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Piccole dosi, spaccio veloce e professionale, introiti continui. Sono le caratteristiche della banda di spacciatori al dettaglio che operava per piccoli nuclei autonomi, sgominata questa mattina dai carabinieri di Montesilvano. In manette sono finite tredici persone (otto in carcere e cinque agli arresti domiciliari). I dettagli sono stati forniti, stamani, nel corso di una conferenza stampa dal comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, il colonnello Marco Riscaldati, e dal capitano Vincenzo Falce, comandante dei carabinieri della Compagnia di Montesilvano. Gli arrestati sono: Marco Saraniti, 33 anni, di Montesilvano; GJini Arijan e Gjini David, di 27 e 31 anni, due fratelli albanesi e residenti a Teramo; Giovina Spinelli, 22 anni, e Pasqualina Spinelli, 24 anni, cugine; i coniugi Serafina Morelli e Marlon Castorani, di 26 e 27 anni, residenti a Cappelle Sul Tavo; Pietro Controguerra, 26anni, di Collecorvino; Bekri Osman, 33 anni, macedone; i coniugi Giuliano Spinelli, 32anni, e Filippone Samantha, 30 anni, di Montesilvano; Spinelli Daniel, 27 anni, e Concetta Russi, 41anni, entrambi di Montesilvano. Le indagini, che sono partite nel marzo dello scorso anno e sono durate fino a settembre, hanno accertato che l’attivita’ di spaccio di droga, principalmente cocaina, era continua e si concentrava in particolar modo nella zona delle palazzine di edilizia popolare di via Rimini, a Montesilvano. Attorno a queste vigeva un collaudato sistema di ‘vedette’, che vigilava sull’eventuale arrivo delle forze di polizia. Da queste postazioni venivano filtrati e selezionati i clienti. Centinaia gli episodi di cessione accertati, per un totale di 70 grammi di cocaina. Lo spaccio avveniva anche nei piccoli paesi del Pescarese.  In un caso, si registra anche la collaborazione dei genitori di un 15enne, assuntore di cocaina, che hanno consegnato ai carabinieri le ricevute dei pagamenti, avvenuti tramite ricariche postepay, allo spacciatore. Un importante canale di rifornimento si e’ rivelato essere quello dei fratelli Gjini, “personaggi di spicco – ha sottolineato il colonnello Riscaldati – e di indubbio spessore criminale. I due sono responsabili anche di alcuni episodi di violenza nei confronti di chi non aveva pagato o doveva pagare la fornitura di droga”. I fratelli devono rispondere anche di tentata estorsione. “L’aspetto qualificante dell’inchiesta – ha detto Riscaldati – e’ dato dalla capillarita’ dello spaccio realizzato da cellule indipendenti che rifornivano i clienti, spesso anche minorenni. Si tratta di un’indagine che ha disarticolato l’ultimo anello di rifornimento, quello piu’ pervicace, piu’ parcellizzato sul territorio, spesso piu’ difficile da colpire in quanto sempre vigile”. “Questa indagine – ha aggiunto il colonnello – nasce dal controllo del territorio, non ci sono state attivita’ tecniche. Si parte del consumatore che viene controllato e da li’ si ricostruisce tutta la catena di rifornimento”. “A Montesilvano – ha concluso Riscaldati – lo stupefacente c’e’, circola. Stiamo cercando di debellare questo fenomeno, l’attenzione e’ costante, non ci fermeremo e andremo avanti. L’operazione di oggi e’ un ulteriore esempio di attenzione verso questo drammatico problema”. L’operazione, denominata “Selva oscura”, ha visto l’impiego di 70 carabinieri, supportati da unita’ cinofile ed elicotteri. Oltre agli arresti, disposti dai gip Gianluca Sarandrea ed Elio Bongrazio, su richiesta dei pm Silvia Santoro e Anna Benigni, conta anche altri tre indagati, le cui abitazioni sono state perquisite. Quaranta invece sono gli assuntori segnalati alla Prefettura.