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Anche l’ente gestore della vicina area protetta doveva essere consultato. Il Tar ferma il progetto di costruzione di un cementifico a freddo a Punta Penna di Vasto. WWF e Legambiente esortano Regione e Comune a cogliere l’occasione per ripensare progetti di sviluppo nell’ottica della sostenibilità.

Questa mattina in conferenza stampa, Legambiente e WWF, insieme all’avv. Francesco Paolo Febbo, difensore delle Associazioni ambientaliste, commentano l’esito del ricorso al TAR sul progetto della Escal volto a produrre leganti idraulici (cemento) nella fascia di protezione esterna della Riserva di Punta Aderci ed esprimono piena soddisfazione per l’esito del procedimento. Il Tribunale, infatti, ha accolto il ricorso delle Associazioni che avevano chiesto l’annullamento del parere favorevole rilasciato dall’Ufficio tecnico del Comune di Vasto per la realizzazione del cementificio determinando lo stop alla realizzazione della contestata opera.

Nel ricorso erano stati esposti con rilievo tutti i punti deboli, dal punto di vista dell’impatto sull’area della contigua Riserva naturale, del progetto e dell’iter autorizzativo: il parere favorevole emesso all’esito di una “VINCA” insufficiente, poiché rilasciata sulla base delle sole voci di “mitigazione”, concetto che era da ritenersi del tutto improbabile e fantasioso, a fronte di un progetto che, a detta degli esponenti ambientalisti – come del resto altri che pure purtroppo sono stati avviati nella nostra Regione – non avrebbe dovuto essere nemmeno immaginato e concepito, in un’ottica di tutela dell’ambiente. Peraltro, si rilevava come “l’impatto del traffico veicolare” non dovesse affatto essere ritenuto non significativo, come affermato dalla amministrazione, comportando il transito di 50 camion ogni giorno, carichi di sostanze tossiche e volatili, con ogni conseguenza in termini di inquinamento, immaginabili anche per chi sia sprovvisto di conoscenze scientifiche al riguardo.

“Aspetto importante della sentenza, da giudicarsi ottima nel complesso – dichiara l’avv. Francesco Febbo – è che essa ha stabilito punti fermi e principi fondamentali in materia di tutela ambientale, che dovranno essere presi in considerazione anche dalle amministrazioni coinvolte, su tutto il territorio nazionale, in procedimenti riguardanti opere di preoccupante impatto. Innanzitutto, particolarmente rilevante il richiamo al principio secondo cui “Non è, infatti, la collocazione fisica dell’attività a costituire il fattore rilevante, visto che oggetto di valutazione sono gli effetti che la medesima produce, che possono interferire con le esigenze di conservazione anche se la loro fonte è localizzata in un’area esterna alla Riserva …”. Altri importanti punti e principi ribaditi sono i seguenti: l’obbligatorietà della Vinca anche per progetti collocati all’esterno delle aree protette; l’importantissimo principio dell’obbligo di valutazione degli “effetti cumulativi” con altri impianti della zona; il richiamo ai principi costituzionali di tutela dell’ambiente. Di rilievo anche la ritenuta obbligatorietà del parere dell’Ente di gestione della Riserva. In conclusione, ci si augura che tale sentenza possa costituire un buon auspicio – ed un punto di riferimento giurisprudenziale – per la definizione delle numerose controversie che vedono contrapposte, ancora oggi, le associazioni ambientaliste e le amministrazioni fautrici di progetti deleteri dal punto di vista ambientale.”

“La sentenza – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente regionale di Legambiente – offre un’importante occasione di ripensamento sulla identità della costa dei Trabocchi e sulla programmazione per la promozione del territorio. La strategia va riconsiderata in un’ottica di sostenibilità sociale, economica e ambientale, vanno trovati e attuati veri e innovativi modelli di economia circolare, che facciano uscire la nostra Regione dall’epoca dei fossili e del cemento. La qualità dell’ambiente e di conseguenza della vita del territorio deve essere alla base di questa evoluzione”.

“Il pronunciamento del TAR – continua Filomena Ricci, delegato regionale del WWF – oltre a sottolineare come i pareri degli Enti gestori delle aree protette siano un elemento sostanziale nelle procedure di VINCA, blocca un’opera impattante e squalificante per la costa abruzzese. L’azione delle nostre Associazioni ha evitato la compromissione della bellezza e del capitale naturale, che sono la principale risorsa di quel territorio, di una delle aree costiere più ammirate della nostra Regione.”