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Il ricordo e la testimonianza del professor Santino “Alexian” Spinelli nell’incontro con gli studenti dell’Alberghiero De Cecco di Pescara. Un’occasione per riaffermare e restituire dignità all’olocausto di quasi messo milioni di Rom e Sinti per mano dei nazisti.

“‘Samudaripen’ significa genocidio in lingua romanì, ovvero il genocidio, l’omicidio di massa di rom, sinti e manouches francesi, lo sterminio di 500mila persone perpetrato dall’aberrazione nazifascista che per decenni è stata drammaticamente ignorata, dimenticata o, peggio, rimossa. Il nostro dovere è quello di raccontare quella tragedia perché la memoria serve proprio a non ripetere gli errori del passato. Errori che oggi ritroviamo nei Campi nomadi o nei quartieri ghetto delle nostre città moderne, realtà che dobbiamo cancellare se vogliamo veramente pensare all’integrazione concreta delle etnie, delle religioni, delle razze, al fine di spazzare via l’idea stessa di ‘diversità’”. Sono le parole con cui l’artista Alexian-Santino Spinelli, Commendatore della Repubblica Italiana, Docente universitario, musicista, scrittore e rappresentante Rom nel Consiglio d’Europa, ha oggi parlato della ‘Giornata della Memoria’ nel corso dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipsseoa ‘De Cecco’ di Pescara. A coordinare l’evento la dirigente Alessandra Di Pietro, con la partecipazione degli studenti delle classi terze indirizzo Accoglienza Turistica sezione A, indirizzo Enogastronomia sezioni A e C, indirizzo Sala e Vendita sezione terza A e quarta B, circa 100 ragazzi accompagnati dai docenti Tutor Rosa De Fabritiis, che ha coordinato le classi, Rossella Cioppi, Doriana Ceccomancini, Maria Di Domizio, Pina Rosato, Patrizia Fasciano e Rita Ciancetta, che all’interno delle classi hanno condotto i Laboratori di Memoria Storica, Legalità e Democrazia.

“Il Giorno della Memoria – ha detto la dirigente Di Pietro aprendo i lavori della giornata – è l’occasione per combattere un rischio sempre più latente, quello dell’amnesia, dell’assuefazione all’orrore che porta all’indifferenza. Oggi la nostra vuole essere un’azione concreta contro la memoria rimossa, ignorata già a partire dal processo di Norimberga. E allora la giornata della memoria deve ricordare tutti gli stermini contro tutte le minoranze. Noi vogliamo alimentare nei più giovani una lettura critica della Storia. Ormai stiamo perdendo gli ultimi testimoni diretti dell’orrore, che possono raccontare il loro vissuto e allora dobbiamo passare dalla memoria individuale alla memoria storica, ricercare le ragioni sociali, politiche, economiche che hanno determinato il razzismo e l’odio verso le minoranze, dobbiamo mettere a fuoco il contesto che ha preparato il genocidio, la facilità con cui è stato accolto. Compito della Scuola è promuovere la conoscenza, perché la conoscenza combatte i pregiudizi favoriti dall’ignoranza. E abbiamo volutamente scelto di anticipare di qualche giorno la Giornata della Memoria, altrimenti celebrata a livello mondiale il prossimo 27 gennaio, proprio per dare voce a una parte della popolazione, quella rom, che ha subito atrocità durante il nazi-fascismo, attraverso le parole di Alexian-Santino Spinelli che ha dedicato ad Auschwitz una poesia incisa su un monumento nazionale posizionato a Berlino nel 2012 che rappresenta oggi il riconoscimento ufficiale non solo della Germania, ma della comunità internazionale di quello sterminio rimosso dalla memoria collettiva. E sempre con Alexian nel 2018 la nostra scuola è stata scelta come ‘Istituto virtuoso’ a rappresentare l’Abruzzo all’inaugurazione del Monumento dedicato al genocidio a Lanciano, una città abruzzese che ha particolarmente sofferto l’occupazione nazifascista, combattuta dalla Brigata Maiella”. “Purtroppo la storia ci consegna il dato di 500mila morti tra rom e sinti, un dato paradossalmente sottostimato – ha detto Alexian-Santino Spinelli -, un genocidio iniziato con la deportazione nei campi di internamento e di sterminio. Prima di essere deportati i rom venivano anche depredati dei loro averi, fattorie, gioielli, perché esisteva una classe media di etnia rom o sinti, persone che erano perfettamente integrate nella società, era una classe attiva, inclusa, che aveva negozi e conti in banca, che venne espropriata di tutto, un patrimonio mai restituito né risarcito e infatti rom e sinti non vennero mai chiamati a Norimberga per il riconoscimento dei delitti e per accusare i propri carnefici e si preferì far scendere il silenzio su quella fetta di storia, come se quello sterminio avesse un valore inferiore rispetto alla Shoah ebraica, e invece oggi la Giornata della Memoria deve diventare veramente l’occasione per ricordare tutte le categorie sociali indistintamente colpite dallo sterminio nazifascista. Nel ’33 quando Hitler salì al potere cavalcando l’orgoglio ferito del popolo tedesco sconfitto nel primo conflitto, aprì subito il campo di lavoro di Dachau, l’inferno: sul cancello c’era la scritta ‘Il lavoro rende liberi’, era un inganno perché in quel campo venivano deportati esseri umani destinati a lavorare sino alla morte. La popolazione rom ha subito ogni genere di atrocità a partire dalla sterilizzazione di 63mila donne rom per impedire la prosecuzione della razza, pratica proseguita sino agli anni ’70 in paesi come la Svezia, poi le leggi per impedire i matrimoni misti, la deportazione di almeno 23mila rom ad Auschwitz, le espulsioni, le torture, le sevizie, tanto che la morte per molti era una liberazione dalla sofferenza. La mia famiglia – ha poi raccontato Spinelli -, 29 persone in tutto, compreso mio padre, all’epoca un bambino, venne deportata in un campo di concentramento in Italia. La loro fortuna fu lo sbarco in Sicilia degli alleati, che determinò la fuga dei nazisti e la loro liberazione. Tornarono in Abruzzo passando attraverso le campagne, con i bambini attaccati alle vesti delle mamme. Purtroppo abbiamo ancora molto da imparare da quella storia – ha sottolineato ancora Spinelli – perché oggi rischiamo di ripetere gli errori del passato costruendo Campi nomadi o quartieri-ghetto che cancellano ogni possibilità di integrazione, e rappresentano l’odierna Apartheid. Personalmente sono stato la prima ‘voce’ ufficiale Rom a prendere una posizione pubblica per un popolo che non ha voce, ho scelto la terza via, ovvero non nascondere la mia origine Rom, ma difenderla con una fedina penale intonsa, con la collaborazione di tanti intellettuali, medici, docenti Rom, per raccontare la verità di un popolo”. “La Giornata della Memoria – ha aggiunto la dirigente Di Pietro – non dev’essere solo il ricordo del giorno in cui si sono aperti i cancelli di Auschwitz svelando al mondo l’orrore, ma deve diventare il momento per ricordare tutti i genocidi del mondo e per ricordare non solo la memoria del male, ma anche del bene, ovvero di tutti i giusti che si sono opposti a quelle atrocità e ai persecutori, non voltandosi dall’altra parte”.