I luoghi dell’Abruzzo, la Guerra sociale e l’epocale conflitto dei popoli italici dei Marsi e dei Sanniti contro lo strapotere di Roma, raccontati nel docufilm di Alessio Consorte che ora approda nei cinema. L’annuncio questa mattina in Fondazione Pescarabruzzo.
Arriva nei cinema “Decumano Maximo”, il nuovo film-dossier diretto dal regista pescarese Alessio Consorte, coprodotto da CF Studio, dalla Fondazione Pescarabruzzo e dallo stesso regista. La prima nazionale è prevista a Pescara al cinema Massimo il 21 ottobre alle 21, dove resterà poi in programmazione. Un docufilm nevralgico e innovativo, girato soprattutto in Abruzzo, con spettacolari riprese aeree e una minuziosa ricostruzione storica, e sul campo,lunga cinque anni. Consorte ha raccolto e verificato centinaia di testimonianze, intervistando, tra l’altro, eccellenze dell’archeologia nazionale, docenti universitarie grandi esperti della storia e della lingua pre-romane. Nell’antica Roma, il Decumano costituiva la via principale di attraversamento della penisola da est a ovest. Prendendo idealmente le mosse dal tracciato della mitica via Valeria, il mediometraggio (la durata è di 67 minuti) è un viaggio nel tempo e nello spazio sulle tracce della misconosciuta Guerra sociale, il conflitto epocale che vide opporsi, dal 91 all’88 a.C., le città italiche dei Marsi, dei Sanniti e di altri popoli “periferici” allo strapotere di Roma. Contro il suo dominio indiscriminato, il suo giogo, il suo centralismo di rado illuminato. Gli italici venivano trattati alla stregua di cittadini di seconda classe, e rivendicavano gli stessi diritti dei parigrado romani; o perlomeno, una loro integrazione sostanziale, non di facciata. Non a caso, sulle monete italiche dell’epoca è raffigurato un toro (simbolo italico) intento ad azzannare una lupa, l’effigie romana per antonomasia. Furono proprio i nostri fieri e coraggiosi antenati abruzzesi, i Marsi, a decidere di marciare sulla via Valeria, giungendo alle porte di Roma. Oltre a loro, si fecero valere gli altri intrepidi popoli italici radicati nella nostra regione: gli Equi, i Peligni, i Vestini, i Marrucini, i Pretuzi, i Frentani, i Carricini, federati coi vicini Sanniti, Piceni, Irpini, Sabini, Lucani. La guerra, molto sanguinosa, si concluse con la vittoria (ottenuta con machiavellica diplomazia) dei romani. Ciò non toglie che era stato proprio l’Abruzzo l’epicentro, il set di questa pluriennale ed epica battaglia, che avrebbe potuto cambiare per sempre la storia d’Italia.
Asciutto ma vibrante, ricco di suggestioni e trovate stilistiche, con le voci narranti (tra gli altri) di Roberto Pedicini e Christian Iansante, Decumano Maximo ci riporta a quei giorni e in quei remotiluoghi bellici abruzzesi rupestri, arcaici e magici,oggi completamente dimenticati. Da Alba Fucens al tempio italico di Pescosansonesco, dal Monte Ocre al Monte Pallano: siti, fortezze, acropoli, necropoli floride di reperti dal valore inestimabile, ma lasciate nell’oblio. Un ruolo di primo piano nel docufilm è esercitato da Corfinio, in provincia dell’Aquila, dove venne forgiata per la prima volta una moneta autonoma con la scritta Italia. Corfinio fu persino indicata, durante la Guerra sociale contro Roma, capitale della Lega italica e di una porzione territoriale chiamata Italia. Tant’è che in quel periodo venne ribattezzata, temporaneamente, Italica. Corfinio è stata quindi la prima capitale italiana. «L’origine del nome Italia fa ovviamente gola a tutti, ma le sue origini assolute dimorano nella Majella, nel Gran Sasso, in Abruzzo, a Corfinio – spiega il regista Alessio Consorte -. Qui fu fatto il primo giuramento proto-italiano. Oggi la vulgata vuole che le nostre radici nazionali siano in Calabria: ma il cuore italico batteva nell’Appennino, e nella nostra regione, solo successivamente quelle genti e quei guerrieri sono scesi a sud». Su alcune favolose cinture montane dell’Aquilano, simili ora a paesaggi lunari e dove al tempo sorgevano diverse cittadelle fortificate (e questo è uno dei risvolti più sorprendenti del suo film), sono stati rinvenuti tesoretti italici, comprensivi di monete con sopra stampigliata la parola Italia. Molti residui e scoperte le ha fatte il regista medesimo, in collaborazione con appassionati e cercatori amatoriali, inerpicandosi di persona su quelle sommità. Come i proiettili delle frombole, in piombo, “ghiandole letali” sopravvissute più di 2 mila anni. Saette di metallo capaci di sfondare una corazza nemica. Non mancano, sul finire dell’opera cinematografica, rivelazioni inedite sulla genesi del guerriero di Capestrano, emerso in epoca fascista, nonché interessanti scoperte di matrice astrologica. Decumano Maximo è una pietra miliare nel suo genere, destinata a far parlare di sé e a lanciare una nuova potenziale narrazione del territorio abruzzese.