Circa la notizia appresa da comunicato Guardia di Finanza sul sequesto di 21.00 mascherine, Baldo Promotion S.r.l. chiede rettifica e rimozione del video – effettuata – mediante “integrale pubblicazione delle indicazioni fornite” nella missiva:
“In data odierna, 24 aprile 2020, è apparso sul sito “Il Pescara” l’articolo dal titolo “Sequestrate 21 mila mascherine non sicure: nei guai produttore, importatore e distributore [VIDEO]”, al seguente link http://www.ilpescara.it/cronaca/mascherine-non-sicure-sequestrate-guardia-finanza.html?fbclid=IwAR1OmKtq9FShw2n8nDTjPIBZ4InDNvrMCLsgXb-5OhABpK2K3I_9YkKRSbI.
L’articolo, ripreso anche da altre testate e siti di informazione, si riferisce a un sequestro di mascherine effettuato in settimana nei nostri locali dalla Guardia di Finanza, in relazione al quale vi è attualmente una indagine in corso (con tanto di segreto istruttorio) che, ne siamo certi, acclarerà la totale liceità della nostra condotta e l’insussistenza di qualsivoglia ipotesi di reato.
L’articolo in questione, tuttavia, accompagnato da un video in cui le mascherine sono palesemente riconoscibili per il logo tricolore e per la forma caratteristica (il prodotto è brevettato e unico nel suo genere, essendo prodotto in un materiale tecnico non utilizzato da altri produttori), riporta informazioni in parte non corrispondenti al vero e in parte fuorvianti che, oltre a risultare gravemente lesive della nostra immagine, rischiano di arrecarci un enorme e irreparabile danno commerciale, anche in considerazione del fatto che il modello di mascherina oggetto del provvisorio sequestro resta tuttora lecitamente prodotto e distribuito pur senza marchio CE.
Peraltro nell’articolo si fa riferimento anche ad altro materiale e ad altre mascherine che nulla hanno a che vedere con le mascherine da noi distribuite, che sono esclusivamente quelle in poliuretano.
Tre sono le note dolenti dell’articolo, riprese in buona parte anche dalle altre testate, in relazione alle quali ci apprestiamo a sporgere formale denuncia-querela.
1) Innanzitutto, la cosa estremamente grave si rinviene già nel titolo, nel quale si dichiarano le mascherine come “NON SICURE”.
In realtà la sicurezza del prodotto non è assolutamente in discussione e non è stata contestata neanche dalla Guardia di Finanza, che si sta limitando ad effettuare accertamenti sulla regolarità delle procedure che hanno portato all’apposizione del marchio CE, mentre nessuna ipotesi di reato è stata contestata con riferimento a eventuali (e di fatto insussistenti) rischi per la sicurezza.
Tant’è che la stessa Guardia di Finanza ha consentito, come detto, di continuare a produrre e distribuire le medesime mascherine, semplicemente rimuovendo, fino alla conclusione delle indagini, il solo marchio CE.
L’effetto di un tale titolo rischia di essere devastante per la nostra attività, ma anche per quella del produttore e dei rivenditori, in un momento in cui da un lato vi è un estremo bisogno di mascherine, dall’altro, per effetto del lockdown, le attività economiche rischiano di essere gravemente compromesse o addirittura di chiudere per sempre.
La sicurezza delle mascherine in oggetto, peraltro, è stata validata e certificata dalla ASL, in una comunicazione esibita agli agenti della Guardia di Finanza in sede di ispezione.
2) L’articolo inoltre fa riferimento ad un importatore, quando in realtà le mascherine sono prodotte in territorio italiano, fra Pescara e Montesilvano, realizzato con materiale certificato prodotto in Italia (anche la certificazione di qualità del materiale è stata esibita in sede di controlli), e distribuite sempre in Italia dalla Baldo Promotion S.r.l. Trattasi di un prodotto la cui commercializzazione, come accennato, sta consentendo la sopravvivenza, in questo tragico momento storico, di numerose imprese del territorio abruzzese e tale sopravvivenza rischia di essere seriamente compromessa dalla diffusione di informazioni errate e screditanti.
3) In terzo luogo, va detto che nessuna condotta ingannevole è stata messa in atto e l’articolo contestato riporta una affermazione fuorviante laddove sostiene che le mascherine “erano prive della prevista certificazione, non essendo mai stata conseguita dal produttore e dall’importatore… traendo, in tal modo, in inganno gli ignari consumatori, convinti di acquistare veri e propri dispositivi di protezione individuale efficaci, nonché recanti la marcatura “CE”, mentre in realtà compravano dei semplici “copri bocca””.
Sul punto, ribadito che non esistono importatori del prodotto, è doveroso precisare che:
a- la disciplina europea che consente l’apposizione del marchio CE non prevede il conseguimento di una “prevista certificazione”, ma solo l’adempimento di una serie di procedure, anche di carattere tecnico, che nella fattispecie sono state effettuate e documentate dal produttore alla Guardia di Finanza, la quale al momento le sta esaminando e con ogni probabilità ne confermerà la validità;
b- nessun consumatore è stato tratto in inganno, atteso che il prodotto continua ad essere venduto lecitamente pur senza il marchio CE, ai sensi dell’art. 16 del D.L. 17 marzo 2020, n.18 (“Decreto Cura Italia”) e la sua efficacia non è in contestazione”.