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Il gruppo Pd in Regione interviene sul tributo speciale del Consorzio di Bonifico Centro che così scarica gli aumenti su imprese e agricoltori, ma salva la “debitrice” ACA.

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa indetta dal gruppo regionale PD sull’aumento dei tributi da parte del Consorzio di Bonifica Centro; presenti i Consiglieri regionali Silvio Paolucci,capogruppo, Antonio Blasioli e Dino Pepe.

Non bastasse la qualità del servizio, verificabile con i notevoli disagi dovuti alle continue carenze idriche nei periodi estivi, il Consorzio di Bonifica Centro, che tra le attività che svolge fornisce anche acqua per l’irrigazione ai 78 Comuni consorziati (di cui 44 in Provincia di Pescara – tutti i Comuni pescaresi, tranne Caramanico Terme e Sant’Eufemia a Maiella; 25 in Provincia di Chieti e 9 in Provincia di Teramo), ha imposto un aumento di quasi il 50% della tassazione ai propri contribuenti.

Nel settembre 2021 infatti, con la Delibera Commissariale n. 32, è stato deliberato un aumento del tributo consortile del 45% per l’anno 2021 e 2022. Solo il parere della Consulta consortile, in cui sono presenti i rappresentanti delle organizzazioni di categoria, è riuscito a sventare, per le sole contribuzioni agricole, l’avvio dell’aumento già a partire dal 2021, che invece è stato caricato fin da subito e per la quasi totalità (il 70%) sulle contribuzioni extra agricole (tutte quelle utenze che utilizzano l’acqua per usi diversi da quello agricolo).

L’aumento del tributo, però, non è legato ad alcuna prospettiva di miglioramento del servizio, di cui non si fa menzione nella delibera firmata dal Commissario Regionale e che ci saremmo attesi, visto che anche quest’anno il servizio è stato attivo per meno tempo rispetto al 2020, a danno di tante imprese agricole. Nel provvedimento, infatti, si legge che a causare l’aumento delle spese da ripianare siano da un lato, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, spiegando come sia in particolare quest’ultima, a causa delle carenze idriche che hanno reso necessario un grande utilizzo di pompe per garantire il flusso dell’acqua, ad incidere maggiormente e dall’altro, “il mancato introito degli ingenti crediti vantati nei confronti del Comune di Chieti ed ACA S.p.A., entrambi insolventi, per l’attività depurativa dei reflui civili della città di Chieti”, che non permette di avere fondi da destinare al trattamento di rifiuti liquidi, che in passato generava utili, coprendo dunque parte delle spese per le quali si fa fronte con gli aumenti”.

Insomma, i debiti di Aca e del Comune di Chieti (debiti che l’attuale amministrazione guidata da Diego Ferrara ha ereditato dal precedente sindaco di centrodestra Umberto Di Primio) verrebbero scaricati su agricoltori e imprese, ma su questo va fatta una precisazione: se infatti il Comune di Chieti si è recentemente impegnato in una transazione per il suo debito da circa 2 milioni di euro (garantendo già da subito nel 2021 le prime €. 500.000,00), Aca, che ha un debito ben più consistente, di circa 7,5 milioni di euro a cui aggiungere gli interessi di mora, al momento non ha chiuso alcun accordo con l’Ente consortile, contribuendo, dunque, in maniera molto più importante alla carenza di fondi e risorse segnalata dal Commissario.

Tuttavia, andando a verificare la variazione di bilancio successiva alla delibera sulle tariffe, possiamo notare come, considerato che l’aumento dei costi dell’energia viene quantificato in 663.700 euro e l’aumento delle entrate di cui all’aumento tariffario è pari a 1,6 milioni di euro, è evidente come ci sia qualcosa che non quadra. Soprattutto perché c’è un’altra entrata, legata al trattamento di rifiuti non pericolosi presso il depuratore di San Martino, di 600.000 euro, che compenserebbe quasi totalmente l’aumento dei costi energetici. 

