CONDIVIDI

Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, con il presidente dell’associazione “Ambiente e/é vita”, Benigno D’Orazio, questa mattina, presso la delegazione comunale di Piazza Carafa, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra l’associazione – che ha una sede operativa regionale anche a Chieti – e il capoluogo teatino.

Nata nel 1994 da un’idea del fondatore on. Nino Sospiri, l’associazione è riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente sin dall’ottobre 2001 ed opera sull’intero territorio nazionale. Si connota per lo slogan “l’uomo al centro del sistema ambiente”, avendo posto per prima in Italia il tema di un ambientalismo umanista, ovvero scevro da posizioni ideologiche ed oltranziste.

Elemento caratterizzante dell’associazione è l’educazione all’ambiente, all’alimentazione, al benessere, all’attività sportiva e alla valorizzazione della cultura locale nelle scuole.

Tra i punti qualificanti del programma di Ambiente e/è Vita Onlus per il quadriennio 2018/2022 vi sono: 1) l’introduzione della parola “Ambiente” all’art.9 della Costituzione e la promozione di azioni per la tutela dell’ambiente in un’ottica di sviluppo sostenibile; 2) la gestione delle aree protette con criteri manageriali e meritocratici; sostegno e sviluppo della green economy; introduzione dell’educazione ambientale come materia curriculare nella scuole dell’obbligo; 3) sviluppo del turismo sostenibile secondo i principi della carta europea (CETS); 4) caratterizzazione ambientale delle concessioni demaniali, sviluppo e sostegno delle benefits company; 5) abrogazione della Riforma Madia sul Corpo Forestale dello Stato e tutela/valorizzazione/gestione del patrimonio arboreo nazionale; valorizzazione e promozione dei “contratti di fiume”.

Il Comune di Chieti, promotore di numerose iniziative in campo ambientale e di sviluppo sostenibile, particolarmente interessato a promuovere l’educazione al benessere e all’alimentazione  nelle scuole cittadine, d’intesa con gli istituti scolastici e le istituzioni cittadine (università, Asl, Cliniche, istituzioni culturali ecc.) si impegna a collaborare con l’associazione “Ambiente e/é vita” nei vari campi di rilevanza ambientale nonché ad attivare specifici progetti a valere su fondi regionali, statali ed europei, non ultimi quelli relativi allo Sviluppo Urbano Sostenibile che consegneranno una città più smart, più fruibile, con un trasporto pubblico ecologico, stazioni di bike sharing, piste ciclopedonali e nuove centraline per il rilevamento della qualità dell’aria. Proprio su tale progetto il Sindaco Di Primio ha chiesto un coinvolgimento attivo dei rappresentanti dell’associazione affinché l’importanza e la valenza degli interventi, che partiranno nei prossimi mesi, vengano resi percepibili dai cittadini in termini di una migliore qualità ambientale proiettando Chieti tra le città più green d’Italia.

Presentazione

L’associazione AMBIENTE E/E’ VITA nasce nel 1994 da un’idea del fondatore on. Nino Sospiri. È riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente sin dall’ottobre 2001 ed opera sull’intero territorio nazionale. Si connota per lo slogan “l’uomo al centro del sistema ambiente”, avendo posto per prima in Italia il tema di un ambientalismo umanista, ovvero scevro da posizioni ideologiche ed oltranziste che tanto male hanno fatto proprio al mondo ambientalista. In altri termini sin da subito l’associazione ha posto al centro della propria attenzione la salvaguardia e la tutela della natura con lo sviluppo sostenibile delle attività umane. Quello che oggi appare un tema scontato nel dibattito internazionale (basti pensare alla carta europea del turismo sostenibile nelle aree protette), veniva affrontato e sviluppato dall’associazione con originalità e lungimiranza già 20 anni fa.

