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Stamattina, nella sala Corradino D’Ascanio, nella sede della Regione in piazza Unione a Pescara, si è svolta la conferenza stampa per l’annuncio dello stanziamento dei fondi necessari ai lavori di messa in sicurezza dell’Imbocco Pilone, nel Comune di Abbateggio. Erano presenti i consiglieri regionali del Pd Silvio Paolucci e Antonio Blasioli; Antonio Di Marco (già sindaco di Abbateggio e presidente della Provincia di Pescara); il sindaco di Abbateggio Gabriele Di Pierdomenico e l’avvocato Matteo Di Tonno.

“Quella che oggi raccontiamo non è una conferenza stampa ma è una storia, una storia di riscoperta, scritta in un bellissimo libro a cui, però, manca ancora il finale – ha dichiarato Blasioli -. Chi ha permesso questa storia è seduto qui, chi dovrà scrivere il finale è seduto qui, e voi chiediamo di aiutarci. Venerdì il Consiglio regionale ha approvato il pdl 116/2020. L’art. 2 di questo progetto di legge prevede lo stanziamento di 865mila euro per la messa in sicurezza di località Pilone, di cui 300mila per il 2020 e 565mila euro per il 2021.

È un risultato importante, che ci permetterà di rendere nuovamente accessibile quell’area a residenti e turisti, dopo l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza, trasformandolo in uno dei siti più interessanti della nostra regione dal punto di vista storico e archeologico.

Che la Maiella fosse una delle più grandi miniere d’Italia è un fatto abbastanza noto. Non tutti sanno però che le prime tracce di sfruttamento minerario risalgono al 4700 a.C. e che gli stessi romani prendevano materiale che sta sotto alla nostre montagne, per le basi delle loro navi.

Tra l’800 e il 900, piccoli imprenditori locali prima e Sama s.r.l. poi, portarono avanti questa attività estrattiva di bitume che arrivò a dare lavoro a 4000 donne e uomini e che ci ha lasciato un museo a cielo aperto di storia del lavoro in Abruzzo. Negli anni 60 il materiale estratto da queste miniere di Abbateggio, Roccamorice, San Valentino, Manoppello, Lettomanoppello e Scafa era il 40% dell’estratto italiano.

Oggi questi splendidi scenari naturalistici, ancora inaccessibili, perché è interdetto l’accesso per la carente messa in sicurezza, offrono allo sguardo km di gallerie, spesso una sopra all’altra, binari per il trasporto, teleferiche che andavano da Roccamorice a Scafa, molte delle quali in completo abbandono, possono rappresentare, dopo questi lavori, una piacevole riscoperta delle nostre montagne e della nostra storia ma soprattutto un esempio unico di archeologia industriale. Sicuramente un patrimonio turistico considerevole che va valorizzato. Un giacimento, minerario un tempo e turistico per il futuro”.

“Nel 2012 Sama srl – hanno aggiunto Di Marco e Di Tonno – chiede la riduzione della superficie di sfruttamento di quelle miniere e anche delle miniere di località Pilone, che si trova integralmente nel Comune di Abbateggio. Emesso il provvedimento regionale, Abbateggio decise di opporsi per il mancato rispetto di quanto previsto dal regio decreto 1443/1927 e cioè il ripristino e la messa in sicurezza. Dopo anni di battaglie e tanti ricorsi, finalmente il Consiglio di Stato si è espresso in favore del Comune di Abbateggio, riconoscendo la vittoria di Davide contro il colosso Golia”. “Oggi ricorre l’anniversario di un anno dalla mia elezione e non poteva esserci notizia più bella per me e per la mia comunità. Ciò che auspichiamo adesso – ha dichiarato il Sindaco Di Pierdomenico – è che il sito sia messo in sicurezza quanto prima. E’ inaccessibile dal 2017 e poi sia valorizzato e diventi un attrattore culturale e turistico e che sia fruibile da tutti. Non semplicemente chiuso e messo in sicurezza, ma valorizzato”.

“Come Pd – hanno concluso Paolucci e Blasioli – prendiamo l’impegno in Consiglio regionale per leggere attentamente le carte che oggi vedono un completo disimpegno nel ripristino del soggetto privato che in realtà era tenuto a farlo. Su questo come gruppo regionale andremo avanti, chiedendo la convocazione di una commissione di garanzia con audizione dell’avvocatura regionale per comprendere cosa è stato fatto e cosa si sta facendo. Non vogliamo che la Regione sopporti i costi di messa in sicurezza che erano a carico del privato in virtù del regio decreto 1443/1927. ”.