“Una mattina di otto anni fa la mia normalissima vita di sorella, figlia, madre, è stata completamente stravolta quando dei Carabinieri consegnarono a mia madre un Decreto di autopsia sul corpo di mio fratello Stefano, senza neanche avvisarci della sua morte. Per otto anni ho lottato, sempre rispettando le Istituzioni, per avere giustizia e oggi quella lotta ci ha condotto all’apertura di un processo-bis in cui è stato stabilito che mio fratello non è morto da solo, ma per mano di chi avrebbe dovuto proteggerlo, perché le Istituzioni, quando vogliono, sanno ascoltare le istanze e i diritti dei cittadini. Oggi vado nelle scuole per costruire, per essere un modello positivo di donna che ha lottato per rivendicare i diritti del fratello e per ridare una speranza a tutti i ragazzi di poter crescere in una società più giusta, una lotta condotta sempre nella legalità”. Sono le parole rivolte da Ilaria Cucchi, Donna dell’anno 2017, ma soprattutto sorella di Stefano Cucchi ucciso per un pestaggio dopo essere stato arrestato per spaccio di droga e morto il 22 ottobre 2009, protagonista oggi del ‘Women’s Day – La Giornata Internazionale delle Donne’, svoltosi nell’Aula Magna dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara come prima giornata del Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’ ‘Tutto l’anno’, ideato dall’omonima Fondazione che fa capo al cuore pulsante, Leo Nodari, e al presidente Gabriella Sperandio. A coordinare i lavori è stata la dirigente Alessandra Di Pietro alla presenza anche della professoressa Eide Spedicato Ienco, sociologa; del magistrato Valentina D’Agostino, del Tribunale di Pescara; e dell’avvocato Danielle Mastrangelo, neo-consigliera di Parità designata dalla Provincia di Pescara.
“Parlare di legalità nelle scuole è fondamentale perché significa educare al rispetto delle regole, di se stessi, al merito, alla giustizia, all’integrità, al rispetto dell’altro, valori che sono essenziali nel processo formativo – ha detto la dirigente Di Pietro aprendo i lavori della giornata -. Occorre far capire ai ragazzi il senso di queste parole che devono diventare sostanza, e quindi è necessario che ne comprendano in modo profondo il significato. Oggi abbiamo colto la giornata dedicata alle donne per indurre i ragazzi a riflettere sull’impegno civile delle donne nell’attuale contesto sociale. È importante che i messaggi forti, il senso dei valori etici, il combattere contro ogni compromesso, il non avere paura, l’essere determinati nel seguire la strada diritta, arrivino dalle testimonianze dirette di coloro che non hanno chinato la testa dinanzi alle ingiustizie, come Ilaria Cucchi, che da otto anni combatte per difendere i diritti civili di tutti”. Toccante la testimonianza di Ilaria Cucchi: “Otto anni fa ero una donna completamente diversa, educazione cattolica, famiglia piccolo-borghese, cresciuta con delle certezze che mi sono crollate addosso in un drammatico istante, mi sono dovuta rimboccare le maniche e diventare la donna che sono oggi, una donna con maggiore consapevolezza che, sconfitta dopo sconfitta, dispiacere dopo dispiacere, ha scoperto di avere una forza sconosciuta e che oggi può pensare al fratello libera, senza sentire di dovergli chiedere scusa per quello che gli sto facendo subire. Stefano Cucchi era un ragazzo bello, allegro, sempre sorridente ed era un fratello meraviglioso, fino a quando, intorno ai 16 anni, un mostro è entrato nella sua vita, la droga, che è maledetta e gli ha tolto il sorriso. Da quel momento, con la famiglia unita, Stefano ha affrontato un percorso che lo ha portato in Comunità, un percorso durato anni, che ti mette alla prova, pensavo fosse tornato a essere se stesso, sino a quando la mia famiglia ha scoperto che la droga non era mai uscita dalle nostre vite. Una notte Stefano si è presentato a casa con i Carabinieri, che dovevano fare una perquisizione, perché era stato arrestato per spaccio di droga. In quel momento ho provato tanta rabbia per lui, perché oltre a consumarla aveva cominciato a vendere la droga, ossia a rovinare la vita di altri. Stefano Cucchi non era un eroe – ha rimarcato la sorella Ilaria -, ero arrabbiata con lui per l’ennesimo tradimento, ma ero anche preoccupata perché amavo quel fratello. Quando lo sapevo