La Struttura

L’associazione ha avuto una crescita esponenziale nei primi anni di vita, raggiungendo tutte le regioni italiane. Successivamente, dal 2006 al 2016, pur presieduta da importanti personalità nazionali (come l’allora ministro Matteoli), ha perso un po’ dell’originario smalto. Nel 2016 l’associazione è stata affidata all’avv. Benigno D’Orazio rieletto all’unanimità per i prossimi quattro anni. In quest’ultimo anno l’associazione ha ripreso vigore raggiungendo la cifra record di oltre 20.000 iscritti e radicandosi in tutte le regioni italiane con coordinamenti decentrati. In un’ottica di sano federalismo ogni coordinamento regionale opera in modo autonomo e con propria partita iva. L’associazione trova comunque il suo più forte radicamento in Abruzzo dove gestisce ben sei riserve regionali e due spiagge protette. Il presidente è stato fondatore, presidente e direttore fino allo scorso anno del Parco Marino Torre Del Cerrano, valutato al primo posto dal Ministero per efficienza gestionale e primo assoluto in Europa a conseguire la Carta Europea del Turismo Sostenibile. L’associazione collabora con varie associazioni a carattere sportivo (ASI), venatorio (ACT per una caccia etica), produttivo (Pandolea –Associazione delle donne produttrici di olio d’oliva), oltre che Università e centri di ricerca.

Elemento caratterizzante dell’associazione è l’educazione scolastica, passata da educazione ambientale ad educazione al benessere, ovvero educare non solo al rispetto della natura ma coinvolgere i ragazzi in un percorso formativo che va dall’educazione alimentare (in collaborazione con le asl locali) all’educazione sportiva ed alla valorizzazione della cultura locale. Partendo dall’ambiente dunque, obiettivo precipuo dell’associazione è quello di educare le nuove generazioni ad uno stile di vita che, muovendo dalle sane tradizioni italiane, sia indice di benessere personale e di rispetto per gli altri e la natura.

Il Progetto

Linee programmatiche e obiettivi strategici dell’associazione:

1) Tutela e valorizzazione dell’ambiente  in un’ ottica di  Sviluppo sostenibile

Per troppo tempo l’ambientalismo in Italia è stato sinonimo di divieti, no a tutti i costi, ostacolo ad ogni forma di sviluppo. Ciò ha determinato una sostanziale emarginazione degli ambientalisti, ideologici e politicizzati, con evidenti negativi effetti proprio sul tema della tutela ambientale.

L’associazione Ambiente e\è Vita, pone, invece, l’uomo al centro del sistema ambiente, propone cioè una visione antropocentrica della tutela ambientale, nel segno di un nuovo umanesimo ambientalista. Ciò comporta in radice la necessità di un equo contemperamento tra le necessità di salvaguardia e le possibilità di sviluppo dell’economia e delle attività umane. Si tratta dunque della ricerca continua e costante di un ragionevole punto di equilibrio tra esigenze e valori che non sono di per sé inconciliabili, ma che anzi, anche sulla scorta della ricerca e delle moderne tecnologie sono mondi sempre più vicini.

Così come le attività umane tradizionali (caccia e pesca, ma anche agricoltura e gestione del patrimonio arboreo e forestale) possono risultare accettabili se ricondotte in un alveo etico di preservazione della fauna e della flora naturale. In altri termini, la nostra associazione ritiene necessaria una tutela degli animali,soprattutto d’affezione, in modo forte ed incontrovertibile. Ciò non toglie che alcune attività, da sempre praticate dall’uomo risultino tollerabili se correttamente esercitate.

Sotto l’altro versante, è necessario che la produzione economica, la gestione dei rifiuti, l’energia siano sempre più attenti alla conservazione della natura. In questo senso è necessario che tutte le politiche di sviluppo tengano in debita, necessaria considerazione, le esigenze di tutela e salvaguardia. Si tratta cioè di preferire sempre lo sviluppo sostenibile ad ogni forma di sviluppo che non tuteli adeguatamente i beni naturali ed ambientali. Peraltro, lungi dall’essere un peso, si tratta di un’opportunità straordinaria per il nostro paese, che com’è noto possiede bellezze e beni culturali tali da essere ammirati da tutto il mondo: il turismo sostenibile, la produzione green, l’economia virtuosa che possiamo mettere in campo, possono davvero rappresentare una grande opportunità sul piano economico oltre che tutelare la salute ed il benessere dei cittadini.

In definitiva, l’umanesimo ambientalista dell’associazione altro non è che un messaggio di rinascita e di speranza per l’Italia in un’ottica di rinnovata attenzione per l’ambiente e la natura.

