Abbiamo appreso della candidatura con il centrosinistra a guida di Giovanni Legnini di Alessandro Lanci, attivista che ha condiviso molte lotte per l’ambiente in Abruzzo e a cui facciamo i nostri auguri per la nuova strada avviata.
Ovviamente ognuno può decidere liberamente di candidarsi oppure no ma a nessuno è concesso di disporre della storia comune a fini elettorali.
Visto che molti di noi sono stati in prima fila in quella vicenda vittoriosa, non possiamo non esprimere il nostro sconcerto e la delusione per una dichiarazione “ad usum delphini” con la quale si vorrebbe stravolgere una bella storia comune come quella No Ombrina, addirittura sostenendo che il candidato Presidente Legnini abbia risolto la questione scrivendo un emendamento.
Vogliamo ricordare che il Senatore Legnini fu corresponsabile proprio del riavvio della procedura del progetto Ombrina, con il suo voto favorevole al Decreto “Sviluppo” del 2012 che superava il divieto delle 12 miglia introdotto dalla Prestigiacomo nel 2010 che aveva bloccato Ombrina una prima volta,
Non basta. Legnini era sottosegretario all’economia nel Governo Renzi che nell’estate 2014 approvò il famigerato decreto Sblocca Italia. Non lo votò poi in aula perché nel frattempo fu eletto vicepresidente del CSM. Nonostante ciò e nonostante appelli diretti, non esitò a dire pubblicamente davanti a manifestanti e ai giornali che quel Decreto l’avrebbe votato pure in aula. Tutto ciò proprio a Lanciano, dove un anno dopo si sarebbe svolta la più grande manifestazione realizzata in Italia sul tema trivelle. Alessandro Lanci dovrebbe ricordarlo.
Questi due provvedimenti costrinsero i cittadini abruzzesi a rinnovare la lotta contro Ombrina, dovendo scendere in piazza prima nel 2013 e poi nel 2015 nelle più grandi manifestazioni mai registrate nella storia abruzzese. Solo questa vera e propria rivolta popolare, supportata dalla scelta referendaria di 10 regioni, COSTRINSE il Governo nazionale PD e chi l’aveva finora sostenuto ad una clamorosa per quanto assai riluttante marcia indietro. Quindi, ammesso e non concesso che Legnini, da una carica istituzionale diversa da quella di parlamentare, possa aver contribuito a scrivere in qualche modo un emendamento, avrebbe solamente cercato di porre rimedio agli errori fatti. Meglio tardi che mai, ovviamente. Meglio una retromarcia.
Però certo non può essere indicato quale risolutore della vicenda visto che gli unici a potersi fregiare di questo merito sono le decine di migliaia di cittadini abruzzesi e italiani che scesero in piazza e le regioni che costrinsero il Governo e il parlamento al dietrofront.
PS: abbiamo molti dubbi che per un vicepresidente del CSM sia proprio il caso di vedersi attribuire la paternità di un tale emendamento. A parte che il suo incarico istituzionale non l’avrebbe permesso, il testo dell’emendamento in questione tra l’altro:
1)abolì il Piano delle aree che era l’unica cosa buona introdotta dallo Sblocca Italia, con le conseguenze che abbiamo visto in tutta Italia nel rilascio di nuovi titoli minerari;
2)fu in parte inefficace rispetto alle richieste referendarie delle Regioni tanto che la Cassazione ammise lo stesso uno dei referendum che l’emendamento avrebbe dovuto far superare (e dovremmo arrivare ad accettare che la Corte di Cassazione abbia deciso su un emendamento scritto dal vicepresidente del CSM!).