in carcere mi chiedevo se avesse paura, fame, freddo, non potevo immaginare quello che invece stava passando, perché dopo l’arresto è cominciato il suo calvario che lo ha fatto morire letteralmente di dolore. Oggi sappiamo che quella notte dell’arresto Stefano è stato vittima di un violentissimo pestaggio, buttato a terra inerme e preso a calci e pugni da persone che ancora oggi si vantano per come si sono divertiti a picchiare un tossico. Ed è pericoloso perché nell’immaginario collettivo Stefano è morto in quel modo perché era un tossico, e invece Stefano è morto di indifferenza, per tutti coloro che lo hanno incontrato nei sei giorni di agonia, oggi sappiamo che sono almeno 150 persone, e che si sono voltate dall’altra parte anziché intervenire subito su un ragazzo che stava evidentemente male. Come il Pubblico Ministero che lo ha visto il giorno dopo il pestaggio, e ha fatto finta di non sentire le sue parole quando mio fratello gli diceva di non riuscire a parlare per il dolore. Stefano ha iniziato a morire in quell’aula ed è stato inghiottito dal carcere dove nessun pubblico ufficiale è intervenuto per aiutarlo. Stefano non è stato un eroe nella sua vita, ma lo è stato nella sua morte per la forza con cui ha resistito per sei giorni a quel dolore fisico indescrivibile, la schiena rotta in più punti, ma a nessuno interessava. Perché ancora oggi un cittadino che passa, per un errore, dall’altra parte di una cella non conta più nulla, il carcere continua a essere una discarica sociale in cui tutto può accadere. Il 22 ottobre 2009 lo Stato e le Istituzioni in cui avevo sempre creduto, sono crollate in un istante e sono diventate il mio peggior nemico, ma da quel momento ho trovato la forza per lottare per trovare le risposte che nessuno mi avrebbe dato, perché dire allo Stato di inquisire se stesso è complicato, significa dirgli di ammettere che qualcosa nel sistema non funziona. Oggi da quella lotta è nata l’Associazione Stefano Cucchi per dare voce ai tanti ‘Stefano’ di cui nessuno ha mai sentito parlare, agli ultimi, alle loro famiglie, e dopo otto anni siamo all’inizio di un nuovo processo in cui è chiaro che Stefano è morto perché è stato pestato”, processo che vede imputati i tre Carabinieri che lo hanno arrestato, indagati, fra l’altro, per ‘omicidio preterintenzionale con l’aggravante dei futili motivi’. “Ilaria Cucchi – ha osservato la sociologa Ienco – è un esempio positivo di donna la cui lotta ci fa capire come ancora occorra rivedere la grammatica del patto sociale che continua a vedere la donna come un essere inferiore rispetto all’uomo. La violenza è figlia di tale visione sociale ed è una lettura distorta del potere e se la violenza si perpetua vuol dire che qualcosa è sbagliato nel nostro sistema educativo. Purtroppo continuiamo a vivere in un disinteressismo e indifferentismo diffuso”. “Ho ascoltato la testimonianza di Ilaria Cucchi – ha detto il Procuratore D’Agostino – e allora dobbiamo ricordare che le Istituzioni sono fatte da uomini che possono sbagliare, ma ciononostante non bisogna mai perdere la fiducia nelle Istituzioni”, subito dopo la D’Agostino è passata al tema delle donne ricordando ai ragazzi “che mai dobbiamo dare per scontate quelle conquiste che sono costate anni e fatica: pensiamo che solo nel 1965 è stato indetto il primo concorso in magistratura che apriva l’accesso alla carriera alle donne; ricordiamo che le donne hanno votato per la prima volta solo nel 1948. E ai ragazzi dico di non smettere mai di impegnarsi e di essere appassionati in tutto quello che fanno”. Infine l’avvocato Danielle Mastrangelo, consigliera di Parità, ha insistito su come ancora oggi “occorra ancora una rivoluzione culturale che passi dalla modifica dei ruoli stereotipati dell’uomo e della donna”. Intanto il pittore Paolo Foglia ha colto l’incontro odierno quale occasione per donare a Ilaria Cucchi un ritratto del fratello Stefano, mentre Alessandra Partenza, studentessa della classe V sezione I indirizzo Enogastronomia, rappresentante del Consiglio d’Istituto, ha sottolineato le “tante battaglie che ancora oggi devono vedere protagoniste le donne per rivendicare il proprio ruolo sociale e in cui la scuola gioca un ruolo strategico fondamentale nella formazione delle coscienze”.