  • Introduzione della parola “Ambiente” all’art.9 della Costituzione

Così come altre costituzioni europee nate nel dopoguerra, anche la nostra Carta Costituzionale non presenta espliciti riferimenti all’ambiente per il semplice fatto che all’epoca vi era una sensibilità diversa rispetto a quella dei nostri tempi. Attualmente il testo dell’art.9 recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ovviamente, sia dottrina che giurisprudenza hanno da sempre interpretato il testo costituzionale nel segno di una Tutela Ambientale di senso ben più ampio rispetto alla portata letterale del testo. Cionondimeno l’associazione ha da sempre sostenuto e proposto la modifica del testo costituzionale con l’inserimento della parola ambiente: si tratta di un inclusione di principio molto importante e tesa a caratterizzare l’azione di governo ed amministrativa nel senso della necessaria attenzione alle tematiche ambientali. Si tratta altresì di comunicare al paese la chiara attenzione che ciascun cittadino deve riporre in comportamenti virtuosi sotto il profilo ambientale.

Oltre all’introduzione della parola ambiente (il testo diventerebbe:….Tutela l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico…), particolarmente apprezzabile sarebbe il riferimento alla sostenibilità dello sviluppo. In altri termini il riferimento costituzionale testimonierebbe lo sforzo primario dell’Italia di investire su forme di sviluppo adeguate alla nostra biodiversità e coerenti con le esigenze di sviluppo conformi al benessere ed alla salute dei cittadini. Dopo dunque la tutela della natura,del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, andrebbe inserito il periodo: “Promuove in ogni sua forma lo sviluppo economico sostenibile”.

  • Gestione delle aree protette con criteri manageriali e meritocratici.

Ancora una volta è sfumata in Parlamento la possibilità di una necessaria riforma sui parchi italiani. Si tratta di un sistema desueto che privilegia forme di “collocazione” di personale politico nei ruoli gestionali dei parchi anziché privilegiare una gestione manageriale ed attenta negli enti di tutela dell’ambiente del territorio. Emblematico in questo senso è l’albo dei direttori tenuto presso il ministero oramai fermo da anni con l’evidente effetto di tutelare- alla stregua di una casta- gli iscritti che imperversano nei vari parchi nazionali. È invece necessario attingere alle migliori competenze italiane con manager seri e preparati in grado di affrontare le moderne sfide dei parchi nazionali con preparazione e determinazione. Occorre una vera e propria rivoluzione nel settore, troppo spesso orientato a rendite di poche persone, peraltro incapaci di avviare qualsiasi forma di gestione i cui risultati siano effettivamente apprezzabili sul piano economico e sociale, a scapito di uno snervante burocratismo che ha prodotto solo danni, in primis all’immagine degli stessi parchi. È dunque necessario un non più procrastinabile cambio di passo nel segno della premialità dei parchi e delle gestioni improntante all’efficienza ed alla innovazione in un contesto di collaborazione con università, enti di ricerca ed istituzioni del territorio.

  • Sostegno e sviluppo della green economy

L’associazione propone:

– Defiscalizzazione della spesa direttamente riferibile a investimenti e occupazione nel settore dell’ecoinnovazione, ovvero sulla innovazione tesa a sviluppare azioni positive ed efficaci sull’ambiente e la salute umana.

– Sviluppo delle città intelligenti e sostenibili (smart city) con scuole ed edifici pubblici alimentati con energia solare e promotori di economia circolare.

– Sviluppo della bioedilizia quale strumento di rilancio del settore e ammodernamento del patrimonio edilizio esistente.

– Innovazione e riduzione degli sprechi energetici nell’industria con specifici incentivi alle pmi.

– Superamento del sistema delle discariche dei rifiuti con rinnovabilità, riciclo e moderna valorizzazione

– Ogni altra azione effettivamente orientata a promuovere l’uso sostenibile e razionale delle risorse con le necessarie innovazioni tecnologiche.

  • Dall’Educazione ambientale all’Educazione al benessere obbligatoria nelle scuole (ambiente – salute- alimentazione- sport –cultura e tradizioni locali)

In Italia il sistema di Educazione ambientale è organizzato da un insieme di strutture di natura sia pubblica che privata che svolgendo attività e promuovendo iniziative vanno a costituire l’insieme dei Centri di Educazione ambientale.

Attualmente l’educazione ambientale in senso stretto vive dunque come entità autonoma, non obbligatoria nelle scuole e dunque relegata in un ruolo marginale e quindi condizionata dalle singole scelte degli istituti scolastici (ad onor del vero va detto che in questo settore la sensibilità del mondo dell’istruzione è sempre crescente).

