“Ancora un grave caso di illegalita’ ambientale si verifica in Abruzzo. Stavolta si tratta dello smaltimento illecito di rifiuti con numeri importanti e allarmanti: oltre 400 mila metri cubi di rifiuti sequestrati nell’area che avrebbe dovuto ospitare il centro commerciale Megalo’ 3, nel comune di Chieti”. Esordisce cosi’ una nota di Legambiente a commento dell’operazione di stamani denominata “Terre d’oro”. “L’Abruzzo, come evidenziato dal rapporto Ecomafia 2014 di Legambiente – afferma la stessa asociazione – e’ una ragione che richiede attenzione avendo avuto un aumento a livello nazionale di crimini ambientali. Nel 2013 le infrazioni sono state 811 con 705 denunce e 203 sequestri. Il caso piu’ eclatante sta nel fatto che la regione ospita una delle piu’ grandi vergogne industriali d’Europa, la discarica illegale di Bussi sul Tirino. In Abruzzo e’ stato riscontrato, inoltre, un significativo aumento delle infrazioni nel ciclo dei rifiuti che nel 2013 sono state 160; 194 le denunce e 55 i sequestri. I dati del rapporto evidenziavano un aumento proprio nelle province di Chieti e Pescara. La regione e’ pero’ interessata da una significativa illegalita’ legata al ciclo del cemento, foraggiata dal sisma che sconvolse soprattutto la provincia dell’Aquila il 6 aprile 2009. Le infrazioni accertate in questo ambito sono state 215 in Abruzzo, 184 le denunce, 31 i sequestri, 72 dei quali si sono verificati nella provincia di Chieti”. “Dal 1994, anno del nostro primo Rapporto Ecomafia, abbiamo ribadito l’urgenza di contrastare con forza le attivita’ di chi inquina gravemente l’ambiente – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo -. Notiamo come negli anni si sia evoluto anche il sistema dei traffici dei rifiuti che ora iniziano a essere utilizzati per fare strade, costruzioni edili e altro. Non vogliamo piu’ altre Bussi, vogliamo pene piu’ severe per chi danneggia l’ambiente, perche’ fino ad oggi i criminali ambientali l’hanno sostanzialmente fatta franca grazie ad una normativa assolutamente inadeguata”.
“Reati come questi – oserva Di Marco – provocano non solo un danno ambientale e sanitario, ma anche un grande danno per l’economia sana. Ci congratuliamo con il Corpo forestale dello Stato per l’ottimo lavoro svolto in questo come in altri casi. Questi risultati devono far riflettere anche sull’importante e significativo ruolo che questo Corpo svolge nel Paese e far riflettere sull’utilita’ dell’ipotesi di accorpamento ad altre forze di polizia”. “L’Italia ha bisogno di una vera e propria riforma di civilta’ – commenta il vice presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – che sanerebbe una gravissima anomalia: oggi chi ruba una mela al supermercato puo’ essere arrestato in flagranza perche’ commette un delitto, quello di furto, mentre chi inquina l’ambiente no, visto che nella peggiore delle ipotesi si rende responsabile di reati di natura contravvenzionale, risolvibili pagando un’ammenda quando non vanno – come capita molto spesso – in prescrizione. Oggi, finalmente, siamo vicini a una svolta. Nel febbraio 2014, infatti, la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale. Il testo, pero’, e’ inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche. Approvarlo prima possibile rappresenterebbe, invece, una pietra miliare nella lotta alla criminalita’ ambientale, garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura. Serve un ultimo sforzo, perche’ non c’e’ piu’ tempo da perdere. In nome di quel popolo inquinato che attende da troppo tempo giustizia, e’ giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilita’ davanti al Paese”. A tal proposito Legambiente, Libera e altre 25 associazioni hanno lanciato un appello a Pietro Grasso: i delitti ambientali nel codice penale subito! La petizione si puo’ firmare al seguente indirizzo: www.change.org/legambiente-ecoreati