza ebrea dalla faccia della terra. L’antisemitismo cominciò con le espulsioni, culminate nella Notte dei Cristalli: chi ebbe la percezione di quanto stava accadendo fuggì, chi non la ebbe rimase, molti non trovarono la solidarietà di altre nazioni, come il Regno Unito o gli Stati Uniti che addirittura chiusero le frontiere. E quello dell’antisemitismo è un sentimento che continua a serpeggiare: pensiamo che da anni l’Iran porta avanti una politica negazionista su ciò che è accaduto ad Auschwitz e sulla Shoah, perché se svuota le persecuzioni giudaiche, svuota la legittimazione mondiale dello Stato di Israele a esistere”. “Le Linee guida del Ministero – ha detto la docente e giurista Conti – vogliono oggi fornire un ulteriore strumento al mondo della scuola per contrastare l’antisemitismo e ogni forma di razzismo, dunque uno strumento educativo per diffondere il messaggio dei Giusti, ricordando che la Shoah è anche il racconto della memoria del bene, ovvero di quanti hanno rischiato la propria vita, spesso perdendola, per salvare i perseguitati”. A chiudere l’incontro sono state le domande degli studenti e la lettura di un brano sulla Shoah da parte del docente e regista Oliva.

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