A nostro avviso è necessario l’avvio di un progetto strategico di educazione ambientale  che può e deve ricomprendere tematiche sempre più ampie tendenti ad incidere sul comportamento complessivo delle nuove generazioni.

È tempo ormai di pensare da un lato ad un’educazione ambientale presente obbligatoriamente nelle scuole con personale specializzato; dall’altro va modificato lo stesso canone di intervento dell’educazione ambientale che può e deve trasformarsi in educazione al benessere.

Una visione umanista dell’ambientalismo non può che concepire l’educazione umana come un unicum di cui la conoscenza ed il rispetto della natura costituisce una parte e non il tutto.

Si tratta di un approccio multidisciplinare in cui i vari specialisti collaborano al fine di rendere il processo educativo dei ragazzi completo.

Contenuti fondamentali dell’educazione al benessere da rendere obbligatori nelle scuole italiane:

Educazione ambientale

Si tratta delle classica educazione in materia, che va dalla conoscenza della flora e della fauna all’insegnamento del rispetto della natura alle buone pratiche in campo ambientale. Recentemente una sempre maggiore attenzione viene riservata al campo delle energie rinnovabili e della green economy. In questo modo si offrirà alle nuove generazioni la possibilità di comprendere l’importanza della conservazione ambientale nell’economia e valutare i possibili sbocchi occupazionali che tali settori offrono.

L’avvento della Green Economy è stato definito la Terza Rivoluzione Industriale da J. Rifkin che ha dedicato alla materia corsi di studio specialistici e varie pubblicazioni finalizzate alla didattica delle nuove generazioni.

Educazione alimentare

La buona e sana alimentazione costituiscono uno dei fattori fondamentali per il benessere della persona e per la prevenzione di malattie gravi che negli ultimi tempi hanno assunto i toni di una vera e propria emergenza sotto il profilo socio-sanitario. Grazie ad una azione sinergica con i produttori locali e regionali da un lato e professionisti sanitari dall’altro (nutrizionisti, dietisti, pediatri, diabetologi ecc.) la scuola si farà carico di promuovere, soprattutto tra le giovani generazioni, la cultura del mangiare sano e le qualità della dieta mediterranea. Potranno essere organizzate “merende al Parco” – in collaborazione con parchi e riserve- per i bambini, giornate di studio ed approfondimento, corsi, giornate promozionali dei prodotti genuini del territorio ecc. Il tutto con lo scopo precipuo di valorizzare la sana e genuina alimentazione, superando gli stereotipi alimentari nocivi alla salute.

Educazione alla pratica sportiva/corretto stile di vita

Correlato ad una sana abitudine alimentare, l’esercizio fisico costituisce l’altro elemento fondamentale di un corretto “stile di vita” in grado di assicurare un ottimo grado di prevenzione rispetto alle emergenze socio-sanitarie sopra menzionate.

In questo contesto anche la scola può e deve contribuire alla diffusione della pratica sportiva sia attraverso infrastrutture come i sentieri ciclopedonali, sia in termini di educazione alla pratica sportiva ed alla attività fisica; vi sarà dunque la possibilità di realizzare specifici corsi e giornate promozionali anche in sinergia con le numerose associazioni sportive del territorio.

Educazione culturale/ Tradizioni locali

La scuola si pone come obiettivo fondamentale quello della crescita culturale dei ragazzi: l’approfondimento delle tematiche culturali e la valorizzazione dei beni e delle tradizioni locali rappresentano temi ineludibili anche per salvaguardare l’identità del Paese e delle tradizioni locali. L’approfondimento culturale e la riscoperta dei tanti tesori che custodisce il territorio sono temi su cui incentrare le attività educative degli istituti scolastici.

