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Svolta giudiziaria nell’inchiesta dell’hotel Rigopiano travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga che provoco’ 29 vittime. La Procura di Pescara, infatti, ha messo sotto inchiesta due ex presidenti della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, e l’attuale presidente Luciano D’Alfonso. Tra i nuovi indagati ci sono anche i quattro assessori che, nell’arco degli ultimi dieci anni, si sono susseguiti nella delega di Protezione civile: Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, quest’ultimo tutt’ora in carica. I primi ad essere iscritti nel registro degli indagati, tre mesi dopo la tragedia, sono stati il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della societa’ “Gran Sasso Resort & SPA”, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilita’ della Provincia di Pescara. Il 23 novembre scorso a questi nomi si sono aggiunti quelli di altre 17 persone: Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara; Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della Prefettura del capoluogo adriatico; Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici fino al 2014, Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile, Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe fino al 2016, Vittorio Di Biase direttore Dipartimento opere pubbliche fino al 2015 e Emidio Rocco Primavera, direttore del Dipartimento opere pubbliche; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara e Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano di reperibilita’ provinciale. E ancora: gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il tecnico geologo, Luciano Sbaraglia; Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire l’albergo; Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo; Giuseppe Gatto redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni. Successivamente, e’ stata iscritta nel registro degli indagati la funzionaria della Prefettura di Pescara, Daniela Acquaviva. I reati ipotizzati dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. “Ci siamo svegliati questa mattina con una bellissima notizia. E’ quello che noi diciamo dall’inizio: sul nostro profilo Facebook abbiamo sempre scritto che questo e’ un omicidio di Stato. Sono coinvolti Regione, Provincia, Prefettura e Comune: a questo punto sono chiare a tutti le responsabilita’”. Cosi’ Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano, commenta l’iscrizione di presidenti della Regione e assessori nel registro degli indagati nell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano. “Abbiamo aspettato con ansia questo momento – prosegue Tanda – Abbiamo capito che i procuratori stavano lavorando su questo filone e, giustamente, avevano bisogno di molto piu’ tempo. Dicevamo di seguire questa traccia perche’ per noi e’ fondamentale. Il lavoro dei procuratori e’ ottimo. Adesso ci aspettiamo che gli indagati diventino imputati per poter poi combattere ad armi pari in Tribunale”. “Dopo mesi di lotta abbiamo ottenuto quello che volevano noi e quello che anche agli occhi degli italiani era palese: i veri responsabili. Li abbiamo tutti”. Cosi’ Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo sopravvissuto alla tragedia dell’Hotel Rigopiano, commenta la notizia dei nuovi indagati. Matrone, che e’ rimasto invalido dopo 60 ore passate sotto cumuli di macerie e neve, a Rigopiano ha perso la moglie Valentina Cicioni di 32 anni, infermiera al Policlinico Gemelli di Roma. “Un ringraziamento – ha aggiunto – va fatto alla Procura che ha lavorato veramente bene e ai carabinieri forestali. Speriamo che il quadro accusatorio regga anche durante il processo”. “Non ho alcun commento da fare sia per rispetto delle vittime sia dei loro familiari e anche per il lavoro che sta svolgendo la magistratura inquirente e che mi risulta al momento non essere ancora concluso. Per quanto mi riguarda, ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinche’ la vicenda possa chiarirsi nel piu’ breve tempo possibile”. Cosi’ il sottosegretario regionale, Mario Mazzocca, commenta la sua iscrizione nel registro degli indagati.

Preferiscono al momento non rilasciare dichiarazioni il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e l’ex governatore Gianni Chiodi. Questo filone di inchiesta riguarderebbe in particolare la mancata realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga. Un aspetto piu’ volte evidenziato e denunciato dai difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, finito nel registro degli indagati tre mesi dopo la tragedia. “Oggi un raggio di sole ha colpito i nostri cuori lacerati dal dolore. Era cio’ che ci aspettavamo, una risposta dallo Stato contro una parte di esso che non ha funzionato e garantito i principi sanciti dalla Costituzione ai suoi cittadini. Ora non ci aspettiamo processi sommari , ma solo verita’ e giustizia. Quella vera e che nasce da quella parte buona e sicura dello stato che funziona”. Cosi’ il Comitato vittime di Rigopiano commenta la la notizia dei nuovi indagati. Un grazie – conclude il Comitato – a tutti gli inquirenti che hanno dimostrato che il nostro paese ha ancora tanto valore da rendere ai suoi cittadini”. “Questa volta non devono passarla liscia” scrive invece sul suo profilo Facebook Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime. Il ragazzo, originario di Valva (Salerno) era in vacanza a Rigopiano per festeggiare il compleanno con la fidanzata, Francesca Bronzi, sopravvissuta. Il nome di Stefano due giorni dopo la valanga era stato erroneamente inserito in una lista, comunicata dalle autorita’ ai familiari, relativa a cinque persone che sarebbero dovute arrivare vive in ospedale.

“Non ho alcun commento da fare sia per rispetto delle vittime sia dei loro familiari e anche per il lavoro che sta svolgendo la magistratura inquirente e che mi risulta al momento non essere ancora concluso. Per quanto mi riguarda, ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinche’ la vicenda possa chiarirsi nel piu’ breve tempo possibile”. Cosi’ il sottosegretario regionale, Mario Mazzocca, commenta la sua iscrizione nel registro degli indagati nell’inchiesta della Procura di Pescara sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano. Preferiscono al momento non rilasciare dichiarazioni il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e l’ex governatore Gianni Chiodi, anche loro tra i 12 nuovi indagati. Questo filone di inchiesta riguarderebbe in particolare la mancata realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga. Un aspetto piu’ volte evidenziato e denunciato dai difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, finito nel registro degli indagati tre mesi dopo la tragedia.