A cosa servono, quindi, queste nuove entrate? Lo leggiamo sempre dalla variazione di bilancio: pagamento straordinari, indennità di reperibilità, fondo di riserva (che pure era stato azzerato precedentemente, quindi viene rimpinguato anche prudenzialmente per fare fronte all’evasione tariffaria), passività, quota capitale e solo 30.000 euro per la manutenzione. Tutte spese legittime, anche non eccessive, su cui però, forse, si poteva temporeggiare e che, comunque, sarebbero state coperte di lì a poche settimane.

E dunque, non solo il mancato recupero dei debiti del grande debitore Aca viene scaricato su imprese, agricoltori e Enti pubblici, quali i Comuni che sono allacciati al Consorzio per gli impianti di irrigazione, ma l’aumento delle tariffe giustificato dall’aumento dei costi in realtà trova in questo solo una parzialissima giustificazione. 

Ci chiediamo, alla luce delle entrate avute già nel 2021 e degli accordi transattivi con il Comune di Chieti, validi a compensare ampiamente i costi maggiori di energia elettrica, che senso abbia avuto aumentare i canoni alle attività extra agricole e a quelle agricole nel 2022 senza che nulla fosse destinato al miglioramento del servizio che nel 2021 è stato molto limitato, causando tanti danni alle colture del nostro territorio. Nel 2021 la distribuzione dell’acqua derivante dalla diga di Penne è stata ridotta da 7 a 3 mesi (nel 2021 da aprile a giugno, mentre negli anni precedenti era aperta da aprile a ottobre).

La speranza e l’invito che come PD rivolgiamo alla Giunta Marsilio è quindi che sin da subito si lavori per evitare che questo aumento ci sia per il 2022, aumento che toccherebbe, per la misura del 30%, anche ai tanti imprenditori agricoli della provincia di Pescara, Chieti e Teramo, e soprattutto che si agisca per il recupero dei crediti ingenti vantati nei confronti di Aca che permetterebbero anche investimenti sulle reti e un miglioramento del servizio.

Silvio Paolucci – Consigliere regionale Capogruppo PD

La conferenza stampa odierna si è resa necessaria a fronte delle notizie profondamente negative giunte, per quanto riguarda il settore primario, dalla mancanza di programmazione da parte di questo governo regionale di centrodestra e dai provvedimenti deliberati dal Consorzio di Bonifica Centro. Non possiamo sottrarci dal denunciare questa ennesima carenza di attenzione ad un settore produttivo fondamentale per la ripresa economica e sociale.

È bene ricordare, inoltre, che la Regione Abruzzo, a causa dell’immobilismo della giunta Marsilio, è assente dal primo elenco di finanziamenti con i fondi del Pnrr per progetti strategici nel settore delle infrastrutture irrigue. Su 149 progetti, di livello esecutivo, presentati da Consorzi di Bonifica ed Enti irrigui, per un importo complessivo di investimenti pari a 1,6 miliardi di euro, l’Abruzzo ha preso zero euro.

Dino Pepe – Consigliere regionale PD

L’Abruzzo ha 5 Consorzi di bonifica e dalla riforma che abbiamo contribuito a promuovere con la legge regionale n. 45 del 20 dicembre 2019 c’è stato un loro riordino. Dopo un iniziale periodo di commissariamento, necessario per dare completa attuazione alle attività di approvazione dei nuovi statuti e nella riorganizzazione di ciascun consorzio sotto il profilo gestionale ed amministrativo, la giunta Marsilio ha scelto di commissariare per quasi 1000 giorni i Consorzi di bonifica, mettendo dunque un bavaglio al mondo agricolo abruzzese, che è privato della possibilità di indire nuove votazioni per eleggere i propri rappresentati in seno ai consorzi di bonifica e resta in balìa della politica regionale di centrodestra. Agli agricoltori abruzzesi viene tolta la possibilità di gestire in modo ordinario i consorzi e anche l’acqua per le loro aziende; siamo davanti ad un’occupazione di potere da parte del governo regionale.