  • Sviluppo del turismo sostenibile secondo i principi della carta europea (CETS)

Definito come “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”, lo sviluppo sostenibile prevede la conservazione delle risorse per le generazioni future, ovvero uno sviluppo economico proporzionato ed attento alle risorse disponibili ed un equo sviluppo sociale. La scelta fondamentale di conservazione delle bellezze naturali e della biodiversità intrinseca alla scelta di tutela dell’area di riferimento non si dissocia infatti dalla costante attenzione alla crescita complessiva del territorio in un quadro armonico di preservazione e valorizzazione. In questo senso a livello europeo negli anni novanta si sentì l’esigenza di disancorare parchi e riserve dall’esclusivo compito di protezione e tutela, dettando i principi fondanti della carta europea del turismo sostenibile. Da allora si è sempre privilegiato il duplice compito dei parchi: enti di tutela della natura da un lato e motore propulsivo dello sviluppo sostenibile dall’altro. A ben vedere si tratta una concreta applicazione del principio ispiratore della nostra associazione: l’uomo al centro del sistema ambiente comporta la necessità di accompagnare sempre azioni di tutela e salvaguardia con azioni umane (in questo caso turismo) compatibili. In definitiva si tratta di rendere i parchi sempre più vicini e collaborativi con le realtà locali in un’ottica di sempre maggiore attenzione alla crescita complessiva e sinergica dei territori.

  • Caratterizzazione ambientale delle concessioni demaniali

Com’è noto nel 2008 su proposta dell’allora Commissario Europeo per la concorrenza ed il mercato interno, Frits Bolkestein, la Commissione Europea presieduta dall’onorevole Romano Prodi, trasmise al Governo Italiano un documento di infrazione (n° 2008/4908), in applicazione della cd. “direttiva servizi” del 2006 (direttiva 2006/123/CE), riguardante il regime vigente nel nostro Paese per le concessioni demaniali marittime. La direttiva è finalizzata ad “eliminare gli ostacoli alla libertà di stabilimento” e alla “libera circolazione dei servizi tra “Stati membri” e per effetto della stessa le concessioni non possono essere rinnovate automaticamente, non valendo più il cd. diritto di insistenza (artt. 36 e 37 del Codice della Navigazione e art. 10 della Legge 16 marzo 2001, n. 88, recante Nuove disposizioni in materia di investimenti nelle imprese marittime). Su quest’argomento gli operatori privati con attività in aree demaniali hanno sollecitato il Parlamento ed il Governo ad eliminare o attenuare l’effetto della direttiva per il settore turistico-balneare, giungendo infine ad ottenere la proroga di quelle in essere sino al 2020. Successivamente sono intervenute nuove decisioni in materia (tra le quali va segnalata quella della Corte europea del luglio 2016) e ad oggi il dibattito è tuttora aperto con una incertezza tale da determinare un pericoloso “stallo” in un settore così importante per l’ambiente ed il turismo. A nostro avviso si tratta innanzitutto di verificare se l’attuale sistema italiano, “contestato” a livello Europeo sul piano della libertà d’impresa (art. 16 della Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea), possa e debba essere preservato in relazione all’attuazione della tutela dell’Ambiente, di cui all’art. 37 della medesima Carta, che recita: “Un livello elevato di tutela dell’ambiente ed il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile”. Va innanzitutto precisato che il principio Europeo della libertà d’impresa non è assoluto: esso trova infatti un preciso limite proprio nella legislazione e nelle prassi nazionali (il succitato art. 16); al contrario, la tutela dell’ambiente, soprattutto se inserita in un contesto di sviluppo sostenibile, costituisce valore assoluto di riferimento nella legislazione e nella prassi europea (vedasi direttiva Habitat, Natura 2000, e cc). Ne consegue che se la legislazione italiana prevedesse una disciplina della materia finalizzata principalmente alla tutela e conservazione della natura e dell’ambiente obiettivamente le “rimostranze” europee avrebbero un peso decisamente minore.

In questo contesto può e deve essere prevista la naturale e consolidata opera dei balneatori italiani appunto in un’ottica di perseverante ed incessante attività di conservazione e preservazione della natura da anni portata avanti dalla categoria. In questo contesto potranno essere individuate specifiche competenze del Minambiente atte a garantire al specificità e le condizioni di utilizzo delle spiagge italiane.

  • Sviluppo e sostegno delle benefits company e premialità delle aziende impegnate nella sostenibilità

Misurare gli impatti sociali, ambientali ed economici del business, creare un prodotto sostenibile, adottare un sistema di gestione sociale e ambientale. Come rileva lo studio “Seize the change”, sono queste le azioni principali per integrare la sostenibilità nel business secondo le imprese impegnate in questa direzione: il 43,8% delle aziende intervistate a livello globale e il 40% in Italia, una percentuale che arriva al 52,8% fra le grandi aziende. È dunque oggettivamente riscontrabile a livello aziendale una indubbia propensione ad investire in termini di sostenibilità e per la tutela dell’ambiente. A maggior ragione è oggi palpabile una sempre maggiore presenza delle imprese nel cd. Welfare aziendale a fronte della perdurante crisi del modello di Welfare tradizionale legato all’iniziativa pubblica.

