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Si torna a parlare della Escal e del cementificio proposto dalla ditta pugliese a ridosso della Riserva di Punta Aderci – Punta della Penna. Si è tenuta infatti ieri, davanti al Consiglio di Stato, Sezione 4, in modalità telematica, l’udienza di discussione della sospensiva della sentenza n. 203/2020 pronunciata dal T.A.R. per l’Abruzzo, sede di Pescara, che aveva accolto il ricorso proposto da WWF e Legambiente contro il parere favorevole di Valutazione di Incidenza Ambientale che il Comune di Vasto aveva rilasciato in favore del progetto. Contro quella bocciatura la Escal ha presentato ricorso al Consiglio di Stato di fronte al quale WWF e Legambiente si sono costituiti in giudizio con l’avv. Francesco Paolo Febbo. Nel procedimento si è inoltre pure costituita, a sostegno dell’impresa foggiana, l’Associazione OASI. 

Sull’argomento WWF e Legambiente hanno tenuto oggi a Pescara una conferenza stampa: «Il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato ha esordito – ha raccontato l’avv. Febbo, presente all’udienza – invitando la parte appellante Escal a richiedere l’abbinamento della sospensiva al giudizio di merito, così nei fatti riconoscendo la mancanza dei requisiti per l’accoglimento della istanza di sospensiva avanzata dalla società. Erano state – ha aggiunto il legale – proprio le due associazioni ambientaliste a evidenziare nella loro memoria difensiva l’assenza del pregiudizio “grave ed irreparabile” prospettato dalla Escal: l’appello è stato infatti proposto dalla stessa società circa 7 mesi dopo la sentenza di accoglimento del ricorso!».  

Nella loro costituzione le due associazioni, oltre a contestare le motivazioni addotte dalla Escal, avevano rimarcato il grande valore naturalistico e ambientale del sito vastese, riconosciuto anche a livello comunitario, e questa mattina hanno espresso piena soddisfazione per la decisione assunta dal Consiglio di Stato auspicando che ora tutti, a partire dalla politica (ma anche imprese, operatori turistici e cittadini), prendano atto della necessità di salvaguardare e tutelare l’ambiente e sottrarre la Costa dei trabocchi e la Via verde all’incubo rappresentato dalla ipotizzata realizzazione di un’opera simbolo della cementificazione. 

«È in gioco il futuro non solo della riserva di Punta Aderci e della città di Vasto ma dell’intera Costa dei Trabocchi e della Via verde – hanno dichiarato congiuntamente i due sodalizi. – Nel momento che stiamo attraversando, sia legato a questa tragica pandemia che alla sfida della transizione ecologica, non c’è più spazio per simili opere nefaste. La storia ci impone di cambiare passo e di riscrivere la strategia di sostenibilità sociale, economica e ambientale dell’area turistica più importante della nostra costa, mettendo in campo veri modelli di economia circolare a zero consumo di suolo. Non c’è più spazio né per cementifici né per una ulteriore cementificazione del territorio. Impresa e politica facciano finalmente il salto di qualità che la situazione attuale richiede. Siamo divfronte a una sfida epocale che mette finalmente al centro innovazione, sostenibilità e qualità della vita. È tempo che lo capiscano anche gli imprenditori del territorio e la smettano di nascondersi sotto “sigle verdi” per poi schierarsi in soccorso di opere rovinose per la collettività, avanzando anche improponibili richieste millantando un interesse per l’ambiente proclamato a parole ma palesemente smentito dai fatti, a cominciare proprio dalla presenza nel giudizio davanti al Consiglio di Stato».