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“Sono pronto, mi sto allenando come un forsennato. Voglio vincere”. Emanuele Cavallucci lancia il suo grido di battaglia in vista dell’assalto al titolo italiano dei pesi welter. L’incontro con il detentore Nicholas Esposito si terrà a Verbania il 28 luglio, dopo due rinvii (il match originariamente era previsto il 25 giugno, poi il 9 luglio) che hanno innervosito lo sfidante teatino. “Decretare l’incontro in un giorno infrasettimanale significa privarmi di quei tifosi che mi avrebbero certamente seguito, Verbania oltretutto non è dietro l’angolo. Ho tanta rabbia dentro, per questo e per altro, la sfogherò sul ring”, spiega. L’obiettivo è di riprendersi quella cintura che ha già avuto, quando proprio nella sua Chieti l’8 marzo 2019 mise ko alla quinta ripresa il campione Nicola Cristofori. All’epoca la sua compagna era incinta e la gioia fu immensa. “Fu un momento straordinario, davanti alla mia gente e nella mia Chieti. Ora sogno di riprendermi quella cintura e poterci far giocare mio figlio, che ovviamente non sarebbe consapevole di cosa rappresenti per il papà. Ma un giorno lo capirà”. Ha perso il titolo contro Loria a Crotone l’ottobre successivo, in casa dello sfidante, poi non è riuscito a completare l’assalto al titolo internazionale IBO in Belgio contro Karaxha ed entrambi i verdetti sono stati assai discussi. Avrebbe meritato di più. In mezzo, la bella e convincente vittoria contro il georgiano Gogobersihvili e i continui stop and go per la pandemia. Adesso è pronto per sfidare uno degli atleti principali del panorama pugilistico italiano. “Esposito è un osso duro, ha un record di 14 vittorie in altrettanti incontri con 5 ko. Ha un fisico più taurino e gli piace attaccare, è una vera mitraglia per i colpi che mette a segno. E’ giovane, lucido e in generale un buonissimo pugile. Ma io dovrò picchiare più forte di lui. E non ho paura di nulla”. Riprendersi il titolo aprirebbe al “Ghigno” scenari sportivi ed economici davvero importanti. La pressione è enorme, ma Emanuele è concentrato sul lavoro. “Per ora non sento la tensione, mi pesano i sacrifici alimentari e di stile di vita ma stare in palestra è tutto per me. Vivo di questo e quando mi alleno il tempo vola. A 32 anni riprendermi il titolo può significare tantissimo. Dovrò evitare di farmi prendere dal nervosismo e mantenere il più possibile una tenuta mentale ottimale. Non sarà facile, ma darò tutto. Come sempre”. Nel suo futuro potrebbe esserci il passaggio di categoria ai super welter, ma ora la mente è rivolta solo al match. Probabilmente ripeterà il rito che inaugurò alla vigilia della conquista della sua prima cintura tricolore, quella di rendere omaggio all’immenso Rocky Marciano facendo visita a Ripa Teatina alla statua a lui dedicata

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