Si è svolta ieri mattina l’Audizione dell’Assessore all’Ascolto del disagio sociale Nicoletta Di Nisio presso la Commissione consiliare permanente “Politiche sociali e della vita”.
L’Assessore ha relazionato sulle tematiche inerenti le persone
“senza fissa dimora” sul territorio cittadino indicando le linee di
intervento che intende proporre al Sindaco e all’intera Giunta per affrontare
questo problema che non solo nel corso degli anni non è stato risolto, ma che, purtroppo,
tende a crescere.
L’Assessore ha iniziato indicando la necessità di una analisi aggiornata del fenomeno e soprattutto delle varie “tipologie” dei senza tetto. Come è noto tra loro c’è chi ha perso casa; chi ha abbandonato volontariamente una famiglia o ne è stato allontanato; chi ha perso il lavoro e vive così per necessità.
Tra loro, inoltre, vi sono anche persone con problemi mentali e con problemi di assunzione di sostanze.
Con l’aiuto di tutti: dagli Assistenti sociali del Comune (che – pur con organico sotto il minimo – tanto si spendono), alle Associazioni che già intervengono e ai Volontari, è necessario analizzare a fondo i dati, redigere un piano di intervento diviso in fasi per contenere e ridurre sensibilmente il problema. Problema che se affrontato fornendo servizi e soluzioni “differenziati” – ovvero per le diverse esigenze delle diverse tipologie – potrà essere affrontato, ridotto, controllato e forse non risolto in breve tempo, ma sicuramente si sarà affrontato in modo sostanziale sia il problema che il degrado che spesso si accompagna in talune zone della città.
“Il proporre uno studio e redigere un piano di intervento non è certo per rimanere con le mani in mano – ha detto l’Assessore Di Nisio – grazie agli incontri fatti – e che continuerò a fare con altri soggetti interessati – già alcune cose sono ben chiare e a cui bisogna provvedere da subito. Innanzitutto i posti a disposizione nei dormitori sono insufficienti. E’ quindi urgente ampliarli. Alcuni rifiutano il ricovero per problematiche che possono essere risolte facilmente. Dobbiamo quindi da domani impegnarci per, ad esempio, per prevedere nei dormitori alcuni posti di ricovero “doppi” perché alcuni non accettano di “dividersi” (ad esempio moglie e marito). Esiste anche la problematica – sempre per alcuni – di non voler abbandonare l’animale di affezione. Bisogna quindi individuare posti (un campetto attiguo il dormitorio o simile) dove poterli lasciare temporaneamente. Se interveniamo ora possiamo nel cercare nuove strutture ed attrezzarle, di farlo tenendo conto di queste esigenze emerse.
Dobbiamo aumentare le “offerte” di posti dove potersi lavare, cambiarsi, curarsi, poter parlare con gli Operatori del sociale. Dobbiamo – e sarà il percorso più lungo e difficile – offrire soluzioni quasi “personalizzate” per fare in modo che vengano accettate. Non dimentichiamo che ci sono persone che sono anni (alcuni da oltre dieci se non di più) che vivono per strada e che – spesso – addirittura rifiutano un aiuto.
Dobbiamo – in sostanza – attivare e fornire risposte oltre il semplice alloggio per la notte. Altrimenti avremo solo risolto di non farli dormire per strada. E quando sarà mattina?
Se poi, una volta attivati tutti i servizi, le soluzioni individuali, l’aumento dei ricoveri e di dove mangiare, assisteremo ancora a “bivacchi” senza alcun rispetto delle regole comuni… vorrà dire che dovremmo prendere – nei confronti di questi – delle decisioni che riguardano però l’ordine pubblico e non sono di mia competenza”.