“Un strumento urbanistico basato su logiche anacronistiche da ripensare profondamente”. Legambiente e WWF Abruzzo bocciano il nuovo Piano Regolatore Generale di Ortona
Interviste a Filomena Ricci (Delegata WWF Abruzzo) e Giuseppe Di Marco (Legambiente Abruzzo).
Legambiente, WWF Abruzzo e la sezione locale del WWF Zona Frentana e Costa teatina hanno presentato le loro osservazioni al Rapporto Ambientale della Valutazione Ambientale Strategica relativa alla proposta di nuovo PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune di Ortona.
Le associazioni giudicano questo Rapporto deficitario, da integrare sia con dati aggiornati che con ulteriori indagini ambientali. Ne sollecitano inoltre il necessario allineamento e adeguamento ai PAN delle aree protette presenti nel territorio e a tutti gli strumenti sovraordinanti, compreso il rispetto di quanto previsto dalla L.R. 5/2007 della Regione Abruzzo*.
È particolarmente grave inoltre il fatto che manchino riferimenti all’aumento del livello medio del mare, che in un territorio costiero inciderà in modo significativo, e alle misure di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici.
Rivedere il Rapporto è dunque una necessità assoluta e anzi, alla luce degli ultimi indirizzi nazionali sulla Transizione Ecologica e in merito al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le associazioni invitano il Comune di Ortona a rivedere l’impianto generale dello stesso PRG in via di approvazione, puntando sul consumo di suolo zero e su conservazione e tutela della biodiversità, evitando ulteriori pressioni su aree di alto pregio naturalistico e paesaggistico, quali le due Riserve Regionali comprese nel territorio ortonese e l’area costiera tra il Foro e l’Arielli, una delle zone di maggiore importanza regionale per la sopravvivenza del Fratino, sia per il numero di nidificazioni che per il loro successo, grazie all’ecosistema dunale pioniero ampio e ben conservato.
La logica espansionistica che resta alla base dello strumento urbanistico in discussione è fortemente anacronistica rispetto al contesto in atto e rischia di mettere a rischio la capacità dei Comuni e dei cittadini di vedersi riconoscere risorse economiche che potrebbero riqualificare il territorio, favorire la ripresa economica e incentivare un turismo sostenibile.
«Non si possono più inseguire pianificazioni vecchie di decenni – chiosano le associazioni – basate su scenari superati e vecchi modelli di sviluppo. La Costa dei trabocchi deve essere un modello di sostenibilità e tutti i comuni, a partire da Ortona, devono impegnarsi in questo. Non è più possibile inseguire il passato, bisogna invece uscire dalla frammentazione che avvolge questo territorio. È tempo che si ragioni insieme. Lo stallo sulla Via Verde e sul Parco nazionale della Costa teatina, sono due esempi dell’incapacità politica di fare sistema e coordinarsi in modo sovraordinato».”
Il timore è che questa situazione comprometta le sfide del PNRR e la possibilità di voltare pagina, mettendo in campo le vere politiche della Next generation UE. I comuni della Costa dei trabocchi insieme a Provincia e Regione devono dare invece una prova di maturità o quantomeno sforzarsi di raccogliere le sfide europee. Vanno definitivamente superati campanili e vecchi orticelli locali. Bisogna impostare la visione del futuro di questo territorio che passa necessariamente attraverso la sostenibilità e mettere in campo processi e modelli partecipati atti a perseguire questo risultato in un’ottica di gestione sovraordinata del territorio e rispondente alla sfida dei cambiamenti climatici.
*NOTA: La L.R. 5/2007 all’art. 1 trasforma l’art. 41 della 38/96 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo per l’Appennino Parco d’Europa) nel seguente:
“Art. 41 (Misure di tutela ambientale connesse alla dismissione di tratte ferroviarie)
1. Lungo il tratto litoraneo tra Ortona e Vasto, sulle aree dismesse del tracciato delle Ferrovie dello Stato, nell’ottica di un processo di valorizzazione e riqualificazione della Costa Teatina, così come previsto all’art. 21 della normativa del vigente Quadro di riferimento regionale (Q.R.R.), è preclusa ogni attività di trasformazione del suolo diversa dalla destinazione a verde”.