Ha scritto E.M. Dodd: “Le attività di impresa sono permesse e incoraggiate dalla legge perché sono un servizio alla società piuttosto che fonte di profitto per i suoi proprietari” (Harvard Law Review, 1932).Da qui nasce il movimento delle società benefit  o b. corporation che trova spazio anche nella legislazione italiana a partire dal 2016. E’ dunque necessario incentivare ed accompagnare tale significativo movimento, con particolare attenzione per  le aziende impegnate nella ricerca ed innovazione tecnologica nel campo della sostenibilità e della tutela della natura.

  • Abrogazione riforma Madia sul corpo forestale e tutela/valorizzazione/gestione del patrimonio arboreo nazionale

Il generale Guido Conti, trovato morto la sera di venerdì 17 novembre a Pacentro in Abruzzo, nel 2016 scrisse una lettera a Matteo Renzi in merito all’abolizione del Corpo Forestale dello Stato previsto dalla riforma Madia. “L’unica Forza di Polizia con il bilancio in pari. Che non costa nulla. E non ha debiti. Al contrario di infinite e voraci partecipate regionali e statali ad esempio, o dei tanti carrozzoni sacche di sperpero e sottopolitica”.

  • Valorizzazione e promozione dei Contratti di Fiume CdF

Per la Commissione Europea e fin dai primi del 2000 non può considerarsi efficace una politica delle acque che non preveda il coinvolgimento dell’opinione pubblica ed una partecipazione diffusa. Un’azione isolata da parte dello Stato nell’affrontare materie tanto complesse, in un quadro senz’altro aggravato dai cambiamenti climatici, non sembra essere più perseguibile se non anacronistica. L’esperienza diretta ci insegna che una modalità di governo delle acque eccessivamente dirigistica e solo improntata a soluzioni tecnologiche, se pur nel bene dei cittadini, rischia di ottenere risultati transitori e spesso di generare resistenze se non nuovi conflitti. I Contratti di fiume sono una grande opportunità per questo Paese e sarebbe irrazionale non dargli il giusto peso, sono uno strumento la cui azione non è mai alterativa all’azione dello Stato ma che può integrarla e valorizzarla in maniera durevole.

Seguire la logica dei Contratti di fiume nella stesura dei programmi della prossima Legislatura significa operare nella direzione di un’assunzione diretta e collettiva di responsabilità, che sia in grado di migliorare nel suo complesso la reattività dei territori:“…è indispensabile un’approfondita fase di ascolto delle istanze del territorio, attraverso processi partecipativi aperti ed inclusivi che consentano la condivisione di intenti, impegni e responsabilità, quali ad esempio quelli relativi allo strumento dei Contratti di fiume”.

Introdotti nel giurisdizione italiana nel 2015 all’art. 68bis del Codice dell’Ambiente,” I contratti di fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree”. Anche da un punto di vista della messa a sistema degli investimenti economici i Contratti di fiume stanno diventando una realtà interessante tanto da meritare una “Strategia Nazionale dei Contratti di fiume” visto che la media dei programmi d’Azione dei CdF, nelle regioni più avanzate, già valgono tra i 6 ed i 30 milioni di euro e che più di 3000 comuni sono già coinvolti in tali processi.

Particolarmente rilevante sarà nei prossimi anni collegare la matrice dello sviluppo locale con le problematiche delle esondazioni alternate a grave carenza idrica. Per poter affrontare incisivamente questi aspetti, la cui gestione già oggi ci costa circa lo 0.7% del PIL, è necessario coinvolgere non solo gli Enti pubblici e le comunità locali, ma innanzi tutto le imprese (agricole ed industriali) che attraverso sistemi di defiscalizzazione o di baratto amministrativo, potranno essere incentivate ad adottare tratti di fiume ai fini della loro manutenzione  e corretta tutela, condividendo le finalità generali all’interno dei processi di Contratto di fiume. Alcune interessanti esperienze si stanno già sviluppando in questo senso nelle Marche e in Lombardia.

CONDIVIDI