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“Sono state installate le nuove recinzioni in metallo per la messa in sicurezza dei portici sottostanti i palazzi a rischio crollo di via Lago di Borgiano, ai numeri civici 14, 18 e 22, sgomberati nel 2017 e ancora in piedi. Dopo il sopralluogo della Commissione Sicurezza, svoltosi lo scorso15 settembre, attraverso il quale abbiamo evidenziato lo stato di assoluto abbandono e di grave pericolo in cui versava l’area, l’Ater ha provveduto a proteggere e a rendere inaccessibili gli spazi sotto gli edifici, in attesa, ora, di definire la loro demolizione, che richiede risorse pari a circa 800mila euro che l’Ater dice di non avere e che però non ha neanche sollecitato alla Regione negli anni in cui il Pd governava tutto in Abruzzo. Ovviamente il ‘caso’ non è chiuso: nelle prossime settimane torneremo nel quartiere anche per verificare la tenuta reale di quelle reti metalliche, che comunque consideriamo un passo in avanti a tutela dei cittadini residenti”. Lo ha ufficializzato il Presidente della Commissione Sicurezza e Mobilità Armando Foschi che ha effettuato un sopralluogo in via Lago di Borgiano per constatare l’effettivo svolgimento dei lavori annunciati dall’Ater.

“Nelle scorse settimane la Commissione ha raccolto la richiesta di intervento dei cittadini e di Don Massimiliano De Luca, oggi parroco degli Angeli Custodi, e abbiamo deciso di verificare la situazione paradossale che si sta vivendo in via Lago di Borgiano – ha sottolineato il Presidente Foschi -. Nell’aprile 2017, in seguito alle verifiche di staticità eseguite dalla Labortec su commissione dell’Ater, proprietaria dei tre fabbricati, è stato accertato il rischio collasso di tre palazzi, ai civici 14, 18 e 22, determinando l’emissione di un’ordinanza dell’allora sindaco Alessandrini per l’evacuazione, in sole 48 ore, degli edifici, 85 famiglie in tutto, molte delle quali, da quel giorno, vivono ancora in albergo, con un contributo dello Stato, erogato dal Comune, per l’autonoma sistemazione. Questa è la storia, che oggi però ha assunto dei contorni assurdi: sono passati due anni e mezzo da quello sgombero, ma i tre palazzoni sono ancora al loro posto, in piedi, senza che nulla sia cambiato in 29 mesi. Ad alcune finestre ci sono ancora gli stendini lasciati dalle famiglie, le piante ormai morte sui balconi, alcuni armadietti, tutte suppellettili abbandonate in fretta e che nessuno ha potuto riprendere. Non solo: dopo lo sgombero sembra che l’Ater abbia ‘protetto’ i porticati proprio per evitare che altri cittadini potessero transitare sotto i tre palazzi a rischio collasso o anche che potessero accedere ai portoni e ai piani sovrastanti. Peccato che quella ‘protezione’ fosse rappresentata da una recinzione rossa da cantiere morbida, che è stata completamente divelta di fatto permettendo a chiunque di transitare o anche sostare sotto i portici di edifici a rischio collasso, dove, addirittura, sembra che i bambini del rione si fermassero regolarmente a giocare, mentre noi stessi vi abbiamo trovato delle auto tranquillamente parcheggiate. A fronte di una situazione di autentico pericolo, abbiamo convocato i vertici dell’Ater in Commissione per aprire un confronto con il Presidente Antonello Linari e, in quella sede, abbiamo scoperto il paradosso, ossia l’Ater sapeva che non c’era alcuna valida protezione per impedire il transito e l’utilizzo dei portici sottostanti i tre palazzi a rischio, tanto che aveva già previsto la sostituzione della recinzione in plastica rossa con una in rete metallica. Irrisoria, in questo caso, la spesa, parliamo di appena 5mila euro che però, di nuovo, l’Ater ha affermato in Commissione di non avere in cassa e questo è folle perché un Ente strumentale regionale che afferma di non avere in bilancio neanche 5mila euro per un intervento di ordinaria amministrazione, ha chiaramente denotato un difetto non solo di risorse, ma di gestione. Durante la riunione i vertici dell’Ater hanno detto che quella rete metallica l’avrebbe installata l’Azienda andando a scavare nel proprio bilancio, specie dopo aver assunto consapevolezza circa i rischi risarcitori cui andava incontro semmai qualcuno si fosse fatto male transitando sotto quei portici vietati. Avevamo annunciato un nuovo sopralluogo nel quartiere a un mese dal primo, quindi a metà ottobre – ha proseguito Foschi –, ma ci è stato notificato che le reti in metallo erano già state installate e siamo andati a verificare che effettivamente l’intervento è avvenuto: a oggi tutti i portici sottostanti i palazzi a rischio crollo sono inaccessibili, impenetrabili, grazie alle reti metalliche altre quasi tre metri, che hanno lasciato una minima apertura di 20 centimetri in alto, giusto per consentire a qualche animale domestico di uscire semmai si fosse rifugiato in qualche angolo. Ovviamente nelle prossime settimane comunque torneremo come Commissione sul posto per accertarci la tenuta di quelle reti, contando comunque anche su una sentinella sempre vigile sul quartiere come Don Max, che sicuramente ci allerterà in caso di problemi. Ma la questione non finisce qui: i tre palazzi pericolanti vanno demoliti, quindi continuerà il nostro pressing nei confronti dell’Ater, proprietaria delle palazzine, che ha il dovere di reperire le risorse necessarie per consentire le operazioni di abbattimento”.

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