CONDIVIDI

La scienza e la conoscenza curano. I trattamenti specialistici aiutano. Le regole sono un grande supporto. Ma la relazione costruttiva, se non il vero e proprio amore familiare e ambientale sono i fattori decisivi per affrontare sfide, problemi e disagi dell’età evolutiva. È quanto emerso questa mattina a Pescara nel corso del partecipato convegno “Costruire insieme il percorso di crescita”, promosso dalla Fondazione Paolo VI, e che nella sala convegni del Centro Adriatico di via Giovanni XXIII ha visto la partecipazione di autorevoli esperti insieme a famiglie, insegnanti, educatori e operatori. A fare gli onori di casa, monsignor Tommaso Valentinetti, presidente della Fondazione Paolo VI, che ha ringraziato gli ospiti e il pubblico per aver accolto la proposta di questo importante momento di confronto. Hanno portato il loro saluto anche Nicoletta Verì, assessore regionale alla Sanità, Carlo Masci, sindaco di Pescara, e il dottor Renato Cerbo, direttore di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Pescara.

Ad aprire i lavori, l’intervento del professor Stefano Vicari, professore ordinario all’Università Cattolica e primario di Neuropsichiatria infantile all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che ha portato la sua lunga esperienza nel campo dei disturbi psichiatrici nell’età evolutiva. Citando numerosi studi e statistiche, il luminare ha acceso i riflettori su un fatto incontestabile: “Le malattie psichiatriche in età evolutiva – ha detto – non solo esistono ma sono anche molto frequenti e spesso rappresentano il momento di esordio dei disturbi psichiatrici dell’età adulta”. E non è vero che alla loro origine c’è sempre e solo una “famiglia sbandata”: “Le malattie psichiatriche – ha proseguito Vicari – sono il risultato dell’interazione tra fattori di rischio biologici e fattori di rischio ambientali. Entrambi variano in relazione all’età. Pertanto, appurata la rilevanza di questa interazione nella genesi della malattia psichiatrica, liberiamo i genitori dai sensi di colpa!” Il problema va dunque affrontato solo con un intervento specialistico? Per il docente della Cattolica sono indispensabili anche “prevenzionee vita reale. O, in una parola: la relazione che cura, come dimostrano numerose esperienze sul campo che coinvolgono famiglie, educatori e professionisti. In definitiva: Le malattie psichiatriche sono curabili e guaribili, non esiste una sola cura che vada bene per tutto e richiedono l’organizzazione di servizi specifici e di una politica per la salute mentale”.

Da parte sua, la professoressa Deny Menghini, psicologa e psicoterapeuta dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, ha affrontato il delicato tema del rapporto tra nuove tecnologie e disturbi del neurosviluppo, che vede gli schermi di tablet, smartphone, pc e televisori nuovi protagonisti dello sviluppo del bambino. Come dimostrano numerosi studi, questi strumenti da soli non facilitano l’apprendimento: “La presenza di un adulto accanto al bambino che lo aiuti a utilizzare e riformulare i contenuti è indispensabile”. E tanto meno aiuta il fatto che i contenuti siano quasi esclusivamente fatti di immagini distraenti e non di testi, la cui lettura andrebbe invece incoraggiata. Per non parlare, poi, del rischio obesità, “che cresce con l’aumentare delle ore di utilizzo dei supporti tecnologici, e l’incidenza sul sonno: ogni ora sugli schermi è associata a 3-8 minuti in meno di sonno”. La parola d’ordine, allora, è qualità: “Se comunque è auspicabile la riduzione del tempo trascorso sui device, indispensabile è l’accesso a programmi e app che aiutino il linguaggio e la conoscenza: i giochi educativi sono meglio dei video di intrattenimento”. In definitiva, ecco una serie di suggerimenti: “Riservare l’uso ai bambini più grandi di 2 anni, guidati dai genitori, evitare l’uso dei device come metodo di intrattenimento, non sacrificare le altre attività e il gioco, soprattutto di movimento, scegliere gli orari protetti, bandire l’uso dei dispositivi elettronici durante i pasti e durante le attività familiari, astenersi dall’uso almeno un’ora prima di andare a dormire ed evitare dispositivi e tv in camera”.

La complessa gestione dei bambini disregolati, infine, è stata al centro dell’intervento della professoressa Daniela Guitarrini, psicologa e psicoterapeuta, referente dell’Istituto di neuropsichiatria ReTe Ricerca e Terapia in età evolutiva di Roma. Un intervento che ha avuto come interlocutori il mondo della scuola e le famiglie. “La prima è chiamata a predisporre un contesto che facilitil’organizzazione della classe e dei tempi di lavoro, del materiale, del lavoro scolastico, e dia vita ad attività pianificate nel tempo libero o nelle situazioni di transizione con un approccio al compito e alla struttura della lezione, fino al coinvolgimento della classe con il tutoraggio e l’apprendimento cooperativo”. Tocca alla famiglia invece “inserire e rispettare le routine quotidiane, permettere il monitoraggio del tempo, creare piani giornalieri, inserire poche e chiare regole, fare contratti comportamentali e ricorrere all’alfabetizzazione emotiva, che sappia cioè ben gestire le emozioni”.