“Il tema del risanamento ambientale e della bonifica del SIN di Bussi è una questione di primaria importanza per il nostro territorio e per tutti gli abruzzesi che da anni pretendono giustizia e chiedono di mettere in sicurezza quello che, per colpa di qualcuno, è diventato uno dei siti più inquinati d’Italia e d’Europa. Dopo 13 anni di rimpalli di responsabilità e di burocrazia a cui i cittadini hanno dovuto assistere, adesso che il Consiglio di Stato ha confermato come debba essere Edison a pagare i lavori, non capisco come il Presidente di Regione Abruzzo Marsilio e rappresentanti della sua Giunta, a partire dall’Assessore Campitelli, possano continuare a sposare con questa leggerezza istituzionale un progetto di appalto per i lavori di bonifica parziale e incompleto, con una procedura di gara con criticità e potenziali vizi di forma, come già evidenziato sia dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che dall’Avvocatura della Stato”.
Lo afferma il Capogruppo M5S in Regione Abruzzo, e componente della Commissione Regionale di Inchiesta sul Sin di Bussi sul Tirino, Sara Marcozzi. “Sono molte le problematiche, emerse negli anni, che hanno contribuito al dilatarsi dei tempi per gli interventi. A partire dal progetto redatto dal Commissario per la Bonifica, il compianto Adriano Goio, che visto l’ammontare limitato di fondi disponibili, non ha previsto la bonifica di tutte le aree contaminate del SIN. Nell’appalto, inoltre, non vi è traccia di interventi di bonifica sul sito ex iprite-fosgene e zone limitrofe, né di ponderazione dei rischi dovuti alla presenza, in questa area, di sito militare per la produzione di armi chimiche e batteriologiche, occupato dall’esercito tedesco e poi bombardato dagli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale”.
“Emergono inoltre – prosegue Marcozzi – altre problematiche riguardo all’acquisto, da parte del Comune di Bussi, dalla Società Solvay, delle discariche 2a e 2b, delle aree intorno a queste, dei capannoni e della ciminiera dello stabilimento chimico militare ex iprite-fosgene. Infatti, nella procedura, non si è tenuto conto di come l’Accordo di Programma, al punto 4, prevedesse che il passaggio delle aree Solvay fosse subordinato alla stipula del contratto tra il Ministero dell’Ambiente e ogni altra amministrazione delegata alla gestione della gara di appalto. Non solo, nell’acquisto da parte del Comune di Bussi non vengono inserite le aree di proprietà di altri privati diversi da Solvay, seppur inseriti nell’elenco delle particelle allegate all’Accordo di Programma e soggette a bonifica”.
“Con tutte queste potenziali lacune e incongruenze, non capisco come la Giunta Marsilio possa abbracciare entusiasticamente questo progetto, senza peraltro risparmiare le solite accuse nei confronti del Governo Conte e, in questo caso, del Ministero dell’Ambiente. Questo non è il momento per portare avanti procedure che possono rivelarsi viziate e non complete, col rischio di allungare ulteriormente i tempi di attesa per i cittadini per avere nuovamente a disposizione la propria terra, contaminata per decenni senza pietà”.
“Alla luce anche delle informazioni fornite dal Comitato di Cittadini BusSINmovimento, acquisite nel corso della Commissione regionale d’Inchiesta, e in attesa che la stessa Commissione porti a conclusione tutte le analisi del caso, si rende necessario un salto di qualità nell’impostazione delle strategie di intervento, che non possono essere affrontate esclusivamente in una prospettiva risarcitoria o sanzionatoria. Bisogna lavorare mettendo insieme le comunità, con l’obiettivo di produrre impatti positivi sul territorio e sull’ambiente, attraverso una procedura di intervento che valorizzi l’economia e consenta la riutilizzazione delle aree interessate per finalità coerenti con lo sviluppo dei sistemi locali presenti. Mi auguro che presto, con l’intervento del Ministero dell’Ambiente, si torni a dare il giusto significato e valore ai termini legalità e responsabilità, affinché si cominci a operare insieme, tra Istituzioni, nell’interesse unico delle comunità di cittadini e dell’ambiente”, conclude.