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Sviluppare uno specifico sistema di sorveglianza locale, regionale e nazionale della residenzialità socio-sanitaria (pubblica e privata, accreditata e non), per valutare l’impatto del Covid-19 nelle strutture residenziali per anziani non autosufficienti, per persone disabili giovani e adulte e per persone con patologie psichiatriche socio-sanitarie.

E’ l’obiettivo principale del progetto del Centro nazionale per il controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha scelto l’Abruzzo come Regione capofila dello studio scientifico, affidandone il coordinamento al direttore del Dipartimento regionale Sanità, Claudio D’Amario.

“Allo studio – spiega l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì – oltre all’Abruzzo (che dunque avrà il ruolo di coordinamento di tutte le iniziative), prenderanno parte le Regioni Piemonte, Umbria e Sicilia. L’acquisizione di dati sulla circolazione spaziale e temporale del virus nella popolazione delle strutture residenziali servirà non solo a conoscere l’evoluzione del contagio e a circoscrivere tempestivamente eventuali focolai epidemici, ma permetterà anche di valutare l’efficacia e l’impatto delle misure introdotte per prevenire e controllare la trasmissione al loro interno. Sarà valutato il ricorso a soluzioni tecnologiche in uso presso le diverse realtà regionali, favorendo meccanismi di integrazione telematica per un corretto flusso informativo”.

Nelle strutture residenziali socio-sanitarie sono state documentate, fin dalle prime fasi dell’emergenza, numerose difficoltà di carattere organizzativo e gestionale legate all’assistenza dei residenti divenuti positivi e di coloro che hanno sviluppato la malattia da coronavirus: accesso ai tamponi per la ricerca del virus, reperimento di spazi aggiuntivi per l’isolamento dei “casi” in realtà edilizie non strutturate per queste finalità e difficoltà nel reperire personale sanitario, anche in sostituzione di quello in malattia, hanno impattato su realtà già critiche. Gli anziani e le persone affette da gravi patologie neurologiche, croniche e da disabilità, residenti in tali strutture rappresentano quella parte di popolazione fragile con elevato fabbisogno assistenziale e a maggior rischio di evoluzione grave se colpite da Covid 19. L’intervento si prefigge, dunque, di sviluppare un sistema di sorveglianza per superare proprio queste criticità, standardizzando le azioni correttive.  

Il progetto avrà una durata di 2 anni e per la sua attivazione il Ministero ha stanziato un fondo di 800mila euro.

“Particolare attenzione – aggiunge l’assessore – sarà riservata alle piattaforme di telemedicina, che in Abruzzo sono state implementate già la scorsa primavera, durante la prima fase della pandemia, per rispondere alle esigenze di alcune categorie di pazienti”. 

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