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L’area attrezzata lungo il Fiume Pescara nella fascia di protezione esterna della Riserva delle Sorgenti del Pescara, in pieno Sito di Interesse Comunitario, è almeno in parte abusiva secondo il Genio Civile che è intervenuto con una inequivocabile nota in cui dichiara che non esiste alcuna concessione delle pertinenze idrauliche lungo il fiume Pescara a Popoli. Inoltre le opere realizzate nella fascia di protezione esterna della Riserva delle Sorgenti del Pescara sono anche prive della necessaria autorizzazione idraulica.

Il caso nasce da un accesso agli atti rivolto al Genio Civile e al Comune di Popoli dalla Stazione Ornitologica Abruzzese che ha notato la realizzazione di un piccolo attracco per le canoe e di diverse altre opere tra cui una recinzione con due cancelli e l’eliminazione di una parte della seppur già ridotta vegetazione spondale.

Il Genio Civile regionale ha risposto prontamente mentre siamo in attesa della documentazione del comune. 
I funzionari della regione dopo aver rilevato che agli atti non vi è alcuna concessione né autorizzazione, affermano che “le occupazioni di aree demaniali senza alcun titolo sono da considerarsi a tutti gli effetti occupazioni abusive“.

Hanno quindi chiesto all’associazione coinvolta di depositare le relative domande per accedere, se possibile, alla sanatoria di quanto realizzato, fermo restando il rispetto di tutte le altre norme poste a tutela del fiume e del territorio.

Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese “Le sponde dei fiumi sono aree demaniali a tutti gli effetti e se qualcuno vuole usarle deve chiedere la concessione, un po’ come per le spiagge, a maggior ragione se si vogliono svolgere attività con risvolti economici. Tra l’altro devono essere pagati alla Regione i relativi oneri concessori a seconda delle attività che vengono svolte e deve essere assicurata la concorrenza previa pubblicazione della domanda di concessione. Inoltre servono una serie di autorizzazioni, da quella idraulica del Genio Civile a quelle paesaggistiche e dell’area protetta, tenuto conto che la vegetazione spondale, anche minima, è fondamentale per il riparo dell’avifauna e della restante fauna protetta. Gli uccelli hanno la cosiddetta distanza di fuga dagli umani e in ambienti ristretti la presenza costante di persone sulle sponde non schermata opportunamente dalla vegetazione può determinare un disturbo significativo. Sorprende che l’attività svolta sia stata ampiamente pubblicizzata dalla riserva stessa tramite la direttrice, come risulta dai comunicati stampa dell’area protetta. A questo punto attendiamo la documentazione del comune per avere il quadro completo ma già la nota del Genio Civile, e il fatto che siano stati dei volontari ad accorgersi di un’occupazione abusiva, fanno emergere una questione grave interessando un territorio demaniale sottoposto a plurimi regimi di protezione. L’attività di promozione delle aree protette è importante ma deve essere svolta attenendosi alle regole, anche per rispetto di chi fruisce dei servizi. Certo è sconsolante che in un sito di interesse comunitario si debba anche solo parlare di sanatorie da fare “a posteriori”, come accaduto anche al laghetto di Capodacqua nel vicino parco del Gran Sasso per un’attività simile. Esistono dei limiti ambientali perché l’uomo non può occupare tutte le aree in maniera caotica dove ognuno può sentirsi libero di decidere in maniera autoreferenziale cosa fare“.

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